Le domande

Assegno unico, richieste solo per metà dei figli: per gli altri marzo è senza aiuti

Le istanze presentate finora riguardano il 50% dei potenziali beneficiari under 21, negli altri casi ci sarà «buco» di liquidità. Ora si punta a non perdere gli arretrati con domande entro giugno

di Michela Finizio

Arriva assegno unico per tre milioni di famiglie

3' di lettura

Sono 4,5 milioni i figli per cui è stato chiesto entro fine febbraio l’assegno unico universale. Tanti sono i codici fiscali per cui è stata fatta domanda all’Inps, per un totale di 2,7 milioni di istanze protocollate nei primi due mesi dell’anno che, senza intoppi nella fase istruttoria, riceveranno gli importi nella seconda metà di marzo.

A queste cifre, aggiornate dall’Inps al 25 febbraio, forse si aggiungeranno gli invii dell’ultima ora, anche alcuni cumulativi raccolti dai patronati. E poi vanno aggiunti i 773mila minori presenti nei nuclei familiari già beneficiari del reddito di cittadinanza: in questo caso i genitori non sono tenuti a presentare istanza, ma riceveranno separatamente l’integrazione prevista degli importi. In pratica, nei primi due mesi dell’anno “l’operazione assegno unico” ha raggiunto circa 5,5 milioni di figli: se si confronta il dato con il numero di residenti in Italia under 21, si tratta del 50% dei potenziali beneficiari. L’altra metà, invece, avrà tempo fino a fine giugno per presentare istanza, senza rischiare di perdere gli arretrati a decorrere dal mese di marzo.

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Si tratta di una stima, dal momento che alcuni maggiorenni potrebbero, in realtà, non avere i requisiti per richiedere l’assegno in quanto non “attivi” (la prestazione viene negata infatti ai cosiddetti Neet, che cioè non studiano nè cercano lavoro). Così come alcuni figli disabili a carico, anche maggiori di 21 anni, potrebbero invece beneficiare della nuova misura, prevista in questi casi senza limiti di età.

Fatto sta che il numero di domande finora arrivate all’Inps sembra insufficiente a raggiungere la quasi totalità degli aventi diritto, un obiettivo importante visto il carattere universale della misura. A influire sui numeri sono stati i tempi stretti con cui è partita la campagna in seguito all’approvazione del decreto legislativo n. 230 il 21 dicembre scorso. Così come la confusione generata nelle famiglie, dopo i tanti annunci legati alla fase transitoria approvata a luglio dello scorso anno. Senza contare che, come accadeva per gli assegni al nucleo familiare, potrebbe esserci una parte della platea che addirittura non sa di dover presentare domanda o che crede sia sufficiente presentare l’Isee, oppure non ha interesse nel ricevere importi ridotti.

Assegno unico, domande e risposte
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In ogni caso è bene chiarire quali sono le prossime scadenze e le relative conseguenze. Tutti coloro che presenteranno domanda dal 1° di marzo in poi, infatti, si troveranno a perdere le misure attualmente in vigore, percepite in busta paga dai lavoratori dipendenti (detrazioni fiscali per i figli a carico e assegni al nucleo familiare). Con il rischio di importanti ripercussioni sulla liquidità mensile a disposizione. Per questo è «possibile - afferma Anna Maria Bilato del patronato Inca della Cgil - che in concomitanza con l’arrivo delle buste paga, tra fine marzo e inizio aprile, assisteremo a una “risveglio” delle domande: solo quando la gente toccherà con mano la perdite cercherà di capire e correrà ai ripari»

A quel punto chi farà domanda entro giugno avrà diritto agli arretrati a decorrere dal mese di marzo. E l’Inps, in tutti i casi, provvederà - si legge nella circolare n. 23 del 9 febbraio scorso - al riconoscimento dell’assegno entro 60 giorni dalla domanda.

Qualora, invece, la presentazione dell’istanza avvenga dal 1° luglio in poi, la misura decorrerà dal mese successivo a quello della domanda stessa, senza arretrati. In questo scenario rileva anche la tempistica con cui viene elaborato l’Isee che, se successivo alla momento della domanda, renderà necessario attendere fine anno per gli eventuali conguagli degli importi spettanti.

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