Assange: Gb ordina estradizione negli Usa
Completata la procedura giudiziaria sulla controversa vicenda dell’attivista australiano che rischia di scontare in un carcere Usa una pesantissima condanna
2' di lettura
La ministra dell’Interno britannica, Priti Patel, ha ordinato l’estrazione negli Stati Uniti di Julian Assange. Il via libera finale da parte della responsabile dell’Home Office, considerato scontato, arriva dopo che nel Regno Unito era stata completata la procedura giudiziaria sulla controversa vicenda dell’attivista australiano che rischia di scontare in un carcere Usa una pesantissima condanna per aver contribuito a diffondere tramite la piattaforma online Wikileaks documenti riservati contenenti anche informazioni su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan.
“Un giorno nero” non solo per la libertà d’informazione, ma anche per la “democrazia britannica”. Lo denuncia Stella Morris, avvocata sudafricana specialista in diritti umani che ha dato due figli a Julian Assange durante gli anni del suo asilo nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e lo ha poi sposato nei mesi scorsi nel carcere londinese di Belmarsh, condannando all’unisono con WikiLeaks il via libera di Priti Patel, ministra dell’Interno del governo di Boris Johnson, alla contestata estradizione dell’attivista e giornalista australiano negli Usa: dove egli rischia di fatto di finire i suoi giorni in galera.
“Chiunque in questo Paese abbia a cuore la libertà di espressione, dovrebbe vergognarsi profondamente” dell’approvazione sancita da Patel dell’estradizione agli Usa, “un Paese che ha complottato per assassinarlo”, ha detto Morris. “Julian non ha fatto nulla di sbagliato, è un giornalista ed editore punito per aver fatto il suo dovere” rivelando documenti riservati e informazioni imbarazzanti su atti compiuti da vari Stati, Usa compresi. “Priti Patel aveva il potere di fare la cosa giusta, invece sarà ricordata come complice degli Stati Uniti, del loro progetto di trasformare il giornalismo investigativo in un’impresa criminale”, ha aggiunto. Secondo Morris, comunque, anche se “la strada verso la libertà di Julian si fa lunga e tortuosa”, la battaglia “non finisce qua”: a partire “dall’appello che riproporremo all’Alta Corte” di Londra e dall’organizzazione di proteste di piazza. “Non vi sbagliate - conclude l’avvocato sudafricana -, questo è sempre stato un caso politico, non legale. (Una vendetta per il fatto che) Julian ha pubblicato prove sui crimini di guerra, le torture, la corruzione di funzionari stranieri commessi dal Paese che sta cercando di farselo consegnare”.
“Questa decisione pone Assange in grande pericolo e invia un messaggio agghiacciante ai giornalisti in ogni parte del mondo”. Lo ha dichiarato Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
loading...