Assegno di ricollocazione, partenza a rilento: 600 risposte alle 20mila lettere inviate dall’Anpal
di Giorgio Pogliotti
3' di lettura
Solo 600 disoccupati hanno finora risposto positivamente all’Anpal (la neonata Agenzia nazionale per le politiche attive) che ha inviato 20mila lettere per offrire in via sperimentale l’assegno di ricollocazione.
La misura, finanziata con complessivi 200 milioni, è rivolta ai percettori di Naspi da almeno 4 mesi, che possono registrarsi sul portale dell’Anpal e ricevere un voucher di importo variabile, in base alla difficoltà di ricollocazione oscilla tra mille e 5mila euro, da “spendere” presso i centri per l’impiego o le agenzie private accreditate per ottenere servizi finalizzati al reinserimento nel mondo del lavoro.
Questo percorso di politica attiva ha una durata di 6 mesi, prorogabili di ulteriori 6, e la riscossione dell'assegno da parte dell'ente accreditato avverrà in modo “proporzionale” alla tipologia di contratto firmato: l'incasso sarà totale se verrà firmato un rapporto di lavoro a tempo indeterminato o in apprendistato, al 50% in caso di contratto a termine di oltre 6 mesi. Al Sud è previsto il riconoscimento di un terzo del voucher anche per un contratto da 3 a 6 mesi.
Ichino: l’adesione al 3% è colpa delle regole sbagliate
La bassa adesione, pari al 3% delle lettere inviate, ha spinto il giuslavorista Pietro Ichino, a sollevare critiche alle regole contenute nel Vademecum dell’Anpal, che consente al destinatario della lettera di – “pensarci su e riservarsi di aderire in seguito” entro il termine del trattamento di disoccupazione, che può durare fino a 24 mesi. «Chiunque si occupi di politiche attive del lavoro sa che la ricollocazione di una persona è tanto più difficile quanto più lungo è stato il suo periodo di disoccupazione - afferma Ichino -. Consentire di “pensarci su” finché dura il sostegno del reddito significa lisciare il pelo a quella pessima cultura che caratterizza i nostri vecchi servizi per l'impiego, e di riflesso i comportamenti opportunistici di troppi disoccupati: quelli che considerano il godimento dell'ammortizzatore sociale come una sorta di prepensionamento, o comunque di vacanza. Ma questo è esattamente il contrario dell'idea cui si ispira la riforma del 2015».
Per Ichino la riforma « mira invece a coniugare un forte sostegno economico e servizi di assistenza efficaci con una regola seria di condizionalità», volta «a evitare che il sostegno del reddito incentivi l'inerzia dei beneficiari, diventando un fattore di allungamento dei periodi di disoccupazione. Chi ha scritto le regole di questo “esperimento-pilota”, in realtà, non vuole affatto sperimentare la riforma».
Del Conte: siamo solo all’inizio
Il presidente dell'Anpal, Maurizio Del Conte, invita alla cautela nella lettura dei numeri visto che, in mancanza di un termine, le adesioni stanno arrivando gradualmente. «Non si può rendere obbligatoria l'adesione - aggiunge Del Conte - perchè non è prevista dalla legge. Prendiamo molto sul serio la sperimentazione e valuteremo i dati con attenzione. La riduzione del termine per inoltrare la domanda potrebbe portare al rischio opposto, ovvero ad un calo delle domande, perchè il disoccupato, se messo alle strette, potrebbe essere spinto a non accettare la ricollocazione, tenendosi solo la Naspi. Il controfattuale lo si potrà valutare solo al termine della sperimentazione». Il presidente dell'Anpal difende la validità delle regole adottate: «Abbiamo puntato ad aumentare la platea di potenziali beneficiari - spiega - dando a tutti la possibilità di aderire, sia a chi intende farlo subito, sia a chi invece preferisce aspettare fino all'ultimo momento prima di attivarsi nel percorso delle politiche attive, tenendo conto comunque che l'erogazione della Naspi segue un meccanismo di decalage già dopo quattro mesi che dovrebbe scoraggiare la permanenza fino alla fine, di fronte ad un'alternativa come l'assegno di ricollocazione».
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