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Atlantia, si chiude l’epoca Autostrade: venduta a Cassa depositi per 8,1 miliardi

Firmato il closing: la cessione innescata dalla tragedia del ponte Morandi. Aspi torna in mano pubblica di fatto allo stesso prezzo a cui era stata privatizzata

di Laura Galvagni

Crollo ponte Morandi: accolti i patteggiamenti di Aspi e Spea

3' di lettura

Un passaggio formale che sancisce la chiusura di un capitolo apertosi il 14 agosto del 2018 con la tragedia del Ponte Morandi. E che dopo 22 anni riporta in mano pubblica la vecchia Autostrade, peraltro a valori simili a quelli a cui era stata privatizzata. Atlantia, la holding infrastrutturale che fa capo alla famiglia Benetton, ha infatti comunicato che «è stato perfezionato il closing dell’operazione di cessione della partecipazione detenuta in Autostrade per l’Italia (pari all’88,06% del capitale e dei diritti di voto) a favore del Consorzio formato da Cdp Equity (51%), Blackstone Infrastructure Partners (24,5%) e Macquarie Asset Management (24,5%). La cessione della partecipazione è avvenuta a un controvalore di 8.198,8 milioni di euro inclusa la ticking fee e al netto di minori altri aggiustamenti di prezzo previsti sempre dal contratto di cessione». Il tutto è avvenuto a circa un anno dal primo via libera formale alla vendita: il 31 maggio del 2021 infatti i soci di Atlantia avevano dato il loro assenso alla valorizzazione. Formalizzata poi l’11 giugno scorso con l’accordo Spa (Sale and purchase agreeement) tra la compagnia e Cassa.

Autostrade per l’Italia, privatizzata nel 2000 con un incasso complessivo per lo Stato di circa 8 miliardi, torna dunque in mano pubblica. Lo fa con un piano strategico già scritto che vale da qui al 2038 14,5 miliardi di investimenti e 7 miliardi di interventi in manutenzione. Alla guida, come detto, ci saranno Cassa Depositi e Prestiti e i fondi Macquarie e Blackstone.

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Quest’ultimo è lo stesso che ora affiancherà i Benetton nell’altra partita chiave apertasi con la chiusura della vicenda Autostrade, ossia l’Opa di Edizione su Atlantia. A tal proposito proprio per venerdì 6 maggio è in calendario un consiglio di amministrazione della holding sui dati trimestrali chiamato però ad avviare anche la procedura di selezione degli advisor che dovranno supportare il board nella valutazione della congruità dell’offerta. La riunione servirà di fatto a proseguire il lavoro appena abbozzato dal precedente consiglio. La scorsa settimana, venerdì 29 aprile, l’assemblea dei soci ha eletto infatti i nuovi membri del cda, con Carlo Bertazzo confermato amministratore delegato e Giampiero Massolo eletto presidente. Componenti che ora sono chiamati a dare un parere fondamentale per quella che potrebbe essere una svolta cruciale per la holding: ossia l’addio alla Borsa e il riposizionamento strategico in vista di un possibile ritorno a Piazza Affari tra cinque anni.

Edizione e Blackstone, con il supporto peraltro anche di Fondazione CrTorino, hanno messo sul piatto 12,7 miliardi per conquistare Atlantia. In particolare, promuoveranno un’offerta totalitaria sulla holding ad un prezzo di 23 euro per azione, valore che sale a 23,74 euro aggiungendo il dividendo di 0,74 euro già deliberato. Il prezzo incorpora un premio del 28,4% rispetto al valore delle azioni alla data del 5 aprile scorso (ultimo giorno di borsa aperta prima dei rumours su una potenziale operazione straordinaria su Atlantia). Per promuovere l’Opa i Benetton e il fondo hanno costituito una newco, Schemaquarantatrè, che è interamente controllata da un altro veicolo, battezzato Schemaquarantadue, che rappresenterà la holding di riferimento del nuovo gruppo. Quest’ultima parte con il controllo al 65% di Edizione (attraverso Sintonia) ed è partecipata da Blackstone al 35%. L’assetto muterà però con l’ingresso di Fondazione CrT che consegnerà il proprio 4,54% all’offerta per poi reinvestire fino al 3%.

Quanto ai numeri, come si diceva, in caso di adesione totale la cordata verserà 12,7 miliardi a fronte di una valutazione complessiva dell’asset di poco inferiore ai 19 miliardi. Il veicolo ricorrerà al debito per 8,2 miliardi mentre i restanti 11 miliardi saranno finanziati da Blackstone per 4,4 miliardi e per la parte restante da Ponzano Veneto con il conferimento nella newco del pacchetto del 33,1% detenuto in Atlantia. Nel mentre con le risorse a disposizione, derivanti anche dalla cessione di Aspi (8 miliardi pari più o meno al debito contratto dal veicolo per lanciare l’offerta), Atlantia promuoverà il piano strategico già deliberato. Il 15 giugno 2021 la compagnia ha infatti presentato le proprie linee guida di sviluppo, basate su nuovi investimenti nel settore autostradale, aeroportuale e in quello dei servizi digitali per la mobilità.

La compagnia punta a diventare un operatore globale di mobilità sostenibile e integrata. In tal senso, la prima acquisizione è stata fatta lo scorso gennaio: 950 milioni per acquisire da Siemens il 100% di Yunex Traffic, operatore globale specializzato in piattaforme per le Smart Cities.

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