Atterrato a Fiumicino Marco Zennaro, l’imprenditore veneto liberato in Sudan
L’imprenditore veneziano era stato incarcerato a Khartoum lo scorso anno per una diatriba commerciale
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Marco Zennaro, l’imprenditore veneziano rimasto quasi un anno in detenzione in Sudan, è arrivato in Italia, all’aeroporto di Fiumicino, con un volo di linea della compagnia aerea Turkish Airlines, proveniente da Istanbul. Il rientro di Zennaro era slittato di giorno in giorno da lunedì scorso, a causa di accertamenti clinici, scioperi e condizioni meteo avverse. L’imprenditore, un anno fa, era arrivato in Sudan e lì era stato arrestato. Una volta scarcerato, nel giugno 2021, non era potuto tornare in Italia perché gli era stato imposto il divieto di uscire dal Paese.
Un divieto revocato il 7 marzo scorso perché sono stati consegnati i 200mila euro di garanzia richiesti dal tribunale sudanese, soldi raccolti grazie a una raccolta promossa da Unioncamere Veneto.
L’annuncio del papà: «L’incubo è finito»
«Confermo la partenza di Marco dal Sudan», aveva riferito all’Adnkronos nella prima mattina di sabato 12 marzo il papà di Marco Zennaro, Cristiano. «Dopo 361 giorni finalmente l'incubo è finito – dice – Ringrazio mio figlio per essere sopravvissuto a quei 75 terribili e infernali giorni di detenzione. Ringrazio la famiglia per aver trovato in tempi brevi le risorse finanziarie per far cessare la detenzione».
Zennaro esprime un ringraziamento anche nei confronti dei dipendenti dell'azienda «per aver portato avanti l’attività con grande senso di responsabilità pur in assenza del loro titolare. Il mio pensiero – aggiunge – va a quelle 50mila persone che hanno fatto sentire a Marco con manifestazioni sempre pacifiche l’affetto della comunità veneziana».
Riguardo la Farnesina sottolinea: «Devo purtroppo denunciare il totale fallimento dell'istituzione italiana che incomprensibilmente non ha voluto risolvere un palese sequestro di persona a scopo di estorsione. Mi auguro che la Farnesina abbia il pudore di non rilasciare retorici comunicati perché se Marco è uscito da quell’inferno lo deve solo ed esclusivamente a sé stesso». E al denaro raccolto da Unioncamere Veneto per pagare la cifra richiesta dal tribunale sudanese.
Marco Zennaro: «Finito un incubo, sono a casa»
«Dopo un anno si conclude un incubo: a complicare la situazione il meteo, le tempeste di sabbia. Ora finalmente sono a casa!». Così al suo arrivo all’aeroporto di Fiumicino l’imprenditore veneziano Marco Zennaro, apparso stanco ma di buon umore, accompagnato nel suo viaggio aereo da Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie e da uomini della Guardia di finanza e della Polizia in forza nello scalo aeroportuale.
«Mi dissocio completamente. La Farnesina ha fatto tutto quello che poteva fare»: così Zennaro ha risposto a chi gli chiedeva di commentare le dure parole usate dal padre nei confronti dell’operato del ministero degli esteri in un video postato sui social media. «Il contesto sudanese - ha affermato l’imprenditore - è un contesto difficilissimo, peggiorato da un colpo di stato, da una miseria dilagante, da una crisi sociale, politica, economica che affligge il Paese da troppo tempo. Non mi sono sentito abbandonato da nessuno - ha aggiunto Zennaro - Non si può chiedere quello che non si può avere».
Una vicenda complessa
La vicenda legata a Zennaro è piuttosto complessa. Sarebbe stato assolto in tre procedimenti penali, ma avrebbe ancora pendente l’appello di una causa civile, nella quale alcuni suoi clienti in Sudan lo avrebbero accusato di avere consegnato una partita di trasformatori difettosi. Ad occuparsi del suo caso è stato, fra gli altri, il direttore generale per gli italiani all’Estero della Farnesina, Luigi Vignali, che nei giorni scorsi si era recato personalmente in Sudan proprio per seguire gli sviluppi della vicenda; riuscendo alla fine a far rimuovere il cosiddetto travel ban che di fatto impediva all’imprenditore di poter fare rientro in Italia.
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