Attacchi hacker alle aziende dell’energia, il punto sulle indagini e cosa sappiamo finora
Le indagini in corso della Polizia Postale - Gabrielli: «Si punta a influenzare l’Italia»
di Marco Ludovico
I punti chiave
2' di lettura
L’intelligence, Aisi e Aise, lavorano sotto traccia per trovare riscontri al più fondato dei sospetti: una mano statale estera dietro agli attacchi informatici alle nostre aziende di energie. La Polizia Postale sta facendo tutti gli approfondimenti investigativi da trasmettere alla Procura della Repubblica di Roma e agli altri uffici giudiziari. L’Anc, agenzia nazionale cybersicurezza, setaccia palmo a palmo la geografia e la procedura degli attacchi, l’indice di insidia e di pericolosità, gli alert da mandare alle aziende e agli uffici sensibili. Una fibrillazione ormai costante e generalizzata. Impossibile abbassare la guardia.
Gruppo Canarbino ultimo caso
La sequenza degli attacchi è diventata interminabile. L’ultimo noto riguarda il gruppo Canarbino, con sede a Sarzana in Liguria. L’azienda si occupa di import-export di gas. L’hackeraggio non avrebbe compromesso il sistema informatico aziendale. Ha ripreso poi a funzionare il sito del Gse, il gestore dei servizi energetici. Mentre l’attacco all’Eni non ha avuto particolari ripercussioni: il sistema di sicurezza aziendale è riuscito a intercettare con tempestività i primi segnali ostili ed è stato scongiurato un danno di rilievo. Su Gse ed Eni le indagini della Postale vanno a largo raggio, del resto sono a tutti gli effetti infrastrutture sensibili. Gli attaccanti sapevano bene chi volevano colpire e quali effetti avrebbero voluto ottenere.
Sanità a rischio
All’Acn hanno poi notato come un altro settore è sotto tiro: la sanità. Il caso ad agosto della Asl della città di Torino non si può derubricare a fatto locale secondario. Referti scritti a mano, prenotazioni saltate, riduzione al minimo delle analisi, impossibilità a pagare i ticket con il circuito PagoPA: come nel capoluogo piemontese può accadere anche altrove. Notevoli le ricadute sulla cittadinanza, gli effetti sono inebrianti per i cybercriminali. La preoccupazione su questo settore, dunque, è molto alta. L’Acn deve accertare quanto il sistema territoriale della sanità pubblica, che poi fa capo a ciascuna regione, abbia le difese adeguate al ripetersi e all’intensificarsi ormai incessante degli attacchi. La questione è antica ma ormai urgentissima.
I segnali di Gabrielli
Franco Gabrielli, sottosegretario della Presidenza del Consiglio, non parla mai a caso. Ieri ha detto: «Da tempo viviamo sotto attacco, non è una cosa nata il 24 febbraio (inizio del conflitto russo-ucraino, n.d.r.). Mentre parliamo ci sono Francia, Gran Bretagna, Grecia e Montenegro sotto attacco. E’ un fenomeno - ha spiegato - che non può essere riferibile solo alle vicende belliche che stanno interessando il nostro continente e non solo». Ha poi aggiunto: «Siamo in quella che è stata definita la prima guerra ibrida, un’altra guerra non meno pericolosa e preoccupante. Più che preoccuparci delle conseguenze - osserva Gabrielli - dovremmo preoccuparci di una maggiore resilienza e maggiore capacità di far fronte agli attacchi».
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