Arrivederci alle sfilate con le signorine ribelli di Miu Miu e Chanel
Miuccia Prada insiste con successo sull’iconico look in minigonna proposto per questa primavera, Virginie Viard riporta in auge il tweed iconico della maison della doppia C
di Angelo Flaccavento
2' di lettura
La maratona parigina della moda è giunta a conclusione: una sessione invero troppo lunga, che sarebbe anche potuta durare due giorni in meno lasciandone invece uno a Milano dove tutto si affastella in una fretta senza senso. Con poche, notevoli eccezioni, non è stata una stagione memorabile, di proposte forti e trascinanti, o di cambiamenti radicali. Sempre che, naturalmente, il cambiamento continuo sia la vera forza trainante del sistema. In certi casi fermarsi e approfondire è altrettanto efficace.
È di questa idea Miuccia Prada che da Miu Miu, dopo il picco della scorsa collezione, che con le mini, i top sforbiciati e le pance al vento aveva creato IL look della stagione, apre la nuova prova con una replica esatta dello stesso look, in versione tennis. Frustrazione: un sentimento che, da vera situazionista e da autentica bastiancontraria, la signora ama suscitare nel suo pubblico. Chi si aspettava un nuovo look, opposto al precedente, è deluso. La stessa idea, invece, viene rivista, contemplata, ampliata. Ed è un bene: le buone idee non vanno gettate al vento in un nonnulla; non bisogna soccombere alla mentalità smemorata dell'infinite scroll per la quale tutto vale, ma solo per un secondo. Anche perché quella idea, che in sintesi è una sovversione dei classici, di capi esistenti, è insieme un metodo e un atteggiamento. Adesso il repertorio si amplia: c'è la pelle da centauro e i cristalli, ci sono i completi da tennis e le scarpe da balletto. A portare in vita il tutto, un cast quanto mai androgino, fluido, perché la sfilata è sempre una proposta, su cui il pubblico potrà ulteriormente elaborare. Colpisce la freschezza, l'irriverenza secca ma garbata.
Anche da Chanel si insegue una certa freschezza, con alterni risultati. La collezione è un omaggio al tweed, tessuto feticcio della maison. Una stoffa inglese e maschile che Gabrielle Chanel prese dalle giacche del Duca di Westminster, con il quale ebbe un affair, e rese francese e femminile. Nello show il tweed deborda ovunque, set incluso, mentre si modula in passerella in infinite variazioni, dal romantico allo psichedelico, dal maschile al femminile, mescolandosi al bouclé, al velluto, alla pelle. Sono i capi che paiono sottratti al guardaroba di lui a vincere: cappotti e giacche dai volumi over, pantaloni morbidi. Perché, dice il direttore creativo Virginie Viard «non c'è nulla di più sexy che indossare gli abiti della persona che ami».
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