Arte Fiera getta le basi per il rinnovamento
di Silvia Anna Barrilà e Francesca Guerisoli
6' di lettura
Arte Fiera mostra segnali di ripresa. Il curatore Simone Menegoi, alla sua prima edizione come direttore della storica manifestazione bolognese (1-4 febbraio), che quest'anno ha attratto oltre 50.000 visitatori, è riuscito a portare ordine tra gli stand grazie alla strategia di limitare il numero degli artisti presentati da ciascuna galleria e di incentivare le mostre personali. Inoltre, la qualità della manifestazione ha risentito favorevolmente di iniziative come la mostra “Solo figura e sfondo”, con opere delle collezioni pubbliche e private dell'Emilia Romagna per valorizzare il patrimonio artistico del territorio, l'apertura al performativo e la commissione di una nuova, seppur temporanea, lounge d'artista.
Soddisfatti i galleristi, anche se c'è ancora da lavorare nella selezione dei partecipanti. “Arte Fiera dopo alcune edizioni sottotono ha finalmente gettato le basi per un rinnovamento” ha dichiarato Fabrizio Padovani della galleria P420, che da quest'anno è entrato a far parte della commissione selezionatrice. “Infatti, limitando il numero degli artisti esposti, si è richiesto ai galleristi uno sforzo curatoriale che si è esteso in modo trasversale a tutti gli stand”. La galleria bolognese ha posto in dialogo le opere del giovane Riccardo Baruzzi (5-15.000 €) con quelle di Paolo Icaro (40-100.000 €), artista che sta vivendo un momento molto fortunato e che in autunno avrà una mostra antologica alla Gam di Torino . Nello stand allestito presso la sezione dedicata alla fotografia, P420 ha esposto opere di Alessandra Spranzi (4-6.000 €) e scatti dello scultore inglese Richard Wentworth (9.500 €), esprimendo soddisfazione riguardo alle vendite.
I grandi ritorni. Il nome di Menegoi è riuscito a riportare a Bologna diversi collezionisti e gallerie assenti da anni. Tra questi, Monica De Cardenas , presente con uno stand dedicato a Thomas Struth (prezzi in stand 15-90.000 €) in occasione della mostra al Mast ; Monitor , che ha riscoperto l'artista 88enne Elisa Montessori (3.500-22-000 €); e Studio Sales , con il solo show di Flavio Favelli. “Viviamo nell'Italia dei Comuni per cui ogni città ha la sua fiera” ha commentato Filippo Percassi, direttore della galleria Monica De Cardenas, “ma va bene così perché ogni fiera è un'opportunità per portare in Italia stranieri innamorati del nostro paese. Gli enti fiera, però, devono capire che non possono guadagnare sulle fiere d'arte, ma che l'arte è un volano per il territorio, per cui è inutile fare fiere con 200 gallerie, non abbiamo un bacino d'utenza tale da soddisfarle tutte. Bisogna piuttosto tenere alta la qualità. Anche perché le fiere italiane hanno un vantaggio, che è quello che costano poco, per cui possono diventare, anche per i galleristi stranieri, un luogo dove presentare le proposte più giovani”.
Gli artisti italiani. Per adesso la presenza straniera a Bologna rimane praticamente nulla, ma Menegoi ha anticipato di avere in mente alcune idee che riguardano la possibilità di creare sezioni speciali in grado di attrarre le gallerie estere. Tra gli stand di questa edizione l'intenzione era piuttosto quella di puntare sull' “italianità”, ma tenendo presente uno standard di qualità internazionale. Galleria Continua , per esempio, ha messo in dialogo opere scultoree di Loris Cecchini (2-45.000 €), Arcangelo Sassolino (25-70.000 €), Giovanni Ozzola (1.500-26.000 €)e Ornaghi e Prestinari (4-12.000 €), mentre Federica Schiavo ha esposto 15 anni di produzione di Patrick Tuttofuoco (8-25.000 €). Nella sezione fotografia, premiato l'artista italiano ricercatore ad Harvard Emilio Vavarella, 30 anni, esposto da Gallleriapiù di Bologna, che ha ricevuto il secondo premio ex equo Annamaria e Antonio Maccaferri per il suo viaggio virtuale compiuto dal 2009 al 2012 attraverso la rete, documentando gli errori di Google Street View (prezzi 1.200-5.500 €).
Presenza femminile: un dato critico. Arte Fiera conferma, purtroppo, un dato critico relativo alla presenza di artiste nel mondo dell'arte, se comparate al numero dei colleghi maschi. Dall'analisi che abbiamo effettuato, risultano 55 personali, di cui una di un duo, 43 di artisti e solo 11 di artiste: Elisa Montessori ( Monitor ), Tamara Ferioli ( Officine dell'Immagine ), Silvia Giambrone ( Galleria Marcolini ), Amparo Sard ( Galleria Paola Verrengia ), Nazarena Poli Maramotti (A+B Gallery ), Sergia Avveduti (AF Arte Contemporanea), Danica Lundy (C+N Canepaneri), Bea Bonafini (Renata Fabbri Arte Contemporanea), Giosetta Fioroni (Spirale Milano), Sissi (Tiziana Di Caro), Irene Fenara (Una Galleria). È una sola la galleria – Nuova Galleria Morone – che ha optato per una collettiva, portando esclusivamente artiste: Silvia Celeste Calcagno, Maria Lai, Elisabeth Scherffig. Se consideriamo il totale degli artisti presentati dalle gallerie ad Arte Fiera, la percentuale si restringe ulteriormente: su 359 artisti, 322 sono maschi e solo 37 femmine (questi numero potrebbero aver subito variazioni di poche unità). Ma i dati di vendita non sembrano penalizzare le artiste.
Spirale Milano ha venduto nella sola giornata inaugurale nove pezzi di Giosetta Fioroni (sei carte 70 x 100 cm degli anni Sessanta e Settanta, per 19.000 euro cadauna, e due di formato inferiore, a 15.000 €), ed è in trattativa con un museo estero per l'opera più importante, la tela “Le cortigiane” (1966), per 250.000 €.
Nella sezione del contemporaneo, è andato ad una artista il Premio Mediolanum per la pittura: Nazzarena Poli Maramotti (opere da 2.000 a 9.500 €), trattata da A+B Gallery di Brescia, che ha venduto tre sue opere di medio formato, oltre alla tela con cui l'artista si è aggiudicata il premio. Dieci sono i dipinti di Danica Lundy (in fiera, pezzi da 1.000 a 7.000 €) venduti da C+N Canepaneri, con sede a Milano e Genova, di cui l'opera di grande formato “King of the forest” (2018, 190 x 240 cm), confluita nella Collezione Maramotti. Lo stand di Galleria Marcolini di Forlì, con la personale di Silvia Giambrone (pezzi da 1.000 a 7.500 €), è stato indicato da diversi critici come uno dei dieci stand da non perdere; tre sono le opere vendute, due di grandi e una di medie dimensioni. La galleria milanese Officine dell'Immagine segnala la vendita di tre pezzi di Tamara Ferioli, un disegno, 190 x 200 cm, a 7.800 € e due disegni 20 x 30 a 1.050 € cadauno.
Idee in cambio di opere d'arte. Arte Fiera ha ospitato anche la mostra “Artworks that ideas can buy”, parte del progetto Oplà Performing Activities curato da Silvia Fanti, che ha invitato gli artisti Alex Cecchetti, Cesare Pietroiusti, Cristian Chironi e Nico Vascellari a realizzare azioni all'interno e all'esterno della fiera. La mostra “Artworks that ideas can buy” è nata da un concetto di Cesare Pietroiusti – già realizzato nel 2009 a Londra – e ha riunito 22 opere di artisti tra cui Maria Thereza Alves, Massimo Bartolini, Jimmie Durham, Alessandra Spranzi, Luca Trevisani, Cesare Viel, Luca Vitone e una performance di Luigi Presicce. La moneta di scambio per avere una delle opere esposte consisteva in un'idea, che ciascun visitatore poteva trascrivere su un foglio da inserire poi in una busta indirizzata all'autore dell'opera desiderata. Intorno al 10 febbraio sul sito di Arte Fiera verrà resa pubblica l'accettazione o meno da parte degli artisti delle idee proposte per lo scambio; in seguito, e solo su consenso degli autori, verranno pubblicate anche le idee avanzate per lo scambio.
Lounge d'artista. Una delle novità di questa edizione di Arte Fiera è stata la commissione di una lounge d'artista, realizzata – per questa, che si spera sia una prima edizione e non un intervento isolato – da Flavio Favelli (rappresentato in fiera da Studio Sales, prezzi fino a 100.000 € per i grandi ambienti). “Simone Menegoi mi aveva invitato a ripensare lo spazio della Vip Lounge, ma poi, per vari problemi, abbiamo pensato ad un “No Vip Lounge”, come l'abbiamo chiamato in questi mesi di lavoro, un grande salotto dove poter sostare al Centro Servizi che è una specie di grande piazza coperta prima dell'accesso ai padiglioni”. Hic et Nunc, appena smantellata con la chiusura della fiera, era una vera e propria installazione ambientale, un intervento temporaneo che comprendeva due insegne al neon restaurate, pareti generate dalla sovrapposizione di mobili e una trentina di poltroncine rivestite di gomma nera. Un cordolo di tende industriali bianche, con un ricamo consistente in interventi di bruciatura di sigaretta prodotti dall'artista, completava l'ambiente, “un luogo problematico, desueto e seducente allo stesso momento”.
Moderno. Opere di alto profilo anche nel settore moderno. Per esempio, Tornabuoni ha proposto tre tagli rossi di Fontana (dal milione di € in su), numerosi Boetti (tra cui una Mappa del 1983, del valore di 1.800.000 €) e pezzi rari di Isgrò degli anni Settanta (50mila €), de Chirico (“Le muse inquietanti”, a 900mila). “Ci sono state visite di collezionisti importanti e non già nella nostra cerchia, ma attualmente non ci sono state vendite”. La galleria Antonio Verolino di Modena, che comunica la vendita di un arazzo di Victor Vasarely (“Vega”, 1980) per circa 80mila €, ha proposto in fiera uno stand dedicato interamente ad arazzi di artisti moderni e contemporanei, con prezzi dai 50 ai 150mila €, tra cui opere di M ax Ernst, Enzo Cucchi, David Tremlett e Bertozzi&Casoni. L'idea è quella di sperimentare questo mezzo con gli artisti contemporanei con pezzi unici prodotti in Francia nell'Ateliers Pinton, fondato nel 1860. “È un mercato che non esiste ancora e ci stiamo provando noi: lavoriamo affinché l'arazzo venga riconosciuto nell'arte come lo è una scultura”.
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