ArtColLab e Htsi

Arte e savoir-faire: una capsule collection per vestire la tavola

Cento esemplari numerati e un progetto che vede protagonista l'artista brasiliana Ana Elisa Egreja e Pièces Uniques. L'obiettivo no profit è sostenere i giovani artisti.

di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

Patrizia Sandretto ReRebaudengo con la nuora Olga Re Rebaudengo al lavoro sullʼultima creazione del progetto ArtColLab. Foto Edoardo Piva.

4' di lettura

Un oggetto speciale per festeggiare un numero speciale, il centesimo appuntamento con How to Spend it e anche la centesima puntata di questa rubrica, che per l'occasione cambia veste e si amplia al fine di raccontare, con parole e immagini, la nascita di un progetto che ha unito l'esperienza di una grande collezionista e mecenate italiana, una giovane artista brasiliana, un couturier, un giornale e il desiderio di trasformare un'occasione da festeggiare in un oggetto fisico (che ne conservi la memoria, ma sia anche un prodotto accessibile, d'uso quotidiano, vicino alle persone e ai lettori). Il tutto con una vocazione no profit, rivolta a finanziare e sostenere gli artisti emergenti. Questo è il racconto di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.

Il couturier Paolo Frezzato, ritratto nella foto insieme a Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Olga Re Rebaudengo nel suo atelier. Foto Edoardo Piva.

 

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Tutti i progetti nascono da un incontro fortunato e da un intreccio di competenze. Il nostro comincia da lontano, da un fitto scambio di idee fra me e Nicoletta Polla- Mattiot, dalla collaborazione con l'artista brasiliana Ana Elisa Egreja e il couturier Paolo Frezzato di Pièces Uniques. Ne è nata una creazione originale, in edizione limitata e numerata, che rientra nell'ambito di ArtColLab ( http://fsrr.org/progetti ), un progetto no profit della Fondazione. ArtColLab prende vita da una visione condivisa con mia nuora, Olga Re Rebaudengo, per creare sinergie tra talenti provenienti da mondi diversi della creatività. L'iniziativa aspira a instaurare dialoghi creativi tra un artista e un designer, uno stilista e un artigiano, per produrre pezzi inediti, la cui vendita va a favore degli artisti e del programma educativo della Fondazione. «ArtColLab è nato dall'amore per la moda e l'arte senza tempo», racconta Olga Re Rebaudengo. «Attraverso l'individuazione di collaborazioni scelte, diamo agli artisti l'opportunità di immergersi completamente in altre industrie creative, di fare un'esperienza unica, sostenendo una buona causa». La prima collaborazione, nel settembre 2019, ha coinvolto l'artista canadese Paul Kneale e il celebre designer britannico Nicholas Kirkwood, che insieme hanno realizzato tre modelli di scarpa femminile in tiratura limitata. Nel 2020 abbiamo invitato l'artista Michael Armitage, nato in Kenya naturalizzato inglese, e la stilista italiana Stella Jean, che hanno disegnato due maglie in lana, una in 150 esemplari da donna e l'altra in 75 da uomo. Metà del ricavato è devoluto al Nairobi Contemporary Art Institute, spazio fondato da Armitage e dedicato alla promozione, diffusione e cura dell'arte contemporanea in Africa orientale.

Il placemat “Flow blue pink flamingo plate” (2021). Foto Berndt NEOARTE

 

La nuova produzione è destinata alla tavola e al momento conviviale della condivisione del cibo e della conversazione. Un placemat disegnato da Ana Elisa Egreja, vivace e coloratissimo, è stato realizzato grazie all'expertise e all'artigianalità sartoriale italiana. Paolo Frezzato, firma di questa produzione ci racconta: «Ho trovato interessante sperimentare e declinare la produzione sartoriale. Uso molto la stampa e, in questo caso, la considero uno strumento privilegiato per dare forma a un oggetto nuovo, di eccezionale qualità e raffinatezza». Come chiarisce Olga Re Rebaudengo: «È una couture ricercata in puro lino filato a Como che ci consente di ribadire il valore della sostenibilità, al centro del nostro progetto». Ana Elisa Egreja, rappresentata da Artuner (www.artuner.com/artists/ana-elisa-egreja ), realizza opere che si muovono su una linea sottile tra equilibrio e caos, a volte deliziosamente calme o prive di vita umana, a volte stranamente deliranti e kitsch. Crea i suoi interni dal vero, in scala uno a uno, per poi raffigurarli sulla tela. Per entrare nel vivo dell'immaginario lirico e fascinoso dell'artista e delle sue atmosfere sospese, le ho chiesto di parlarci del suo processo creativo.

L'artista brasiliana Ana Elisa Egreja. Foto Berndt NEOARTE.

 

CHE RAPPORTO HAI CON LA PITTURA? 

Lavoro con la pittura da oltre quindici anni. Il mio modo di dipingere è mutato nel tempo, ma la mia ricerca tematica è rimasta molto lineare. Prediligo nature morte e pittura d'interni e traggo ispirazione dalla vita quotidiana; gli oggetti sono i miei personaggi per creare nuovi mondi utopici attraverso la pittura.

GUARDANDO LE TUE OPERE, AVVERTO UNA SENSAZIONE DI GIOCOSITÀ, UNITA ALLA MERAVIGLIA DI VEDERE IL MONDO ATTRAVERSO UNA LENTE DIVERSA. A CHE COSA TI ISPIRI PER CREARE QUESTE SCENE? 

Spesso associamo la fantasia alla mente libera del bambino. Per raccontare storie attraverso simboli più che parole, mi ispiro agli autori del Realismo Magico che hanno usato e usano immagini metaforiche e figure retoriche per costruire una nuova nozione di tempo.

COME E QUANTO IL BRASILE INFLUENZA IL TUO LAVORO DI ARTISTA?

Tropical paradise: Green still lifewith Cobogós” (2020) di Ana Elisa Egreja. Foto Berndt NEOARTE.

 

Tantissimo! La mia arte è profondamente influenzata dallo “spirito brasiliano”, denso di conflitti. L'immagine del Brasile che è stata esportata è quella di un luogo tropicale e colorato. In realtà è un Paese anche ingiusto e iniquo, colonizzato e sfruttato, oggi più polarizzato che mai. Queste contraddizioni si mescolano nella mia testa e nella mia pittura continuamente.

NEI DIPINTI IN CUI RAFFIGURI FRUTTA, VEGETALI, PESCE E DOLCI, RIESCI A FARCI SENTIRE IL PROFUMO E LA CONSISTENZA DEL CIBO: SEI APPASSIONATA DI CUCINA? CREI TU IL DESIGN DEI PIATTI O DIPINGI DA MODELLI PREESISTENTI? 

Amo cucinare e sono anche appassionata di nature morte, quindi direi una combinazione perfetta! Quando entro in un museo le cerco immediatamente. I piatti che ho dipinto sono dei Flow Blue inglesi, del XIX secolo. Sono ispirati a modelli cinesi, ma di produzione industriale e sono molto collezionati in Brasile. Ho iniziato la serie durante la pandemia, creando le composizioni con quello che cucinavo. Ogni tela ha la misura esatta di un piatto, fa un effetto trompe-l'œil davvero interessante, come se il piatto scivolasse fuori dal dipinto per diventare di nuovo parte del mondo reale!

Una vista della personale di Ana Elisa Egreja alla Galeria Leme di San Paolo del Brasile, nel 2021.

 

CHE COSA PENSI DI QUESTA COLLABORAZIONE? COME TI SENTI A VEDERE LA TUA ARTE ESPRESSA ATTRAVERSO NUOVI FORMAT? 

Ho sempre voluto entrare a contatto col mondo della moda e del design e l'idea mi ha subito entusiasmata! È la prima volta che aderisco a un progetto come questo, e spero sia solo l'inizio.

Per ordini e informazioni sul progetto ArtColLab e la sua finalità charity, cliccare qui

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