Astoi: si può viaggiare all’estero per turismo anche partendo da zona rossa
Il ministero dell’Interno conferma che gli spostamenti per raggiungere l'aeroporto sono possibili anche nelle zone soggette a limitazioni
di Luisanna Benfatto e Gianni Rusconi
I punti chiave
7' di lettura
Spostamenti verso le seconde case ni, verso l’Europa sì, ad alcune condizioni: tampone obbligatorio all’andata e al ritorno con la consapevolezza che tutto potrebbe cambiare rapidamente a seconda della situazione epidemiologica. Il rischio è che si approdi in un Paese dove sostanzialmente la possibilità di muoversi e fare esperienze (andare nei musei, ristoranti ecc.) sia alquanto limitata o proibita. A questo si aggiunge l’ordinanza del ministro della salute Roberto Speranza firmata il 30 marzo che prevede una quarantena di 5 giorni per i viaggiatori che rientrano in Italia e un ulteriore tampone alla fine dei 5 giorni.
I viaggi per turismo verso l’estero sono comunque sempre all’oggi possibili anche dalla zona rossa. Lo conferma il ministero dell'Interno che ha risposto positivamente a un interpello rivolto da Astoi Confindustria Viaggi, l'associazione che rappresenta oltre il 90% del mercato del Tour Operating, facendo chiarezza su come la normativa che consente di recarsi liberamente in un Paese dell'area Ue/Schengen potesse conciliarsi con le misure restrittive adottate sul territorio nazionale (zona arancione, rossa).
La notizia dunque è una sorta di semaforo verde per chi è intenzionato a non passare le vacanze pasquali fa le mura domestiche e quelle delle seconde case all'interno della propria regione e nelle zone dove non è scattato il divieto di accesso ai non residenti come è avvenuto in Valle d'Aosta, Sardegna o Provincia di Bolzano.
La lista dei Paesi
E’ dunque consentito, nelle zone ad oggi soggette a restrizioni, lo spostamento di viaggiatori che intendano recarsi in un Paese estero aperto e “fruibile” per turismo cioè quelli inclusi nell'elenco C del Dpcm 2 marzo 2021 in vigore fino al 6 aprile. Via libera dunque anche nel periodo pasquale a viaggi verso Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca (incluse isole Faer Oer e Groenlandia), Estonia, Finlandia, Francia (inclusi Guadalupa, Martinica, Guyana, Riunione, Mayotte ed esclusi altri territori situati al di fuori del continente europeo), Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi (esclusi territori situati al di fuori del continente europeo), Polonia, Portogallo (incluse Azzorre e Madeira), Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna (inclusi territori nel continente africano), Svezia, Ungheria, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Andorra, Principato di Monaco.
Le regole per viaggiare e dove informarsi
Per molti italiani le prossime due settimane e i giorni a cavallo della Pasqua saranno all'insegna delle restrizioni agli spostamenti. Per molti, ma non per tutti. Il quadro normativo stabilito dall'ultimo decreto firmato da Mario Draghi (che conferma sostanzialmente le disposizioni adottate dal governo Conte), dopo l'intervento chiarificatore del Ministero, parla chiaro: all'estero si può andare e permane la suddivisione dei Paesi in cinque elenchi, per ciascuno dei quali sono previste specifiche regole da rispettare. Prima di prenotare voli e alberghi e organizzare il lungo week end pasquale lontano dall'Italia è bene fare riferimento a quanto recita il sito ufficiale “Viaggiare Sicuri” della Farnesina, costantemente aggiornato sulle regole da osservare per i viaggiatori e attraverso il quale capire se e come ci si può spostare verso un determinato Paese compilando l'apposito questionario interattivo. Valide alternative sono il portale Re-Open Eu realizzato e gestito dall'Unione Europea, che mette a disposizione informazioni in tempo reale sulla situazione in tutti gli Stati membri, e i siti delle varie ambasciate italiane all'estero. L'unica zona dove è inutile pensare di viaggiare è in ogni caso la B, dove il rischio di contagio al Coronavirus è ritenuto basso: l'elenco, al momento, è desolatamente vuoto. Ma torniamo all'elenco C, che riguarda i Paesi Ue e Shengen.
Tampone obbligatorio entro 48 ore dal rientro in Italia
In linea generale, una volta appurate le condizioni per l'ingresso in uno di questi Paesi, il decreto attualmente in vigore prevede l'obbligatorietà di presentare all'atto dell'imbarco, alla compagnia aerea con cui si viaggia e a chiunque sia deputato a effettuare i controlli, un'attestazione di essersi sottoposti, nelle 48 ore antecedenti al ritorno nel territorio nazionale, a un test molecolare o antigenico con risultato negativo. Al rientro in Italia dai paesi europei, bisogna dunque stare in isolamento di 5 giorni e sottoporsi nuovamente al tampone, mentre la quarantena 14 giorni è prevista di default, a prescindere dalla presenza o meno di sintomi, per i viaggiatori che hanno soggiornato o transitato (nei 14 giorni antecedenti all'ingresso in Italia) negli Stati compresi nell'elenco D, e cioè Australia, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea, Ruanda, Singapore, Thailandia.
Corridoi sicuri e il modello delle Canarie
Dopo un anno di stop forzato, il primo passo è quella di iniziare ad operare, anche lentamente. La convinzione di Pier Ezhaya, presidente di Astoi Confindustria Viaggi, è molto nitida: la macchina dei viaggi organizzati deve ripartire perché il paracadute dei ristori non può bastare a garantire la sopravvivenza di un settore che nel 2020 ha perso circa 12 miliardi di euro di entrate sui circa 13 miliardi complessivi. Il via libera del Ministero per gli spostamenti verso gli aeroporti per motivi di turismo, anche da zone soggette a limitazioni, è in tal senso un primo ma importante tassello per far viaggiare gli italiani, gradualmente e con tutte le tutele del caso. “La nostra proposta – spiega Ezhaya al Sole24ore.com - è quella di adottare un modello che garantisca la sicurezza dei viaggiatori da una parte e consenta la ripresa dell'attività delle aziende dall'altra: il cosiddetto Covid-Tested adottato da alcuni operatori alle Canarie, con partenza da fine marzo 2021, va per l'appunto in questa direzione”. Il protocollo in questione prevede infatti la possibilità di viaggiare solo con l'attestazione di un tampone molecolare negativo realizzato almeno 72 ore prima dell'imbarco (alcuni operatori prevedono anche un contributo di 50 euro a persona per effettuare il tampone) e in loco si soggiorna, senza alcuna quarantena, in una struttura che segue tutte le misure di prevenzione sanitaria; qualche giorno prima del rientro, un medico incaricato (direttamente all'interno della struttura) provvede ad effettuare un tampone antigienico, compreso nel prezzo della vacanza al pari dell'assicurazione anti Covid, da mostrare alle autorità doganali all'arrivo in Italia.“L'industria del turismo organizzato – aggiunge ancora il Presidente di Astoi - deve essere in grado di salvarsi da sola, anche se le previsioni per l'anno appena iniziato non sono purtroppo positive. Per evitare il collasso di agenzie di viaggio e tour operator abbiamo chiesto al governo, in diverse occasioni, anche al neoministro del Turismo, di riconoscere da una parte i necessari aiuti e di aprire dall'altra corridoi turistici sicuri, applicando i necessari protocolli per destinazioni europee e extra europee come Maldive, Seychelles, Emirati Arabi o Mar Rosso in Egitto”. Difficile pensare che tali corridoi possano risolvere i problemi del comparto ma sarebbero, secondo Ezhaya, un inizio per riattivare i flussi turistici. Senza dimenticare infine un altro tema di assoluta priorità: “la necessità di un allineamento a livello europeo per le riaperture dei vari Paesi e per la definizione di protocolli comuni per una ripresa coordinata del traffico internazionale”.
I casi di Svizzera, Spagna e Regno Unito
Le regole in vigore a partire dall'8 febbraio 2021 per l'ingresso in Svizzera prevedono che per i viaggiatori provenienti da aree ad alto rischio, anche per via aerea, devono presentare un test molecolare Pcr con esito negativo effettuato non oltre 72 ore prima dell'ingresso nel Paese e sono, comunque, sottoposti ad obbligo di quarantena della durata di dieci giorni (che può essere interrotto a partire dal settimo giorno in caso di test, anche rapido, con esito negativo). A partire dal 22 marzo, nella “black list” delle autorità elvetiche sono incluse ulteriori tre regioni (Basilicata, Lazio e Veneto), in aggiunta alle 10 che erano bandite già da inizio mese (Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Toscana e Umbria) ma è esclusa la Lombardia. Un ulteriore obbligo per entrare in Svizzera per turismo con mezzi di trasporto pubblico riguarda la registrazione dei propri dati di contatto sul portale dedicato per tutti coloro che entrano nel Paese.
Chi ha deciso di volare su Londra o un'altra città del Regno Unito deve sostanzialmente ottemperare a quattro adempimenti. Il risultato negativo di un test Covid-19 (in lingua inglese, francese o spagnola) effettuato nei tre giorni precedenti il giorno della partenza e che soddisfi i parametri indicati dal Governo britannico e i recapiti del centro medico che lo ha effettuato; la compilazione di un apposito formulario online (“travel locator form”) nei due giorni precedenti la partenza con indirizzo e numero di telefono dove poter essere contattati; l'isolamento cautelare di 10 giorni, considerando che il luogo della quarantena varia a seconda del Paese di provenienza (gli arrivi internazionali in Scozia sono sempre e comunque soggetti a quarantena nei Covid hotel per 10 giorni a proprie spese); l'obbligo di effettuare due test anti contagio il secondo e l'ottavo giorno di autoisolamento, da prenotare e pagare prima dell'ingresso nel Regno Unito (costano 210 sterline) tramite il portale dedicato.
Il ritorno in Italia, invece, almeno fino al 6 aprile è prerogativa solo per chi è residente in Italia da prima del 23 dicembre 2020 ed è legato all'obbligo di doppio tampone negativo (prima della partenza e all'arrivo) e di isolamento fiduciario. Decisamente meno complicato, invece, l'accesso in Spagna. Non è previsto infatti l'obbligo di quarantena ma vige l'obbligo di presentare un test molecolare Pcr negativo effettuato nelle 72 ore antecedenti l'ingresso (per via aerea o marittima) per i passeggeri provenienti da tutti i Paesi Ue. Per l'Italia, l'obbligo riguarda i passeggeri provenienti da qualunque Regione, tranne per chi arriva direttamente da Sicilia e Sardegna. Prima dell'ingresso via nave o aereo in Spagna è necessario compilare anche un “formulario di salute pubblica”, attraverso il sito o la app Spain Travel Health-SPTH, ottenendo un QR code da presentare (su dispositivo mobile o stampato) al proprio arrivo nel Paese.
Fino al 9 maggio, bene però ricordarlo, è in vigore un nuovo protocollo in virtù del quale le Comunità Autonome possono adottare misure restrittive della mobilità in entrata e uscita dalle regioni e da specifici comuni o quartieri (per il periodo pasquale, dal 26 marzo al 9 aprile, sono per esempio vietati gli spostamenti da una regione all'altra se non per motivi giustificati). Il rischio di lockdown localizzati, insomma, è tutt'altro che remoto.
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