Assegno unico e nuova Irpef, due riforme per generare equità e crescita economica
L’intervento sugli scaglioni punta anche a razionalizzare l’andamento delle aliquote marginali. La platea di famiglie beneficiarie di un sostegno alla genitorialità si è ampliata di circa 900mila nuclei
di Pietro Rizza e Alessandro Santoro
5' di lettura
Il 2022 sarà caratterizzato da due importanti novità: l’intervento di rimodulazione degli scaglioni, delle aliquote e delle detrazioni Irpef e l’introduzione a regime dell’assegno unico e universale (Auu).
In entrambi i casi si tratta di riforme che, oltre a trasferire alle famiglie italiane maggiori risorse a regime per complessivi 13 miliardi all’anno (7 l’Irpef e 6 l’Auu), affrontano alcuni nodi strutturali che determinavano gravi inefficienze nel nostro sistema di tax-benefit. Entrambe le misure presentano una forte caratterizzazione nel senso dell’efficienza sociale, in particolare riducendo i disincentivi all’offerta di lavoro, e della crescita economica, anche attraverso l’incentivo alla natalità. Allo stesso tempo, l’insieme dei due interventi ha un orientamento redistributivo capace di ridurre la diseguaglianza tra le famiglie; questo risultato deriva principalmente dalla progressività dell’Auu a fronte di una sostanziale neutralità redistributiva dell’intervento sull’Irpef.
Il confronto col quadro pre-esistente
L’intervento Irpef ha tratto ispirazione dal documento approvato dalle Commissioni di Camera e Senato, nel quale si indica come prioritario l’obiettivo di ridurre l’aliquota media effettiva sui contribuenti con redditi tra 28 e 55mila euro e di razionalizzare l’andamento delle aliquote marginali, ovvero il livello di tassazione che si applica a un incremento di reddito. La prima di queste indicazioni è motivata dal fatto che gli interventi realizzati negli ultimi anni (il bonus 80 euro del 2014 e quello della legge di bilancio 2021) avevano riguardato un sottoinsieme di contribuenti (i lavoratori dipendenti) e una fascia di reddito specifica (tra 8 e 40mila euro, con forte concentrazione tra 8 e 35mila euro). In questa prospettiva è opportuno giudicare l’intervento Irpef nel medio periodo, guardando a come esso abbia influito sull’aliquota media effettiva dei lavoratori dipendenti rispetto alla situazione del 2013 (primo grafico).
La linea blu riporta per ciascun contribuente e in rapporto al reddito complessivo, i benefici cumulati dei due interventi precedenti. La distanza tra la linea blu e quella grigia quantifica, quindi, i benefici riconducibili all’intervento contenuto nell’ultima legge di bilancio. Questi ultimi sono molto limitati per i soggetti con redditi superiori a 70mila euro. Per i redditi inferiori a 10mila euro resta la difficoltà oggettiva di prevedere benefici per soggetti che non pagano imposta o pagano importi estremamente bassi. I benefici sono, inoltre, limitati nella fascia tra 20 e 35mila euro, che ha tratto notevoli vantaggi dagli interventi precedenti. In questa prospettiva, l’intervento sull’Irpef contenuto nella Legge di Bilancio 2022 completa il ciclo di provvedimenti degli ultimi anni, facendo in modo che tutti i lavoratori dipendenti beneficino di sgravi Irpef, sebbene in proporzione via via decrescente all’aumentare del reddito.
Al contempo, l’introduzione dell’Auu è avvenuta in attuazione di una legge delega in cui il Parlamento indicava, come criterio prioritario, quello dell’universalità delle forme di sostegno pubblico alla natalità. Anche in questo caso, l’orientamento parlamentare aveva tenuto conto della situazione pre-esistente in cui, invece, gli strumenti principali di sostegno alle famiglie con figli (le detrazioni per figli a carico e l’assegno al nucleo familiare – Anf) erano fortemente selettivi.
L’ampliamento del numero di famiglie ora coperte emerge disaggregando la platea dei beneficiari dell’Auu in relazione alle due citate misure di sostegno vigenti precedentemente (tabella in alto a destra). La platea delle famiglie beneficiarie di misure di sostegno alla genitorialità si è ampliata di oltre 900mila nuclei. Rispetto all’Anf, invece, l’estensione della platea riguarda 2,8 milioni di nuclei. Il giudizio complessivo su queste riforme, oltre che tener conto del quadro pre-esistente, dovrebbe integrare considerazioni di equità ed efficienza. Giudicare una riforma esclusivamente sulla base della distribuzione dei vantaggi generati, come spesso accade nel dibattito pubblico, sarebbe sbagliato. In ogni riforma esiste un trade-off tra equità ed efficienza e, per determinate risorse disponibili, il grado di conseguimento di ciascuno dei due obiettivi è condizionato dall’altro.
La razionalizzazione e i profili di efficienza
Per quanto riguarda l’Irpef, livelli elevati di aliquote effettive (in particolare, di quelle marginali) hanno effetti negativi rilevanti sull’efficienza e, in particolare, sulla partecipazione al mercato del lavoro regolare, sull’offerta di lavoro, sull’evasione fiscale e sulla crescita dimensionale delle attività economiche.
Avendo in mente questi aspetti, l’intervento sull’Irpef non si è limitato, come nel recente passato, a ridurre la pressione fiscale su certe categorie di contribuenti, ma si è posto anche l’obiettivo di razionalizzare la struttura delle aliquote marginali effettive che, prima dell’intervento stesso, mostravano una gobba poco sensata dal punto di vista economico con valori molto elevati (compresi tra il 45% e il 60%) nella fascia tra 33 e 41 mila euro (secondo grafico).
Ad esempio, prima dell’intervento un lavoratore dipendente con uno stipendio annuo di 35mila euro lordi che a seguito di un aumento del proprio impegno lavorativo avesse guadagnato 5mila euro aggiuntivi (sempre lordi), avrebbe scoperto che di quei 5mila euro gliene rimanevano circa 1960. Nel 2022, di quei 5mila euro aggiuntivi al lavoratore ne rimarranno circa 2750.
Anche l’introduzione dell’Auu ha portato una profonda razionalizzazione e semplificazione degli strumenti per le politiche a favore delle famiglie, che è evidente guardando alla distribuzione dei suoi importi al variare del reddito familiare e in assenza di patrimonio (coppia di grafici di destra).
Prima della riforma, il risultato della combinazione degli Anf e delle detrazioni per figli a carico era uno schema molto articolato, in cui per redditi inferiori a 8mila euro l’importo del beneficio era spesso nullo o molto contenuto, tra 8 e 15 mila euro cresceva solo per effetto del venir meno dell’incapienza e dopo i 15mila euro si riduceva molto rapidamente e senza linearità. Questo rendeva anche estremamente complesso valutare come il beneficio complessivo sarebbe variato al crescere del reddito. Di contro, l’Auu si caratterizza per un disegno molto più semplice con un decalage graduale e uniforme tra un livello massimo e uno minimo.
Gli impatti redistributivi
Il Dipartimento delle finanze ha stimato gli impatti redistributivi tra famiglie dell’insieme dei due interventi. Tali stime, che saranno pubblicate prossimamente, indicano che la capacità redistributiva del sistema fiscale e delle prestazioni sociali nel suo complesso è stata accresciuta dalle due riforme. Più precisamente, l’indice di Reynolds-Smolensky, che confronta la diseguaglianza nella distribuzione del reddito disponibile prima e dopo i due interventi e fornisce una misura della redistribuzione attuata dal sistema fiscale, aumenta in queste stime di oltre l’8% tenendo conto della composizione dei nuclei familiari. Il risultato dipende in misura pressoché esclusiva dall’introduzione dell’Auu, che aumenta la progressività, mentre l’intervento sull’Irpef mantiene sostanzialmente invariati i principali indici di diseguaglianza e di redistribuzione.
Questi risultati sono coerenti con quanto suggerisce l’analisi grafica. Come si vede nel primo grafico, l’intervento sull’Irpef per i lavoratori dipendenti concentra i maggiori guadagni (tra circa l’1 e circa il 2% del reddito disponibile) sulla fascia medio-bassa (tra 13 e 19mila euro) nonché su quella medio-alta (tra 37 e 55mila euro), già indicando una sostanziale neutralità redistributiva. D’altronde, la coppia di grafici di destra indica chiaramente come l’introduzione dell’Auu determini un forte vantaggio per i nuclei familiari con redditi familiari e Isee più bassi grazie alla sostituzione dell’Anf e delle detrazioni per figli a carico con il nuovo strumento di welfare capace di raggiungere anche fasce povere di popolazione prima non considerate.
Consiglieri del ministro dell’Economia e delle Finanze
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