Artmonte-carlo. Il direttore Thomas Hug svela le sue strategie
di Silvia Anna Barrilà
3' di lettura
Thomas Hug è il direttore della fiera art-genève e, da tre anni, anche di artmonte-carlo , la fiera per l'arte del Principato di Monaco che si è svolta il 28-29 aprile ed è promossa dalla fiera di Ginevra. Formazione in musicologia, ha studiato pianoforte a Ginevra e Berlino, dove è stato introdotto al mondo dell'arte e ha fondato una galleria dedicata al rapporto tra arte e musica prima di diventare direttore di fiera. ArtEconomy24 lo ha incontrato a Monte Carlo durante la fiera.
Da dove nasce l'idea di una fiera a Monte Carlo?
Da un'esigenza delle gallerie che volevano una fiera qui e anche dei collezionisti.
Quali sono le differenze tra artmonte-carlo e art-genève?
A Monte Carlo ci sono solo circa 40 gallerie, tutte affermate. A Ginevra, invece, partecipano il doppio delle gallerie; oltre ai nomi famosi si trovano anche gallerie emergenti e gallerie legate al territorio svizzero. Non è solo una questione di spazio, ma anche di richiesta. A Monte Carlo i collezionisti cercano nomi affermati.
Perché un numero così limitato di gallerie?
Da una parte è una questione di spazio, ma dall'altro dipende dalla nostra strategia, che è quella di mantenere un equilibrio tra l'offerta e le capacità di acquisto. È il nostro punto di forza, sia qui che a Ginevra. Infatti il Palexpo, l'ente che organizza le due fiere, non mi costringe a vendere spazi, ma è interessato a far sì che tutte le gallerie siano soddisfatte delle vendite, non solo alcune.
Ma la capacità di acquisto a Monte Carlo è molto alta...
Sì, ma gli spazi qui sono limitati. Non siamo in una grande metropoli come Londra o New York. Questa è la fiera della Riviera francese.
Qual è il price range delle opere in fiera?
La maggior parte va dai 50mila ai 300mila euro, ma ci sono diverse opere molto più care. È un po' più difficile trovare opere al di sotto di questa fascia di prezzo.
Come sono andate le vendite?
Tutte le gallerie hanno venduto già durante l'inaugurazione almeno due o tre pezzi. Poi c'è stata una cena sabato sera in cui i galleristi hanno invitato i collezionisti, una seconda inaugurazione e un'altra occasione di vendite.
Quanto costa uno stand?
Circa 450 euro al m2, che è un costo ragionevole per Monte Carlo, dove tutto è più caro. È meno di Fiac .
Per quanto riguarda i visitatori, invece, non è una fiera che richiama un largo pubblico...
No, è una fiera pensata per coltivare i contatti, non vive del pubblico di passaggio.
Da dove vengono i vostri collezionisti?
Ci sono tanti italiani, perché il legame con Monte Carlo è molto forte e molti hanno case qui intorno, e visitatori da Parigi che vengono a trovarci anche a Ginevra.
L'età media è piuttosto alta...
Ci sono anche dei giovani o comunque credo sia molto importante coivolgerli, cosa che le fiere internazionali non fanno, mentre secondo me vale la pena investire per creare i collezionisti del futuro. Io stesso faccio delle visite guidate con giovani collezionisti. Anche in futuro cercheremo di coinvolgerli nel nostro programma Vip.
In che modo pensate di coinvolgere i giovani?
Per esempio creando una coalizione con il Gallery Weekend di Berlino e portando i collezionisti prima a Berlino e poi in Costa Azzurra. È un'accoppiata molto sexy che può attrarre anche clienti da Usa e Cina che altrimenti non verrebbero per uno solo dei due eventi.
Altre novità già in programma per l'anno prossimo?
Quest'anno a Ginevra abbiamo realizzato una sezione dedicata al design insieme alla fiera Pad e per l'anno prossimo abbiamo intenzione di realizzarla anche a Monte Carlo.
Non è in concorrenza con l'altro evento concomitante dedicato al design da collezione, Nomad?
No, perché Nomad è un luogo d'incontro piccolo per quanto affascinante, e non una fiera vera e propria con gli stand, quindi possono coesistere senza problemi. Inoltre l'idea di Nomad, come dice il nome, è quella di essere nomade, che si sposta ogni due anni, quindi non dovrebbero coincidere.
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