Art Basel torna live a Hong Kong
La prima edizione fisica della fiera svizzera in Asia ha fatto registrare vendite a tutti i livelli di prezzo. Record da 20 milioni di dollari per Joan Mitchell. Bene l’arte italiana
di Silvia Anna Barrilà
5' di lettura
Dopo più di un anno di stop forzato, Art Basel è finalmente tornata alla presenza fisica a Hong Kong, dove dal 21 al 23 maggio (preview il 19 e 20) si è svolta la nona edizione della fiera in Asia, questa volta in formato ibrido. Sebbene in versione ridotta sia in termini di dimensioni (la fiera si è svolta su un solo piano dell'Hong Kong Exhibition Center rispetto ai due del passato e con meno della metà degli espositori), che di orari, Art Basel Hong Kong ha attratto un pubblico numeroso e felice di tornare ad un evento dal vero. L'entusiasmo si è tradotto in transazioni in tutte le fasce di prezzo, sebbene non si possano confrontare i risultati con un'edizione “normale” della fiera. I collezionisti di base a Hong Kong hanno partecipato, ma le misure di sicurezza hanno reso difficile la partecipazione per i collezionisti della Cina continentale, privando così i galleristi di una bella fetta di mercato.
Record per Joan Mitchell
La transazione, forse, più importante dal punto di vista economico è stata la vendita presso lo stand di Lévy Gorvy di un grande olio su tela dell'Espressionista astratta americana Joan Mitchell per 19,5 milioni di dollari, un'artista sulla quale negli ultimi anni si sono concentrate le attenzioni del mercato. La vendita segna un record per l'artista, la cui aggiudicazione all'asta più alta è pari a 16.625.000 dollari per “Blueberry” (1969), sebbene il gallerista Brett Gorvy abbia dichiarato ad ARTnews che altre opere di Mitchell sono state vendute privatamente a prezzi ancora più alti. L'opera, intitolata “12 Hawks at 3 O'Clock”, è stata prodotta nel 1960, un momento difficile nella vita dell'artista, che ha portato alla produzione di alcuni dei suoi capolavori. Era stata acquistata da un americano poco più di due anni fa da Christie's a New York per 14 milioni di dollari diritti inclusi, un prezzo che, sebbene fosse il terzo più alto pagato all'asta per l'artista, era risultato inferiore alle stime. Lévy Gorvy è riuscita a convincere il collezionista ad offrirla in fiera ad Art Basel sulla base della grande richiesta di capolavori dell'arte occidentale sul mercato asiatico. Nel 1997 la stessa opera era stata venduta, sempre da Christie's a New York, per 310.500 dollari, quindi il prezzo attuale è pari a 63 volte quello di allora.
Gli italiani
Hanno partecipato alla fiera ad Hong Kong 104 gallerie (erano 242 nel 2019), tra cui circa la metà (56) con uno stand fantasma, una nuova modalità introdotta per ovviare alle difficoltà negli spostamenti imposte dalle restrizioni anti-Covid19. Otto gallerie italiane si sono raccolte in uno stand collettivo, intitolato “Italians”, promosso dall'Istituto di cultura italiana a Hong Kong grazie ad un contributo ottenuto tramite il Fondo per la promozione integrata. Erano esposte 40 opere di 21 artisti moderni e contemporanei, come Morandi, Fontana, Paolini, Lara Favaretto, Gian Marco Montesano, Getulio Alviani, Bertozzi e Casoni, Nicola De Maria, Paola Pivi, Francesco Vezzoli. La curatela è stata affidata a Fabio Cavallucci, che ha creato degli accostamenti tematici. “La presentazione è stata ben accolta dal pubblico” ha commentato ad Arteconomy24 Ashley Shen, Gallery Manager di Rossi & Rossi a Hong Kong. “Copriva tutta l'arte italiana dagli anni ’60 a oggi. L'aspetto innovativo negli approcci ai materiali e ai soggetti ha risvegliato curiosità nel pubblico locale, che era interessato a capire di più rispetto sia ai mezzi espressivi che alla dimensione concettuale delle tante opere in mostra”.
Tra le opere presentate da Rossi & Rossi, sono state vendute le opere della serie “I filosofi” di Vittoria Chierici (opere di piccole dimensioni da circa 1.500-2.000 dollari) e ci sono state richieste per quelle di Fontana presentate da Massimo De Carlo e di Bonalumi presentate da Mazzoleni”. “Quando Stefano Fossati mi ha presentato l'idea” ha commentato al telefono con Arteconomy24 Franco Calarota della Galleria d'Arte Maggiore di Bologna, “ho caldeggiato la realizzazione di questo progetto, perché c'è stato un contributo concreto da parte dello Stato italiano per la promozione dell'arte italiana all'estero. Ho proposto uno stand che al centro avesse Morandi, un artista che da molti anni promuoviamo in Cina e che è molto ammirato dal pubblico cinese. Le altre gallerie hanno risposto positivamente e, grazie a questa formula, siamo riusciti a promuovere l'arte italiana all'estero. Al di là dei risultati commerciali, per i quali non avevamo grandi aspettative considerata la versione ridotta della fiera e l'assenza di grandissimi collezionisti, c'è stato consenso e beneficio per tutti”.
“Siamo contenti di come è andata questa fiera” ha dichiarato ad Arteconomy24 Verusca Piazzesi di Galleria Continua, “vista la situazione, il pubblico era naturalmente solo locale, ma l'afflusso è stato alto. Abbiamo venduto “KEY” la scultura di Antony Gormley a 400.000 sterline e stiamo seguendo trattative per alcune opere di Chen Zhen”. La galleria toscana ha presentato un dialogo tra i due artisti: il primo con una delle sue ultime sculture e il secondo con opere su carta. Anche Massimo De Carlo ha registrato alcune vendite, tra cui una nuova opera di Maurizio Cattelan, “Night” (2021), a circa 950.000 euro e “Devil” (2019) di Josh Smith a 100.000 euro. Cardi ha partecipato alla versione virtuale: “Abbiamo ricevuto molti apprezzamenti per la selezione degli artisti e delle opere presentate” ha affermato Giacomo Nicolodi, Chief Marketing Officer di Cardi Gallery, “oltre a diverse richieste che speriamo di finalizzare nelle prossime ore”.
Le vendite ad Art Basel Hong Kong
Per tanti galleristi la riduzione delle dimensioni della fiera si è tradotta nella possibilità di approfondire i rapporti con i collezionisti di Hong Kong (le restrizioni hanno reso difficili anche gli spostamenti dalla Cina continentale). I clienti, fortunatamente per le gallerie, pare non abbiano perso il loro appetito per l'arte e anche il loro potere d'acquisto. Le mega-gallerie possono contare sulla curiosità e la voglia di conoscere e acquistare i capolavori dell'arte occidentale, oltre a quella dell'Estremo Oriente. Hauser & Wirth ha dichiarato la vendita di almeno una decina di opere, tra cui due di George Condo: “Blues in A flat” (2021) da 1.750.000 dollari e “Haunted By Demons” (2020) da 800 mila dollari. “Untitled Broken Crowd” del 2021 di Rashid Johnson è stata venduta per 595mila dollari al Long Museum di Shanghai. Anche David Zwirner ha venduto a musei asiatici. Tra le opere acquistate c'erano almeno tre dipinti del 2020 del belga Harold Ancart da 300mila dollari l'uno, un artista che negli ultimi dieci anni ha mostrato una forte crescita del mercato sostenuta da una solida carriera sia in ambito istituzionale, che commerciale, e ora sbarca in Asia.
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