Assicurazioni dell’Est poco solide, risarcimenti garantiti dall’Italia
Molti furbetti della targa circolano con auto immatricolate nell’Est Europa. Questo causa problemi sugli incidenti causati da loro in Italia
di Filippo Martini
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Molti «furbetti della targa estera» usano in Italia veicoli immatricolati nell’Est Europa, con polizze Rc auto di quei Paesi emesse da compagnie poco solide (anche perché risarcendo sinistri italiani affrontano costi tra i più alti d’Europa) che non pagano o lo fanno tardi. Così non di rado deve pagare l’Uci (Ufficio centrale italiano), che può solo rivalersi sul suo omologo del Paese della compagnia.
Il problema resta anche con la nuova direttiva europea (la 2021/2118) che ha sì elevato i massimali obbligatori, ma per i sinistri all’estero ha solo esteso le modalità di controllo di validità delle coperture assicurative ai veicoli stranieri che transitano sul territorio di uno Stato membro, per ampliare la tutela dei danneggiati.
Allo stesso fine, la direttiva di dicembre prevede che l’organo di tutela delle vittime, istituito in ogni Paese Ue, si faccia garante del risarcimento quando la compagnia estera sia fallita e quindi insolvente.
La protezione delle vittime stradali è sempre più sentita a livello comunitario: l’ultima sentenza della Corte Ue (21 dicembre 2021, causa 428/20) ha censurato il ritardo con cui la Polonia si era adeguato all’obbligo di innalzare i massimali.
I cittadini italiani danneggiati all’estero sono risarciti dal mandatario della compagnia del danneggiante. La direttiva di dicembre promuove accordi fra organi omologhi nei Paesi membri (in Italia presumibilmente la Consap) per trovare procedure di risarcimento se la compagnia estera fallisce. Gli accordi potranno migliorare le cose anche quando essa tarda a pagare.
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