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Asta 5G, i big chiedono tempo per scansare la maxi rata

Tim, Vodafone, WindTre e Iliad devono versare 4,8 miliardi entro settembre. Fastweb ha versato i suoi 33 milioni. Il Mise: «Dossier allo studio»

di Andrea Biondi

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3' di lettura

Corsa contro il tempo dei principali operatori italiani del settore Tlc per scansare la maxi rata (si parla di 4,8 miliardi complessivi) per le frequenze 5G che Tim, Vodafone, Wind Tre, Iliad dovranno versare entro fine settembre. Una tagliola non da poco: 1,7 miliardi ciascuno per Tim e Vodafone; 1 miliardo per la telco che fa capo a Xavier Niel e poco più di 300 milioni per Wind Tre.

Per ora, a quanto ricostruito dal Sole 24 Ore, l’ultimo incontro lo scorso 20 giugno nell’ambito di un tavolo ministeriale ad hoc (uno dei tre voluti dal Mise su sostenibilità economica, semplificazione e lavoro) non ha sortito effetti. E fra le telco si fa sempre di più strada l’idea di non avere grandi spazi di manovra. «Il dossier è allo studio del ministro Giorgetti» è la replica del ministero dello Sviluppo economico alla richiesta di commenti del Sole 24 Ore. Ma la fine di settembre si avvicina.

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Ci sono circa 4,8 miliardi che entro quella scadenza Tim, Vodafone, Wind Tre e Iliad saranno chiamate a versare allo Stato come contropartita dell’asta con cui si sono aggiudicate le frequenze per il 5G. Fu un'asta record quella conclusa a ottobre 2018, con lieto fine per lo Stato – visto l’incasso di 6,55 miliardi a fronte dei 2,5 previsti nella legge di bilancio – ma a caro prezzo per le telco con esborsi che vanno dai 2,4 miliardi di Tim come di Vodafone, agli 1,2 miliardi di Iliad, ai 516,5 milioni di Wind Tre ai 32,6 milioni di Fastweb. Quest’ultima ha concluso i pagamenti. Per gli altri è rimasta una maxirata. E così, analizzando i bilanci, si vede ad esempio che Tim conteggia fra le passività correnti 1,738 miliardi entro settembre 2022. Riguardo a Vodafone Italia nel consolidato chiuso il 31 marzo 2021 si legge di 1,663 miliardi di euro; per Wind Tre l'esborso previsto è di 334 milioni e per Iliad si legge di «euro 27.366 e 985.886 migliaia circa rispettivamente nel 2021 e 2022».

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È l’associazione che rappresenta la filiera delle Tlc, la Asstel presieduta da Massimo Sarmi, a portare avanti in sede ministeriale le richieste riguardanti i 4 operatori. «Si rappresenta la necessità di mitigare l'esborso previsto per il prossimo mese di settembre all'esito della gara per l'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze per l'attivazione del 5G, che deriva da una serie di elementi oggettivi e che attengono tanto all'esito stesso della gara che agli eventi esogeni che hanno trasformato l'economia mondiale ed il mercato delle telecomunicazioni, sia a livello internazionale che nazionale, negli ultimi anni», si legge nel position paper presentato durante l’incontro del 20 giugno. Fra gli elementi da considerare Asstel evidenzia «l’esito della gara per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze, che ha visto l’Italia al primo posto tra i grandi paesi dell’Unione Europea in relazione all’ammontare totale offerto dagli Operatori». Ma poi la pandemia come lo stato dei conti sempre più precario del settore suggerirebbero di intervenire.

Una certa rassegnazione sembrerebbe farsi sempre più strada. Ma, secondo indiscrezioni, fra i vari operatori il più attivo alla ricerca di una quadratura del cerchio sarebbe Tim. Il che è anche comprensibile vista la fase, dopo un 2021 chiuso con conti in rosso per 8,7 miliardi e un indebitamento finanziario netto sopra i 22 miliardi di euro, profit warning legati a mancati risultati dal deal con Dazn sulla Serie A, ma anche uno sforzo di partecipazione alle gare del Pnrr non banale e con il quale l’ex monopolista ha voluto anche date un segnale. Il 7 luglio nel corso del Capital Markets Day sarà illustrato il piano industriale di Tim. Il focus atteso è sulla riorganizzazione in 4 business unit (NetCo, ConsumerCo, EnterpriseCo e Tim Brasil), ma l’occasione è attesa per saperne di più anche sul processo innescato dalla separazione della rete che potrebbe portare alla creazione di una rete unica Tim-Open Fiber. Anche se, va detto, forse il momento clou sarà la ricezione di un’offerta da parte dei potenziali compratori per la società della rete di Tim che, come anticipato dal Sole 24 Ore del 14 giugno, è attesa entro fine luglio come stabilito all’interno del memorandum of understanding siglato da Tim, Open Fiber, Cdp, Kkr e Macquaire.

Proprio sul tema rete unica, a margine della presentazione dei palinsesti autunnali è intervenuto anche l’ad Mediaset Pier Silvio Berlusconi: «La rete unica di Tlc non può essere venduta alla leggera. Ci vuole un garante. E Cdp mi sembra possa avere questa funzione».

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