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Se si tratta di una bolla, è di certo la più resistente: se già nel 2020 si temeva che il continuo rincorrersi dei risultati delle aste di orologi si sarebbe arrestato, nel 2021 i record sono proseguiti e il 2022 che si avvicina alla sua metà non sembra da meno. Passione per i grandi marchi da ottimo investimento, ricerca di solidi (ma anche emergenti) indipendenti, un mercato asiatico in perfetta forma e nuovi e sempre più giovani offerenti sono gli ingredienti del crescente successo delle aste di orologi, come dimostrano i dati delle case più importanti.
Per Phillips, che si occupa di orologi insieme a Bacs & Russo, il 2021 è stato l’anno con le vendite più alte di sempre, oltre 209 milioni di dollari, provenienti non solo dalle tradizionali piazze di Ginevra e Hong Kong, ma anche da New York, a dimostrazione della vivacità del mercato americano. Anche per questo, oltre alla tradizionale asta di dicembre, per l’11 e il 12 giugno è in calendario la prima asta “estiva” di Phillips nella sede di Park Avenue: i lotti “star” saranno Rolex Daytona, nella curiosa variante “El Lemoncito”, per la quale si attende una vendita di almeno 1,2 milioni di dollari, e il Chronograph Rainbow, (praticamente impossibile da acquistare in negozio), con le sue quasi 100 gemme fra zaffiri colorati e diamanti.
Aste molto soddisfacenti, intanto, a maggio: quella del 6, dedicata al 50esimo anniversario del Royal Oak Audemars Piguet, si è chiusa con il modello vintage venduto al prezzo più alto di sempre (oltre un milione di dollari), seguita il 7 e l’8 da Geneva Watch Auction: XV, dove un offerente dei 1.800 collegati da 67 Paesi si è aggiudicato per 3,4 milioni di dollari un raro Patek Philippe “Pink on Pink”, ref. 1518. Ottimi i risultati anche per gli indipendenti, come Kari Voutilainen, Christian Klings e De Bethune, nomi da tenere d’occhio come accade già da anni per Philippe Dufour e F.P. Journe, maison artigianali che non riescono a soddisfare gli ordini, poiché producono pochissimi pezzi ogni anno.
Anche per Sotheby’s un Pink on Pink (del 1948, appartenuto alla famiglia reale egiziana) ha portato un altro record: battuto per 9,6 milioni di dollari in dicembre a Hong Kong, è stato l’orologio più caro venduto all’asta del 2021 e mai battuto dalla casa britannica. Sempre il binomio oro rosa-Patek Philippe, ma nella referenza 2499 (un calendario perpetuo degli anni 50, reso unico dall’incisione del nome del suo rivenditore, Gobbi Milano) è stato battuto in aprile per 7,6 milioni di dollari nell’ambito dell’asta dedicata a Hong Kong al mitico “Nevadian”, un collezionista del Nevada noto nel mercato per la sua collezione di circa 400 modelli di Patek Philippe di eccezionale qualità, costruita con un percorso durato 30 anni.
Il 2021 si è chiuso con numeri record anche per il dipartimento orologi di Christie’s, che ha totalizzato 205 milioni di dollari, cifra in aumento del 257% rispetto al 2020 e del 157% rispetto al 2019. Altre percentuali che confermano l’ottima salute del mercato riguardano la tipologia degli offerenti: il 41% si era registrato per la prima volta, il 33% sono stati Millennial, che hanno trainato anche le aste online, cresciute del 602% sul 2019. Lo scorso 24 maggio Christie’s ha realizzato la più importante vendita di orologi di sempre in Asia, area che per la casa britannica genera il 37% delle vendite dei beni di lusso, attraverso tre aste che hanno totalizzato 38 milioni di dollari: una di esse era la terza parte di The Champion Collection, una serie che riserverà altre belle sorprese nella seconda metà dell’anno, grazie a rari Panerai.
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