Assegno unico: per patronati e Caf i tempi sono troppo stretti
Non è chiaro se si potrà fare domanda anche senza Isee e poi procedere a conguaglio
di Michela Finizio
I punti chiave
3' di lettura
L’operazione assegno unico da marzo 2022 inizia già con la preoccupazione, soprattutto di Caf e patronati, che i tempi siano troppo stretti. Le date sono serrate e va evitato che le famiglie, anche solo per pochi mesi, subiscano la cancellazione delle prestazioni attualmente erogate in busta paga, senza ricevere subito l’assegno sul conto corrente.
Le domande potranno essere presentate dal 1° gennaio all’Inps, che però dovrà diramare le istruzioni entro 20 giorni dalla pubblicazione del decreto sull’assegno unico in Gazzetta Ufficiale che, a sua volta, potrà avvenire solo previo parere delle commissioni parlamentari competenti (dovrà arrivare entro il 20 dicembre).
Per la domanda, inoltre, sarà necessario avere l’Isee 2022, che si potrà fare solo da gennaio (tramite procedura precompilata online sul sito dell’Inps o presso i Caf). L’assegno verrà poi riconosciuto da marzo, con la contestuale cancellazione in busta paga di detrazioni per i figli a carico e assegni attuali, ma – in base a quanto si legge nel decreto – l’Inps si prenderà 60 giorni dalla data della domanda per l’erogazione degli importi.
Le tempistiche strette
Difficile pensare che 7 milioni e mezzo di famiglie con figli minori di 21 anni riescano a fare tutto per tempo. «Chiediamo di dare la possibilità intanto di fare la domanda senza Isee e di comunicarlo entro giugno 2022 – afferma Dino Giornetti del Caf Cisl –. Così nel frattempo le famiglie potrebbero ottenere l’importo minimo e poi l’Inps, una volta conosciuto l’Isee, potrebbe procedere al conguaglio».
Anche il direttore del Caf Acli, Paolo Conti, insiste sulle questioni operative: «I cittadini rischiano di essere rimbalzati tra appuntamenti in diversi uffici, dai Caf per l’Isee ai patronati per inviare la domanda: basterebbe, come accade per il reddito di cittadinanza, dare la possibilità a entrambe le strutture di inviare la domanda».
I nodi da sciogliere
I numeri preoccupano anche i patronati che, nel frattempo, spingono già lo sguardo sulle situazioni concrete più incerte: «Ad esempio – si chiede Giuseppe Coletti del patronato Inca Cgil – bisognerà capire se sono inclusi i figli residenti all’estero a carico dei genitori, le famiglie dei rifugiati che le direttive europee hanno più volte tutelato, oppure alcuni permessi di soggiorno alternativi. Ci preoccupa poi il limite di giugno per chiedere gli arretrati: oggi per gli Anf ci sono cinque anni di tempo per richiederli».
Bisogna anche definire se a determinare gli importi è l’Isee ordinario o quello minori. «Non c’è scritto nella norma, ma non dovrebbero esserci dubbi essendo una prestazione che interessa soggetti minori», afferma Giornetti del Caf Cisl. Rispetto a quello ordinario, infatti,nell’Isee minori vengono attratti anche i redditi del genitore che non risiede con il minore. In caso di responsabilità genitoriale riconosciuta questo principio può dar luogo a conflitti (si veda l’articolo a fianco).
Il passaggio all’Isee, inoltre, determinerà una riduzione degli importi per i nuclei familiari con genitori conviventi che non sono mai stati sposati. Finora l’attuale normativa sugli assegni al nucleo familiare dava loro la possibilità di scegliere chi dei due li chiedeva, senza che rilevasse il reddito dell’altro genitore, anche se elevato. Questo premiava, in modo anacronistico, i genitori non coniugati.
Sarà importante, infine, definire al meglio il sistema dei controlli: «In futuro - conclude Giornetti - bisognerà evitare, come è successo per il reddito di cittadinanza, che vengano introdotte norme troppo restrittive per scoprire eventuali falsi beneficiari o soggetti che dichiarano il falso. Fatto sta che attualmente non c’è alcuna previsione al riguardo e bisognerà definire anche le prassi in caso di revoca o di correttivi da comunicare».
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