Asvis: il Recovery plan rispetti gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030
Dovrebbe destinare almeno il 37% dei fondi alla transizione verde e per il 100% dei fondi si deve rispettare il principio di non nuocere in modo significativo all'ambiente
di Nicoletta Cottone
6' di lettura
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza - programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell'ambito del Next Generation Eu, lo strumento per rispondere alla crisi pandemica generata dal nuovo coronavirus - «deve essere inserito nell’ambito di un più ampio Programma nazionale di riforma da disegnare nel quadro dell'Agenda 2030, come previsto anche dal Semestre europeo, e introdurre traguardi qualitativi, obiettivi quantitativi e tempi d'esecuzione». Sotto la lente di Asvis il Piano nazionale di ripresa e resilienza predisposto dal precedente governo. Per l’associazione la mancanza di queste indicazioni «rende difficile valutare la concretezza e l’efficacia di molte misure previste, considerando anche che il termine entro cui conseguire gli obiettivi del Piano è fissato al 31 agosto 2026».
Il Rapporto Asvis “Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la Legge di Bilancio 2021 e lo sviluppo sostenibile”, presentato oggi in diretta streaming anche sul sito del Sole 24 Ore, dinanzi al presidente della Camera Roberto Fico, alla ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, ai ministri della Transizione ecologica Roberto Cingolani, dell’Innovazione tecnologica e transizione digitale Vittorio Colao, con la presidente della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo Irene Tinagli.
Cingolani: «Per la transizione serve co-partecipazione nelle scelte»
Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, ha detto che «la sostenibilità è un compromesso, non esiste una ricetta unica che massimizza il risultato. Essere sostenibili e avere una transizione ecologica di successo vuol dire trovare il giusto compromesso tra istanze diverse». E ha sottolineato che «dovemmo essere i gradi di discutere in maniera non ideologica tutte le scelte da fare». Secondo Cingolani «é nostro dovere cercare di sviluppare un complesso di progetti utili per mettere in sicurezza quello che c'è da salvaguardare, potenziare le eccellenze, creare delle opportunità per le filiere industriali nazionali e ridurre differenze che sono un grande problema del nostro paese da nord e sud». Si tratta ha spiegato, «di interventi complessi, non verticali, in cui serve un riflessione molto profonda che non può essere fatta da un solo ministero o da un solo gruppo do esperti e di persone». Per questo nel Pnrr «stiamo cercando di approfondire i temi da tutti i punti di vista coinvolgendo tutti i ministeri».
Colao: «Più risorse al digitale, basta anni ritardo sulla banda larga»
«Il nostro è un Paese di grandi eccellenze di R&D e innovazione e vedo grandi capacità di fare rete e collegarsi, dove non siamo forti è la capacità di mettere a frutto velocemente l'innovazione, abbiamo un insieme di norme, regole che non sono ostacolo alle idee ma alla sperimentazione delle idee», ha detto Vittorio Colao, ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale. «Dobbiamo dare a innovatori e ricercatori la possibilità di sperimentare in modo sicuro ma potendo andare anche oltre le regole e le norme. Non ci manca la possibilità di fare rete ma terreni su cui sperimentare». Colao ha poi indicato le sue priorità a partire dalla digitalizzazione «perchè non ci possiamo permettere di avere aree del Paese non collegate e penso agli studenti ma lo stesso vale per la sanità; stimo rivedendo i piani forse dovremo spendere di più ma soprattutto dobbiamo fare, non ci possiamo permettere di avere anni di ritardo di banda larga». Poi c'è la Pa «che va resa un vero alleato per tutti i residenti del Paese, abbiamo buone basi, non partiamo da zero ma Spid, Cie e PagoPa le abbiamo solo per un 20-30%». Per Colao «non sarà una vera transizione digitale se non la leghiamo alla questione giovanile. Non avremo sviluppo se non investiamo per i giovani. Io ho avuto come riferimento i cda, gli azionisti i mercati, ora il mio riferimento, al di la' del presidente Draghi sono i giovani, il mio datore di lavoro sono i giovani».
Bonetti: «Empowerment femminile necessario per sviluppo sostenibile»
«L’empowerment femminile come elemento necessario per la promozione della parità di genere diventa non elemento di giustizia sociale ma elemento necessario per l'attivazione di uno sviluppo sostenibile che richiede una visione strategica di prospettiva», ha spiegato Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la famiglia, nel suo intervento. «Il tema delle diseguaglianze - ha detto la ministra - è oggi un elemento che ha reso il nostro Paese fragile, non sufficientemente attrezzato a resistere all'urto che abbiamo subito e nemmeno capace di resilienza di riattivazione». Bonetti ha sottolineato che Next Generation Eu «ha individuato come aree prioritarie di intervento la transizione ecologica e quella digitale. Questo significa che la politica europea individua questi due settori come asset di sviluppo per il futuro, ma dobbiamo essere chiari sulle regole con cui entriamo nel gioco. La parità di genere non è solo uno degli elementi di investimento, ma è una scelta di metodo che strutturalmente, integralmente e in modo trasversale deve guidare la redazione del piano e del vivere sociale».
Fico: «La crescita è tale solo se sostenibile»
«La crescita è tale solo se è sostenibile - ha detto alla presentazione del report il presidente della Camera Roberto Fico - non possiamo e non dobbiamo misurarla solo con parametri legati al Pil. La transizione verso un modello sostenibile è l’unica via per garantire un benessere durevole ed equo alle prossime generazioni. Dobbiamo pertanto riconvertire il nostro sistema industriale e ricorrere a fonti di energia pulita e a basso costo. Passare da un’economia lineare a un’economia circolare, che massimizzi l’utilizzo delle risorse esistenti, riducendo contemporaneamente la dipendenza dalle nuove materie prime e diminuendo gli sprechi».
Seguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030
L’Asvis propone di «adottare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 sia per definire la governance verticale e orizzontale del Piano, sia per monitorarne e verificarne i risultati, in piena conformità anche con quanto previsto dal Semestre europeo». Secondo l’alleanza, in base a questo approccio «emergono alcune criticità: la mancanza di un’indicazione più dettagliata sulle priorità delle riforme necessarie e di un richiamo sistematico alle raccomandazioni del Semestre europeo 2019 e 2020; l'assenza di un allineamento ai nuovi target climatici europei; il mancato approfondimento di obiettivi fondamentali come la giusta transizione, il piano Garanzia Giovani, l'Agenda europea delle competenze».
I temi assenti
L’Asvis segnala l’assenza di temi fondamentali, a partire da perdita di biodiversità, adattamento ai cambiamenti climatici, riduzione dell'inquinamento. E questo nonostante il Piano, come previsto dal regolamento europeo, si legge nel report, «dovrebbe destinare almeno il 37% dei fondi alla transizione verde e per il 100% dei fondi si deve rispettare il principio di non nuocere in modo significativo all'ambiente». Manca una valutazione complessiva dei risultati attesi in termini di sostenibilità e impatto duraturo nel tempo delle scelte del piano, di coesione sociale e riduzione delle disuguaglianze.
Azioni a breve termine motivate da obiettivi di lungo periodo
«Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 rappresentano un quadro di riferimento fondamentale affinché il Pnrr risulti sistemico e coerente, in linea con il nuovo corso delle politiche europee e, in particolare, del Next Generation Ee. È importante che le azioni a breve termine siano motivate da obiettivi di lungo periodo, come chiede la Commissione europea», ha sottolineato il presidente dell’Asvis Pierluigi Stefanini. Che ha chiesto che all’integrazione del piano partecipi la società civile, come richiesto dalle linee guida della Commissione, con la fisponibilità di Asvis e delle oltre 290 organizzazioni aderenti a contribuire al dibattito, adottando una visione integrata del futuro.
I sei pilastri
Per agevolare una riscrittura del piano l’Asvis lo divide nei sei pilastri del regolamento Ue e relative Linee guida della Commissione europea: transizione verde; trasformazione digitale; crescita intelligente sostenibile e inclusiva; coesione sociale e territoriale; salute e resilienza economica, sociale e istituzionale; politiche per la prossima generazione. Sotto la lente di Asvis anche la Legge di Bilancio 2021, esaminata comma per comma, valutandone la coerenza rispetto ai 169 Target e ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030.
Il percorso verso gli obiettivi
Nel report anche l’aggiornamento degli indicatori compositi europei che descrivono il percorso dei Paesi dell’Ue rispetto al raggiungimento degli Obiettivi. «Tra il 2010 e il 2019, si segnalano segni di miglioramento per dodici Obiettivi (1, 2, 3, 4, 5, 7, 8, 9, 11, 12, 13 e 16), di sensibile peggioramento per tre (10, 15 e 17), mentre per il Goal 6 la situazione appare sostanzialmente invariata. Tra il 2018 e il 2019 si segnalano miglioramenti per otto Obiettivi: 1, 5, 7, 8, 11, 12, 13, 16. Una sostanziale stabilità si rileva per gli Obiettivi 2, 3, 4, 6, 9, 10, 15 e 17, mentre non si osservano peggioramenti in alcun Goal. Tra quelli che migliorano, i Goal 3 (Salute) 4 (Istruzione) 7 (Energia). Peggiorano invece, i Goal 10 (Disuguaglianze), 15 (Ecosistemi terrestri) e 17 (Cooperazione)».
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