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L’informatica progredisce a ritmi serrati, tanto da stupire anche gli addetti ai lavori talvolta. Per tenere il passo con questo progresso, e con i rischi che implica, la ricerca è fondamentale, e gli atenei del Friuli Venezia Giulia sono molto attivi su questo fronte.
Martino Trevisan è professore in Ingegneria informatica all’Università di Trieste, e nella sua attività di ricerca si occupa proprio di studiare internet e l’ecosistema del web. Perché quando si parla di cybersecurity non si tratta solo di attacchi informatici, ma anche della sicurezza dei propri dati quando si naviga. «Quando navighiamo i siti web raccolgono molte informazioni su di noi, spesso senza che ne siamo consapevoli» nota Trevisan. Si tratta anche di informazioni sensibili, come gli interessi, le idee politiche o lo stato di salute di ciascuno, informazioni che sono notoriamente rivendute in un mercato dei dati. «Ma la raccolta dei dati di navigazione ha implicazioni anche sul segreto industriale. Entrando in possesso dei dati di navigazione di un concorrente, un’azienda potrebbe facilmente intuirne le strategie o dedurne i punti deboli». Per Trevisan, internet è un ottimo esempio per spiegare il ruolo dei centri di ricerca pubblici e delle università. «La rete è in mano a grandi aziende che, legittimamente, portano avanti i loro interessi. Tuttavia il loro impatto sulla nostra società è enorme ed è estremamente difficile valutare in modo imparziale le tecnologie che esse sviluppano. Ecco perché i ricercatori, grazie al finanziamento pubblico, svolgono un ruolo fondamentale per la società: possono esaminare le tecnologie sempre più complesse che vengono messe sul mercato dovendo rendere conto del loro operato solamente alla collettività».
Anche l’Università di Udine è attiva su più fronti. Nell’alta formazione, con il master in Intelligence e Ict, e nella ricerca e sviluppo, con due laboratori dell’Uniud Lab Village: il Laboratorio di Intelligence e Security (diretto da Francesco Zucconi) e il Laboratorio di Cybersecurity (diretto da Marino Miculan e Gian Luca Foresti). Il primo è impegnato nella progettazione di algoritmi di analisi di intelligence da fonti aperte (Osint) per sviluppare applicazioni di prevenzione/individuazione di fake news, attacchi informatici a siti web e piattaforme social di enti e aziende. Un approccio grazie al quale l’analisi di informazioni su fonti aperte diventa anche uno strumento predittivo di eventi e azioni.
Il Laboratorio di Cybersecurity fa ricerca su progettazione, configurazione e utilizzo di sistemi di rilevamento di attacchi a “reti dati” di aziende ed enti pubblici: è attivo sul monitoraggio automatico delle attività di rete, le analisi di anomalie su flussi di dati, la sicurezza nella trasmissione delle informazioni, anche mediante l’impiego di scenari simulati in appositi ambienti virtuali. Inoltre, studia e sviluppa tecniche per l’analisi e la progettazione di protocolli crittografici di sicurezza (autenticazione, scambio chiavi, cifratura, single-sign on, ecc.).
Molte anche le aziende del settore, fra queste Karmasec, azienda friulana di data security: «Fino a poco tempo fa gli attacchi erano targetizzati, oggi non è più così - afferma il fondatore, Manuel Cacitti - Moltissimi piccoli e medi imprenditori sono portati a pensare di essere troppo piccoli, appunto, e con budget poco interessanti per le organizzazioni di cybercrime. Si tratta di un falso mito: i criminali informatici, ampiamente finanziati dalla malavita, utilizzano strumenti evoluti per organizzare attacchi automatizzati, a largo raggio».
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