Arte e moda, a Forlì i due universi in eterno dialogo
Al Museo civico San Domenico, fino al 2 Luglio, oltre 200 capolavori e 100 abiti provenienti dai più importanti musei italiani e internazionali
di Veronica Costanza Ward
2' di lettura
Un'associazione immediata per chi fa questo mestiere, arte e moda, moda e arte, e la domanda delle domande La moda è arte?
Il dubbio è lecito, la risposta che appare meno scontata oggi, nell'epoca in cui la creatività è un attestato acquisito più per notorietà che per esperienza e talento anche al di fuori del proprio campo.
Superando le facili polemiche l'evidenza è la risposta: i due ambiti si rincorrono, sovrappongono e si specchiano nei secoli in cui gli abiti hanno rappresentato vere e proprie costruzioni estetiche, microarchitetture, rappresentazioni di potere, espressioni di rivoluzioni culturali, racconto di un'epoca.
Museo civico San Domenico a Forlì
In un ricco viaggio attraverso questa doppia-storia, la mostra L'arte della Moda. L'età delle rivoluzioni, 1789-1968 presso il Museo civico San Domenico a Forlì, fino al 2 Luglio 2023, come allo specchio, mette in rapporto l'arte con la moda: dalla Rivoluzione Francese alla Pop Art, fino alla contemporaneità. Oltre 200 capolavori d'arte e 100 abiti provenienti dai più importanti musei italiani e internazionali insieme ai capolavori delle più prestigiose case di moda Italiane, dialogano in una mostra imponente dal punto di vista visivo ma anche di significato.Un percorso espositivo progettato dallo studio Lucchi&Biserni che si sviluppa nella ex chiesa di San Giacomo verso le sale del primo piano dell'antica biblioteca del convento.
Nei secoli il rapporto tra pittura, scultura e moda si fa più intenso e significativo, attraverso tre secoli: dall'Ancien Régime al secondo Novecento.L'arte rappresenta la moda, la moda rappresenta società e rapporti, aspirazioni e cambiamenti sociali, l'idea della femminilità che diventerà femminismo e consapevolezza. Uno scambio in cui la moda viene “formalizzata” dall'arte fino a diventare arte lei stessa.La camicia Orlando A/I 2001-02di Gianfranco Ferrè chiarisce i dubbi intellettuali con la maestria del taglio del tessuto che richiama il panneggio delle Pietà di Bernini, del Cristo Velato che a loro volta hanno ricreato i tessuti nei loro movimenti come nel loro più intimo significato.Le creazioni di Dior, Armani, Lanvin, Balestra, Gucci, Maison Valentino, come austere statue antiche anticipano, seguono e dialogano con opere come l'elegante ritratto di Selene Taccioli Ruga di Francesco Hayez, Une Soirée di Jean Beraud, la superficie di Giuseppe Capogrossi cui si ispira la mantella di Renato Balestra, Donna e anemoni (1920-1921) di Henry Matisse, accanto al Panciotto di Marinetti (1923 – 1924) di Fortunato Depero, i colori e le geometrie di Mondrian. E poi Boccioni, la Grande composizione A con nero, rosso, grigio giallo e blu (1919) di Piet Mondrian, il Delphos in seta con sopravveste in velluto (1920 circa) di Mariano Fortuny in dialogo con una Kore dell’antica Eleusi, e l'Abito da giorno “Linea Assira” (1961) di Germana Marucelli e un abito da sera inedito di Elsa Schiaparelli.
Colossale e intima, la mostra è la prima del suo genere. Bellissima è il termine giusto. Ideata e realizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì e il Museo Civico San Domenico, l'esposizione è diretta da Gianfranco Brunelli e curata da Cristina Acidini, Enrico Colle, Fabiana Giacomotti e Fernando Mazzocca.
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