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Arte italiana, dopo 50 anni scambi a due velocità

All’estero prezzo medio più elevato del 19%. Il rischio veto schiaccia l’Italia

di Marilena Pirrelli

Enzo Cucchi, «Lo zingaro calvo», 1981 olio e collage con metalli su tela, 206 x 135,8 x 40 cm, aggiudicato a 73.250 (stima 60-80.000 £) il 1 luglio 2010 da Christie’s Londra

4' di lettura

Il mercato dell’arte italiana storicizzata, cioè prodotta almeno 50 anni fa da autori ormai scomparsi, è al centro del recente studio «You can’t export that! Export ban for modern and contemporary Italian art» di Francesco Angelini, Massimiliano Castellani e Pierpaolo Pattitoni, appena pubblicato in European Journal of Law and Economics. Lo studio rivela come i fattori giuridici siano essenziali per comprendere le dinamiche dei mercati dell’arte e la loro forza competitiva. L’allarme degli operatori sull’impatto ancora forte della regolamentazione del 1939, seppure rivista dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.lgs. 42/2004), sulla concorrenza del mercato italiano rispetto a quello europeo è stato più volte rilevato da Il Sole 24 Ore. La possibilità che l’esportazione dall’Italia di un’opera d’arte possa essere soggetta a un ‘veto’ ha come fine per la legge italiana la tutela del patrimonio artistico nazionale dalla perdita di opere di interesse eccezionale, bloccando l’esportazione, a meno di un certificato di circolazione temporanea. Tale veto può applicarsi a discrezione del Ministero della Cultura (MiC) tramite notifica a opere di artisti scomparsi, prodotte fino a 50 anni prima della data della vendita. Nel 2017 (legge 124/2017) sono state introdotte modifiche che attenuano alcuni vincoli di natura amministrativa, vale a dire l’innalzamento della soglia temporale da 50 a 70 anni e l’introduzione di una soglia di valore di 13.500 euro, sotto la quale è sufficiente un’autocertificazione per l’esportazione (d.m. 367/2020).

«Evasione», 2008, bronzo 5/7 di Matteo Pugliese aggiudicato a 18.750 £ dalla stima tra 9-12.000 £ da Bonhams Londra il 14 ottobre 2014

La differenza a 50 o 70 anni

Ora, lo studio scientifico degli studiosi del Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Bologna rende evidente come l’effetto del divieto all’export discrimini le opere degli artisti italiani contemporanei venduti in Italia o all’estero al ‘fatidico’ compleanno dei 50 anni (oggi 70). Grazie alla banca dati del Monitor di Arteconomy24 - Il Sole 24 Ore, gli accademici bolognesi hanno creato un dataset che ha riunito stime e prezzi delle opere degli artisti italiani scomparsi, vendute dal 2012 al 2016 nelle aste di moderno e contemporaneo di Christie’s e Sotheby’s a Londra e a Milano. La ricerca ha considerato l’effetto del rischio di veto nel mercato dell’arte e ha valutato come ciò incida sul prezzo di quei lavori quando sono scambiati prima, dopo e al momento dei 50 anni dell’opera, sia nel mercato italiano sia in quello estero.

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«L’analisi statistica ha dimostrato – spiegano Massimiliano Castellani e Guido Candela (decano degli studi sul mercato dell’arte) – che se in media i prezzi delle opere vendute in asta in Italia aumentano del 9% fino a 50 anni tra creazione e vendita (con un salto ulteriore del 2% al compimento dei 50 anni), questo effetto si inverte per le opere con più di 50 anni: dopo questa soglia il loro prezzo medio diminuisce fino quasi ad annullare tutti gli aumenti. Invece per le vendite all’estero l’incremento del prezzo medio è del 19% dopo 50 anni (senza alcun salto al compleanno) con un aumento che continua anche dopo tale data».

Decresce la competizione

Il mercato italiano per queste opere diviene meno competitivo rispetto a quello internazionale, in termini di potenziale riduzione della domanda sia degli acquirenti italiani per il rischio di incorrere nel veto, sia degli acquirenti stranieri che potrebbero non essere autorizzati a esportare il dipinto acquistato in Italia. «Ovviamente è un rischio che viene percepito in aumento con il trascorrere del tempo e, infatti, – proseguono gli studiosi – i risultati sono incorporati nelle aspettative degli operatori: in Italia, allo scadere dei 50 anni [ndr ora 70] , allorché i dipinti di pittori italiani contemporanei defunti divengono assoggettabili al veto, si forma un’aspettativa di riduzione della domanda, mentre all’estero si forma un’aspettativa di riduzione dell’offerta, con l’effetto comune di contrazione di questo segmento del mercato. Tuttavia, l’effetto atteso sui prezzi è diverso, sul mercato italiano i prezzi ribassano perché si riduce la domanda, mentre nel mercato estero i prezzi rialzano perché si riduce l’offerta. Quindi avvicinandosi al compleanno dei 50 anni [ndr ora 70] dell’opera, collezionisti e mercanti possono anticipare questi effetti acquistando e portando all’estero le opere di eccezionale interesse poco prima o al momento stesso in cui iniziano a essere esposte al rischio del veto. Si produce così un incentivo che può vanificare il fine stesso della legge: la conservazione del patrimonio artistico nazionale d’arte contemporanea».

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L’effetto sulle stime

Infine, un impatto negativo dell’età dell’opera assoggettabile al veto gli studiosi l’hanno osservata anche nelle stime delle aste in Italia, effetto non presente sui prezzi delle opere vendute all’estero. «Questo può suggerire che le case d’asta in Italia fissano le stime usando tutta la informazione disponibile quando esiste un potenziale rischio di divieto all’esportazione. Alla luce dell’analisi si può concludere che la legge italiana sulla esportazione delle opere d’arte causa un’evidente dualità fra il mercato italiano e quello internazionale d’arte moderna e contemporanea. Questo effetto si produce in quanto la legge ‘forza’ un mercato ‘libero’ con una soglia rigida di controllo, nonostante l’allentamento del vincolo amministrativo di un ventennio (da 50 a 70 anni e l’inserimento di una modesta soglia di prezzo».

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