Assistenza domiciliare, in ritardo le unità speciali anti-Covid
Le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) istituite con il decreto sanità dello scorso marzo seguono i casi sospetti o conclamati di Covid-19 direttamente a casa. Ma sono state attivate a singhiozzo in 15 Regioni
di Andrea Gagliardi
3' di lettura
L’assistenza domiciliare è considerata cruciale nella fase 2 di ripartenza, anche per prevenire nuove situazioni di intasamento di ospedali e Pronto soccorso nel caso in cui nuovi ed estesi focolai epidemici dovessero riaccendersi sul territorio. Ecco perché il governo ha puntato sulle cure a casa per i malati di Covid in isolamento domiciliare che non hanno bisogno di essere ricoverati. E nel nuovo decreto maggio atteso per il fine settimana è previsto, tra l’altro, un potenziamento delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale, create con il decreto sanità dello scorso 9 marzo), che assistono i malati porta a porta ma che sono state attivate a singhiozzo in 15 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Campania, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Valle d'Aosta, Sicilia, Toscana, Veneto, Lazio, Friuli Venezia Giulia e Calabria). Si tratta di piccoli team di camici bianchi, dotati di tutte le protezioni previste, seguono i casi sospetti o conclamati di Covid-19 direttamente a casa.
Circa 500 medici coinvolti
Le Unità speciali anticovid sono oltre 400 sul territorio nazionale, ma non bastano. Secondo i dati della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), sono circa 500 i medici impegnati nelle Usca. Pochi per seguire gli oltre 70mila malati di Covid a casa e monitorare i possibili futuri casi. Le Usca, rileva la Fimmg, dovrebbero dunque essere 1200 su tutto il territorio italiano, con circa 2500 medici, ed il sistema avrebbe dovuto essere completato a livello nazionale entro aprile. Tuttavia, avvertono i medici di famiglia, «siamo ancora lontani».
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Competenze non uniformi
Non si tratta solo di numeri. Un'interpretazione diversificata si ha anche rispetto al ruolo che le Usca devono avere: «In alcune Regioni vengono impiegate essenzialmente per l'esecuzione dei tamponi, in altre - afferma il segretario Fimmg Silvestro Scotti - svolgono invece una vera attività integrata di cure domiciliari insieme ai medici di famiglia».
Compiti ampliati in Lombardia
In Lombardia le Usca sono operative già da marzo ma adesso i loro compiti si apprestano ad essere ampliati: le squadre composte da medici e infermieri potranno infatti effettuare anche i tamponi a domicilio, possibilità fino ad oggi non prevista. Sono almeno 35 quelle attive in Piemonte (dato di aprile). Vi lavorano 376 medici e 21 infermieri. Sono 48 in Veneto, ed hanno attualmente in carico oltre 1.800 pazienti Covid, seguiti a domicilio anche per la somministrazione dei farmaci.
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Emilia Romagna prima regione ad attivarsi
In Friuli Venezia Giulia tutte le aziende del sistema sanitario hanno messo in campo sia Covid team sia le Unità speciali di continuità assistenziale, delle quali fanno parte 72 medici. In Emilia Romagna, prima regione a dare la caccia al virus 'casa per casa', le Usca sono attive in tutte le province, con sei squadre solo a Bologna. In Valle d'Aosta sono tre, mentre nel territorio della Asl Toscana Centro, competente per Firenze, Prato e Pistoia, le Usca nel mese di aprile hanno eseguito oltre 1700 tamponi su sospetti casi Covid ed effettuato 4219 visite a domicilio. Nelle Marche sono operative 19 Usca che effettuano i controlli domiciliari dei malati o sospetti contagiati di Covid-19 e, ove necessario, i tamponi per la verifica della positività al virus.
Puglia in ritardo
Nel Lazio le Usca sono in funzione dal 20 aprile ed effettuano già circa mille tamponi al giorno con 800 professionisti, in modalità drive in anche sui camper, per 'stanare' eventuali nuovi casi. Sono invece 14, sulle 35 previste dalla Regione, le Usca in Calabria. In particolare sono già state attivate le 11 Usca previste nel territorio di competenza della Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, e le tre di Crotone. In Sardegna su 32 previste, hanno iniziato già a lavorare quelle di Alghero, Ozieri, Sassari e Barisardo. La prossima sarà la Usca di Cagliari. Gli operatori sanitari intervengono a domicilio subito dopo la segnalazione dei casi sospetti, da parte dei medici di base o dei pediatri . In Puglia le 80 Usca previste ancora non funzionano, per un problema di reclutamento di medici che in pochi hanno aderito al bando. Nonostante tutto, le prime Usca potrebbero, secondo le previsioni della Regione, entrare in attività entro la fine della settimana.
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