Atelier Ines, spazio d’arte e autenticità nel cuore di Napoli
Alberghi provati per voi: le undici suite sono mini-gallerie con pezzi e arredi acquistabili. Tutto intorno, la vibrante vita del ritrovato Rione Sanità
di Sara Magro
2' di lettura
Fino a qualche anno fa il Rione Sanità di Napoli aveva una pessima fama. Qualcuno osava avventurarsi tra i suoi vicoli per vedere la casa natale di Totò e l'iconico palazzo dello Spagnolo, emblema di quando il quartiere ai piedi della collina di Capodimonte era abitato dalla nobiltà e dall'alta borghesia. Nel 2000, grazie al lavoro della parrocchia, di associazioni e fondazione, la zona ha iniziato un percorso di riqualificazione, mentre il riscatto turistico è avvenuto circa tre anni fa, per un allineamento favorevole di astri.
L'astro nascente, per esempio, era un giovane pizzaiolo, Ciro Oliva, che con i suoi impasti leggeri e condimenti sinceri ha creato la fila davanti a Concettina ai tre santi, la pizzeria fondata dalla nonna. La zona di sotterranei inesplorati dalle atmosfere popolari è finita all'improvviso sulla bocca di tutti con un passaparola invitante che imponeva anche la sosta da Poppella per il “fiocco di neve”, un dolce golosissimo a base di ricotta. Pionieri dell'ospitalità in questo autentico scorcio partenopeo, dove sventolano festoni inneggianti a Maradona e al terzo scudetto, sono invece Enzo e Inès, che hanno trasformato la casa-studio del padre di Enzo, lo scultore Annibale Oste, in un piccolo delizioso albergo d'arte con undici camere.
Il laboratorio è rimasto tale, un'officina piena di prototipi, cassetti, attrezzi, opere da completare, dove Enzo realizza sculture, mobili e gioielli in metallo. Negli spazi restanti hanno creato nove suite arredate con le opere di padre e figlio. Tutti pezzi unici, fatti a mano, dai pomelli delle porte alle cassettiere asimmetriche, agli intarsi in ottone su finestre e pareti, con qualche tavolo e sedia vintage per completare l'atmosfera bohémienne. Le suite sono mini gallerie d'arte, di cui si possono comprare e ordinare i singoli pezzi, cucite insieme da ambienti conviviali: il cortile con salottini per chiacchierare, il pergolato per fare colazione (luculliana, con succhi di frutta casalinghi e dolci napoletani), lo studio per lo smartworking, il giardino sul retro per rilassarsi tra le maestose installazioni di Annibale.
Il contesto è fondamentale per capire quanto Atelier Ines, questo il nome dell'hotel, sia perfettamente incastonato nel suo tessuto urbano, tra cortili e cancelli che non sono barriere ma trasparenze, e case tutte attorno, con i panni stesi, i bambini che giocano in balcone e la musica di Pino Daniele che arriva da qualche finestra aperta. L'Atelier è un albergo insolito, divertente, curato, pieno della vitalità contagiosa dei proprietari che non si stancano mai di dare idee per trascorrere densamente ogni minuto del soggiorno.
Un posto dove tornare più volte, anche solo per stare lì a osservare la vita napoletana dal vivo. Trovate un momento per visitare la fucina di Enzo e guardatelo mentre forgia ferro e argento in palloni di alici, angeli e separé. Se vi piace, potete prenotare un workshop d'arte con lui.
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