Borse in rosso, Bce conferma rialzi tassi. Wall Street chiude negativa
Christine Lagarde ha parlato a Davos e la Bce ha pubblicato i verbali dell'ultima riunione: l'inflazione è troppo alta, la stretta continua. Spread Btp/Bund stabile a 172 punti base, sale il petrolio mentre il gas è ancora in calo
di Chiara Di Cristofaro ed Eleonora Micheli
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Le Borse europee hanno ingranato la retromarcia e archiviano una seduta in rosso deciso, sui minimi di giornata, mentre si allontanano le ipotesi di un rallentamento delle politiche monetarie restrittive. La frenata appare del tutto fisiologica, tenendo conto della performance messa a segno dai principali indici da inizio anno, con Piazza Affari tornata nella seduta di mercoledì 18 gennaio ai livelli precedenti allo scoppio della guerra in Ucraina. Il dubbio, però, è legato al trend, che potrebbe rimanere rialzista visto che la recessione dell’economia si profila più lieve delle attese, o potrebbe invertire la rotta, soprattutto se le banche centrali continueranno ad alzare in modo deciso il costo del denaro.
Christine Lagarde da un lato e i verbali dell'ultima riunione dall'altro fanno propendere per quest'ultimo scenario, confermando che la banca centrale resta concentrata sugli obiettivi di riduzione dell'inflazione e non vede segnali di preoccupazione sul fronte recessione. Dai verbali della riunione di dicembre della Bce è emerso infatti che c'era un forte orientamento ad aumentare i tassi anche di 75 punti base. Segno meno quindi peer il FTSE MIB di Milano e i principali indici europei, a partire dal CAC 40 di Parigi e il DAX 40 di Francoforte.
Oltreoceano, intanto, perdono quota anche gli indici di Wall Street, che chiude negativa. Il Dow Jones perde lo 0,76%, il Nasdaq cede lo 0,96%, mentre lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,76%.
Di fronte ai nuovi dati macro Usa - con le richieste di sussidi di disoccupazioni inferiori alle attese - si alimenta l'idea che le banche centrali continueranno a portare avanti una politica aggressiva sul rialzo dei tassi. Ieri tre presidenti regionali della Fed hanno confermato la necessità per la Banca centrale di continuare ad alzare i tassi d'interesse all'attuale ritmo.
Al momento, i tassi d'interesse sono al 4,25%-4,50%; la prossima riunione della Fed sarà tra due settimane: probabile un rialzo di 25 o 50 punti base. A confermare i timori, le parole dell'amministratore delegato di JPMorgan Chase, Jamie Dimon, che ha detto di credere che i tassi d'interesse supereranno il 5%.
Verbali Bce, a dicembre molti volevano aumento tassi di 75 pb
Durante la riunione della Bce del 14 e 15 dicembre scorso, quando il Consiglio direttivo aveva alzato di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento, «un ampio numero di membri aveva inizialmente espresso una preferenza per un incremento dei tassi di 75 punti base, dal momento che l'inflazione era attesa a livelli chiaramente troppo alti e per troppo tempo e le aspettative del mercato e le condizioni finanziarie prevalenti erano incompatibili con un tempestivo ritorno all'obiettivo di inflazione del 2% fissato dalla Bce». È quanto emerge dai verbali della riunione di dicembre, in cui si spiega che secondo i "falchi" della Bce «il mancato superamento delle aspettative del mercato avrebbe potuto essere considerato come una conferma delle aspettative sul futuro percorso della politica monetaria». Inoltre, chi chiedeva un rialzo di 75 punti base era dell'opinione che questo fosse «preferibile all'approccio alternativo di un ritocco di 50 punti base accompagnato da una comunicazione rafforzata sulla strada da seguire».
A Milano male le banche. Realizzi su Snam dopo piano
A Piazza Affari sono andate male le banche, fatta eccezione di Unicredit che ha tenuto le posizioni. Riflettori accesi su Snam, nel giorno della presentazione del piano industriale al 2026. Le quotazioni hanno però perso terreno, risentendo delle prese di beneficio dopo il +10,7% vantato da inizio anno. Il gruppo prevede investimenti per 10 miliardi al 2026 (+23% rispetto al precedente business plan). L’azienda ha messo in conto un progresso medio annuo del 7% circa per l'Ebitda e del 3% per l'utile netto.
Tra le blue chip hanno fatto male le Stmicroelectronics, in scia all’andamento in calo dei titoli tecnologici. Hanno inoltre ingranato la retromarcia le utility ed è stata una giornata di flessione anche per il comparto oil. Hanno invece arginato le perdite le azioni di Telecom, all’indomani del cda, che ha lavorato sul nuovo piano industriale che sarà presentato al mercato il 14 febbraio.Iveco Group ha continuato a correre, festeggiando ancora le commesse di recente annunciate. Da inizio anno le azioni sono balzate in avanti di oltre il 25%.
Euro oscilla in area 1,08 dollari
Seduta in altalena per l'euro che a fine giornata sui mercati europei oscilla intorno a quota 1,08 dollari. Il biglietto verde nelle scorse sedute ha toccato il minimo da 8 mesi a causa delle aspettative dell'adozione da parte della Fed di una posizione meno aggressiva riguardo al controllo dell'inflazione nell'obiettivo di minimizzare l'impatto della contrazione in arrivo, posizione già abbandonata nella seduta odierna.
Sale il prezzo del petrolio, in calo quello del gas
Torna a salire il prezzo del petrolio, dopo la debolezza della mattinata, con le attese di una domanda più robusta dalla Cina grazie alle riaperture, mentre le scorte di petrolio negli Stati Uniti sono notevolmente aumentate, nell'ultima settimana, al contrario delle attese. Registrato un rialzo di 8,408 milioni di barili a 448,015 milioni di unità, contro attese per un ribasso di 1,1 milioni. Intanto, ad Amsterdam, il gas è ancora in calo del 4,8% a 58,7 euro al MWh.
Spread BTp/Bund stabile a 172 sui minimi da aprile 2002
Chiusura stabile per lo spread tra BTp e Bund che si conferma sui minimi dall'aprile 2022 anche dopo la diffusione dei verbali della Bce relativi all'ultima riunione e all'intervento della Presidente della Bce Christine Lagarde al Forum di Davos. A fine seduta il differenziale di rendimento tra il Bund tedesco e il BTp decennale banchmark (Isin IT0005494239) si è attestato a 172 punti base, sullo stesso livello del closing di ieri. In rialzo il rendimento BTp decennale benchmark che ha segnato un'ultima posizione al 3,77% dal 3,73% del closing di ieri.
Banca di Norvegia lascia tassi invariati, nuovo rialzo a marzo
Dopo cinque rialzi consecutivi, la Banca di Norvegia ha lasciato invariato il tasso di riferimento al 2,75%, una breve pausa prima di un ulteriore inasprimento, ritenuto «molto probabile» a marzo. L'economia norvegese sta mostrando segnali di rallentamento che giustificano un'evoluzione «più graduale» dei tassi, ha spiegato la banca centrale. «La traiettoria futura dei tassi dipenderà dagli sviluppi economici», ha dichiarato il governatore Ida Wolden Bache. «Il tasso ufficiale sarà molto probabilmente aumentato a marzo», ha aggiunto. Di fronte alle pressioni inflazionistiche, la Banca di Norvegia è stata una delle prime ad alzare i tassi, che ora sono al massimo dal 2009. I prezzi al consumo rimangono su un livello elevato, al 5,9% a dicembre. Il prossimo annuncio della Banca centrale è previsto il 23 marzo.
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