Aste, è caccia alle gemme più preziose: ecco i consigli degli esperti
Pietre da record si preparano a essere battute nei prossimi giorni. Le indicazioni degli specialisti di Sotheby’s, Christie’s e Bonhams per aggiudicarsi creazioni che uniscono bellezza, rarità e investimenti sicuri
di Chiara Beghelli
4' di lettura
«Colori, colori, colori»: parafrasando «Parole, parole, parole» della celebre canzone di Mina del 1972, questo titolo potrebbe accomunare le aste di gioielli e di gemme più attese della primavera. Eventi che promettono peraltro di aggiornare i numeri dei record battuti in passato. Il primo colore è il luminoso azzurro del “Laguna Blu”, un diamante fancy taglio a pera da 11.16 carati che Bulgari montò su un anello nel 1970, appartenuto da allora allo stesso collezionista, battuto il 16 maggio da Sotheby’s al Mandarin Hotel di Ginevra per oltre 25 milioni di dollari. Dopo oltre 50 anni di assenza dagli occhi del pubblico, era tornata a mostrarsi con una preview molto innovativa, al collo di Priyanka Chopra in occasione del Met Gala di New York lo scorso 1 maggio.
Il secondo colore è il rosa con riflessi porpora dell’Eternal Pink da 10,57 carati, che sarà battuto sempre da Sotheby’s, l’8 giugno a New York, con una stima di 35 milioni di dollari che lo rende il diamante del suo genere dal prezzo più alto mai battuto a un’asta, e soprattutto la gemma dal valore stimato per carato più alto di sempre, pari a oltre 3,3 milioni di dollari. Il terzo colore è il rosso dell’Estrela de Fura 55.22, rubino eccezionale tagliato da una pietra di 101 carati, il più grande mai battuto a un’asta, che apparirà sempre l’8 giugno a New York: scoperto lo scorso settembre nelle miniere di Fura Gems a Montepuez, in Mozambico, la cifra per la quale sarà aggiudicato potrebbe battere il record del Sunrise Ruby, venduto per 30,3 milioni di dollari nel 2015.
I colori sono diversi, ma uniti da una caratteristica: appartengono a pietre di eccezionale qualità. «Nel post-Covid c’era molto entusiasmo e molta liquidità, e si vendevano oggetti di qualità anche media e buona - nota Leo Criaco, senior specialist nel dipartimento gioielli di Christie’s a Ginevra -. Poi, dalla metà dell’anno scorso il mercato è cambiato, l’attenzione ora è rivolta solo a oggetti di qualità eccezionale. Abbiamo visto risalire i diamanti colorati, i diamanti rosa anche più dei blu nonostante siano meno rari, ma che hanno un mercato migliore soprattutto in Asia. Il 2022, poi, è stato l’anno degli zaffiri, sono andati molto forte quelli del Kashmir. Il rubino è sempre molto ricercato, meno lo smeraldo perché, appunto, è una gemma dove è praticamente impossibile non trovare inclusioni (impurità all’interno della gemma, ndr), e dunque è penalizzata dalla ricerca di questa qualità assoluta». Gemme del genere sono state anche le protagoniste nei giorni scorsi di un’altra, attesissima asta di Christie’s, “The World of Heidi Horten”, dedicata alla favolosa collezione di gioielli dell’erediteria austriaca.
«Al di là dei tre classici colorati, dunque rubini, zaffiri e smeraldi, abbiamo preferenze molto localizzate - nota Eleonora d’Ottavi, responsabile per l’Italia del dipartimento gioielli di Bonhams -. Nel Regno Unito, per esempio, sono molto ricercate le acquemarine, in India gli spinelli, in Cina la giada». Proprio la Cina, Paese star delle aste degli ultimi anni, ha rallentato la sua partecipazione, cedendo il passo all’emergente India ma soprattutto ai vivacissimi Stati Uniti: «È al momento il nostro mercato più forte - prosegue d’Ottavi -, sono interessati a tutto, oggetti piccoli e molto importanti, antichi e moderni, anche se c’è una differenza di gusto fra le due coste. In California si prediligono i colori molto vividi, mentre sulla East Coast, dove la luce è più fredda, si cercano più diamanti bianchi. Sono alla ricerca di oggetti europei, acquistano con piacere tutto ciò che ha punzoni francesi e italiani - aggiunge -. In generale gli anni 70 e i 90 si vendono molto bene, meno gli anni 80, e sta emergendo il mercato delle spille, sulla scia dall’uso anche maschile che se ne fa ora». I grandi marchi, Bulgari, Cartier, Van Cleef & Arpels, restano i preferiti, ma soprattutto fra i collezionisti che già li possiedono si sta diffondendo una nuova passione per marchi di nicchia: «A febbraio abbiamo venduto molto bene la tiara di un gioielliere napoletano d’inizio secolo, Giuseppe Knight - aggiunge d’Ottavi -. Stiamo cercando di promuovere la conoscenza della gioielleria storica italiana, che non è riuscita a raccontare il proprio savoir faire in modo efficace, come invece ha fatto la francese». Proprio le tiare sono un oggetto di recente molto ricercato, anche sulla spinta della stagione dei matrimoni e in conseguenza delle vicende della casa reale britannica».
Il periodo che resta il preferito è l’Art Deco: «Ma dipende da chi acquista - nota Sara Miconi, responsabile Gioielli Italia per Sotheby’s-. Se si tratta di collezionisti, prediligono gli anni 20 e i 30, dunque sì, l’Art Decò, dei grandi classici francesi come Cartier, Lacloche, Chaumet, Mauboussin. Se invece parliamo di un consumatore, allora verterà più su gioielli italiani degli anni 40 e 50, soprattutto Bulgari, ma anche nomi meno noti che riescono a esprimere l’eccellenza del gioiello italiano, che oggi trovo perfettamente espressa da marchi come Vhernier, per esempio. Ad accomunare tutti è la ricerca di oggetti molto particolari, possono essere collane dal valore milionario o braccialetti in platino degli anni 30».
E a unire le case d’asta è la crescita del canale digitale, in veloce espansione, con servizi sempre più evoluti (come la possibilità di ammirare un gioiello via video), che introduce una nuova clientela («il 20-30% di chi patecipa a ogni asta online lo fa per la prima volta», nota Criaco) e la conduce poi magari anche verso il mondo delle aste fisiche. Posizioni più sfumate, invece, sul tema dei gioielli in versione Nft: «Non è un argomento che abbiamo ancora approcciato - dice d’Ottavi -, anche perché ultimamente le aste di oggetti Nft sembrano aver perso interesse». «Credo che il gioiello sia soprattutto un’esperienza che si può avere in modi diversi, i due mondi possono non solo coesistere, ma portare vantaggi reciproci», nota invece Sara Miconi. «Il rapporto fra i gioielli fisici e Nft è lo stesso che lega i diamanti naturali e quelli di laboratorio - sottolinea Criaco -. Vedremo. Noi siamo una finestra del mercato e nel caso sapremo interpretare anche questa presenza».
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