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ArtBasel, un’offerta omologata di arte per scongiurare la crisi

Le nuove tendenze del contemporaneo a Statements, Liste e nell'ultima nata Basel Social Club, dove troviamo scelte coraggiose

di Maria Adelaide Marchesoni

5' di lettura

Si chiude il sipario a Basilea. Quest'anno ArtBasel pur registrando un'affluenza di 82.000 visitatori e vendite milionarie di opere d'arte di altissima qualità ad istituzioni e collezionisti privati, non ha saputo rinnovare l'offerta troppo omologata che ha sofferto della presenza delle opere degli stessi artisti in più gallerie. Inoltre ha replicato un'arte da tempo consolidata che ha alimentato i cataloghi delle case d'asta nei recenti appuntamenti a New York, dove già a maggio il mercato ha mostrato un rallentamento dei volumi rispetto alle vendite del 2022. In sintesi: nulla di nuovo nella sezione Galleries.
Tra le centinaia di fiere in circolazione, ArtBasel è senza dubbio una delle più influenti, un luogo di scambio che funge da barometro del mercato dell’arte di elevato livello del XX e XXI secolo. L’edizione appena conclusa ha messo in evidenza un'atteggiamento di maggior cautela nelle decisioni d'acquisto e, soprattutto, la sensazione di navigare in un mercato in transizione. Turbolenze bancarie, il limite del tetto sul debito e altre problematiche economiche hanno allontano da Basilea i collezionisti americani che ci auguriamo in autunno tornino nella Ville Lumière, dove si svolgerà Paris+, se non dovranno fare i conti con un'economia in recessione.

Ma cosa vedremo a Parigi? All'appuntamento con Paris+ mancano pochi mesi, c'è di mezzo la pausa estiva e non sarà facile uscire dalle attuali tendenze che vedono ancora in pole position la rassicurante e onnipresente pittura come successo a Basilea. Come uscire da questa statica situazione? Occorrerebbe rallentare i ritmi del calendario fieristico perché è bene ricordare, l'Arte ha bisogno di tempo da dedicare alla ricerca per riuscire a proporre qualcosa di nuovo che non sia una semplice replica di quello già visto in altre fiere d'arte contemporanea.

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Dove è finita la ricerca?

«Quello che mi sarebbe piaciuto trovare negli stand è una maggiore ricerca - racconta la curatrice Rischa Paterlini -, ma purtroppo la situazione economica non permette di spingere su questo aspetto, con una guerra stabilizzata in Europa, la situazione è molto critica. Inoltre partecipare a Basilea richiede un grande investimento. In fiera abbiamo trovato molta pittura, fotografia, certamente di qualità elevata, che rassicura il collezionista in periodi difficili. Ma mi piacerebbe tornare - sottolinea la curatrice - indietro nel tempo quando ArtBasel era un'esperienza più di ricerca della giovane arte a 360 gradi su tutti i media e un investimento sulla giovane arte».

Se negli stand un focus sulla ricerca non si è visto, non sono mancate nella sezione Statements le scelte coraggiose da parte di alcune gallerie. Quest'anno hanno partecipato 18 gallerie internazionali con una selezione di artisti nati tra il 1983 e il 1990 che con l'utilizzo della tecnologia e dei materiali tradizionali e industriali hanno presentato le loro interpretazioni del nostro complicato vivere contemporaneo. Tra queste la curatrice ha apprezzato il lavoro più vicino ad una proposta di “ricerca” come per l'opera di Adelita Husni-Bey esposta dalla galleria Laveronica (Modica). Un progetto complesso, non adatto ad una collezione privata, avviato ne 2016 e tuttora in corso. «Encounters on Pain» cerca di recuperare le condizioni condivise nel nostro rapporto con il dolore attraverso incontri, dialoghi dell'artista con diverse persone - qui a Basilea hanno preso parte gli addetti ad ArtBasel - e annotazioni prese direttamente sulla carta medica che riveste un lettino (range di prezzo da 25 a 30mila euro). Coraggiosa e premiata con la vendita ad un'istituzione museale la scelta della galleria di Tblisi (Georgia) LC Queisser - fino allo scorso anno nella fiera Liste - di presentare l'opera di Tolia Astakhishvili (1974, Tbilisi, Georgia). L'artista ha realizzato un'installazione immersiva che trasforma l’architettura esistente: costruisce pareti, abbassa soffitti, introduce tracce di presenza umana per indagare l’ambiente vissuto e i modi in cui viene plasmato dagli abitanti (il prezzo dell'installazione è nell'ordine di 50mila euro, altre opere hanno un range tra 4.500 e 8.000 euro).

Liste: il coraggio delle gallerie italiane

Sin dal 1996 Liste Art Fair Basel si è guadagnata la reputazione di piattaforma internazionale per la scoperta di artisti emergenti e di nuove tendenze dell’arte contemporanea. Quest'anno ha riunito 88 gallerie di cui 20 per la prima volta con una proposta per la maggior parte di solo show. I temi affrontati dagli oltre 100 artisti spaziavano dalle ansie tecnologiche al cambiamento climatico, dalla politica al corpo attraverso il video, il suono, la scultura, la performance per fare dichiarazioni sociopolitiche. Tra le proposte più interessanti quella delle gallerie italiane che anche in questo caso sono state apprezzate per il loro coraggio. Fanta MLN (a ottobre parteciperà per la prima volta a Paris+) con l'opera «Floaters», 2020 un “agreement” tra l'artista e altri soggetti che hanno permesso la realizzazione dell'installazione che consiste in una serie di proiettori installati a pavimento, che trasmettono a parete i rispettivi test pattern. L'autore muove dall'assunto che chi possiede o espone l'opera non possa utilizzare mezzi di proiezione di sua proprietà. Questi devono infatti essere presi in prestito e il lavoro non può dirsi completo finché i proiettori non vengono restituiti al legittimo proprietario. In questo modo, Hirata riflette sulla dipendenza e sul desiderio come forze socialmente connettive nonché prerequisiti dell'arte. Per Liste, le istituzioni prestatrici sono state la Kunsthalle di Basilea, la Kunst Halle di San Gallo, la Stadtgalerie di Berna e le artiste Margherita Raso e Angharad Williams. Altra opera “coraggiosa” che esce dagli schemi è il divano realizzato da Valerio Nicolai, «Nuova Carboneria», presentato dalla galleria Clima. Un'opera sonora che diventa il tramite per una critica dissacrante e ironica a un certo sistema culturale e intellettuale da “salotto”.

Basel Social Club

Su sede e proposte è stato vincente il format che ha consolidato il successo della seconda edizione dei Basel Social Club con i suoi gelati, i tacos, gli aperitivi, la cucina Thai e tanta arte contemporanea. Questa è l'istantanea che ritrae Basel Social Club, un contesto meno impegnativo dell'attuale format della fiera che è stato molto apprezzato. Se nel 2022 si è svolto in una villa con giardino e piscina, quest'anno la sede era nel sito dell’ex fabbrica di maionese Thomi + Franck AG nel quartiere Horburg di Kleinbasel, a 10 minuti a piedi da Art Basel. Qualcuno ha ricordato l'esordio di Liste quando era ospitata in un vecchio birrificio e l'atmosfera era decisamente più conviviale meno fieristica come oggi invece è percepita. Partecipare non è costoso (indiscrezioni segnalano una fee di 1.500 franchi svizzeri), le opere sono in vendita, ma non si tratta né di una fiera, né di una mostra collettiva: Basel Social Club è principalmente un luogo di socializzazione dove entrare a contatto con l'arte contemporanea come se si entrasse in uno studio d'artista. In questo contesto più conviviale non è mancata la presenza di gallerie blasonate come ad esempio Mendes Wood DM che ha presentato Paulo Nazareth, Galerie Isabella Bortolozzi Juliette Blightman, Hauser & Wirth P ipilotti Rist. In questo scenario una cosa è certa: le solenni promesse del dopo pandemia di maggiore lentezza e maggior attenzione all’impatto ambientale sono state disattese. Il circo dell'arte ha continuato senza sosta nell'intenso programma di offerta d'arte in giro per il mondo con ritmi frenetici.

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