ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùCna Lombardia

Artigiani, in tre anni hanno chiuso 8mila attività

L’indagine

di Enrico Netti

2' di lettura

Un allarmante tasso di mortalità. È quello delle imprese artigiane lombarde che tra il dicembre 2019 e lo stesso mese del 2022 hanno perso 8.155 attività (-3,4%). Così a gennaio 2023 nella regione se ne contano 233.402. Dovrebbero vivere un 2023 sotto il segno di una crescita un po’ più lenta: il Pil lombardo dovrebbe segnare un +0,8%, i consumi il +1,8% mentre gli investimenti un tonico +3,3%. Queste le previsioni del Primo Focus sull’andamento dell’economia regionale, realizzato dal Centro Studi Sintesi per Cna Lombardia. Ben diversi dai valori 2022 con il Pil dovrebbe raggiungere un +4,4%, i consumi +5,1% e gli investimenti il +10,8%. Dati superiori la media nazionale. «Bisogna guardare con grande fiducia alle voci che risultano già positive anche rispetto alla fase pre-pandemica, come investimenti ed export- dice Giovanni Bozzini, presidente di Cna Lombardia. Segnali di un ripreso slancio vitale della nostra economia». Vola l’export della regione e il valore nei primi 9 mesi del 2022 raggiunge i 120 miliardi con un +21% sul 2021 che diventa +27% sullo stesso periodo del 2019. Il manifatturiero segna un +27% delle esportazioni mentre a livello territoriale tra il dicembre 2019 e il dicembre 2022 le migliori performance sono delle province di Lodi (+51%), Cremona (+39%), Brescia (+36%) e Sondrio (+33%). Per quanto riguarda l’occupazione nei primi nove mesi del 2022 si riscontra una crescita del numero di occupati del +2,3% rispetto allo stesso periodo del 2021 ma l’agricoltura resta esclusa dalle nuove assunzioni. Nel confronto con l’era prepandemia la regione vede la perdita di circa 44mila occupati (-1%). Una emorragia che riguarda tutti i settori economici con l’eccezione delle costruzioni, in crescita di quasi 20 punti percentuali tra il 2019 e il 2022.

Nel corso del 2022 sono state aperte 56.510 nuove imprese contro le 45.095 cessazioni. A livello territoriale Milano ha un saldo positivo di +8.126 attività seguita da Brescia (+1.262) e Monza e Brianza (+811) mentre flettono Mantova (-134) e Cremona (-32). Tra i settori spicca la crisi del commercio-turisto con circa 10.300 cessazioni, la manifattura (-6.221) e l’agricoltura (-1.673). La crescita significativa dei servizi ha consentito di ridimensionare la contrazione generale. «Il boom delle imprese di servizi è sicuramente legato agli effetti della pandemia. Da un lato, la pandemia ha aggredito le imprese tradizionali, non solo manifatturiere - spiega il presidente -. E ha liberato forza lavoro. Dall’altro, la pandemia ha lanciato in modo definitivo il digitale come modus operandi aziendale sia dentro l’impresa sia nei rapporti con il cliente. Molte nuove imprese dei servizi sono imprese digitali». Bozzini ricorda che all’interno delle cessazioni c’è una quota di imprese edili figlie del superbonus. «Purtroppo ci sono anche molte imprese edili serie rimaste strangolate finanziariamente dagli stop and go della norma e dalla cessione dei crediti fiscali».

Loading...
Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti