«Attila» di Giuseppe Verdi aprirà la stagione della Scala
di Armando Torno
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Quest'anno la stagione della Scala si aprirà, la sera del 7 dicembre, con “Attila” di Giuseppe Verdi. Il maestro Riccardo Chailly l'ha scelta per ragioni artistiche, ma qui potremmo notare che si è aggiunto, data l'aria che tira in questi giorni, qualcosa di profetico. Perché? “Attila” non è un'opera “politica” del maestro di Busseto, ma quando fu ripresa nel teatro del Piermarini nel marzo 1848 (la prima si diede a Venezia nel 1846) cadde Metternich e poche ore dopo cominciarono le Cinque Giornate di Milano. Insomma, diventò un simbolo.
Battute a parte, si attendeva quest'opera nella rilettura di Chailly (con rappresentazioni sino all'8 gennaio), così come sarà gradito dal pubblico dei melomani il secondo appuntamento lirico del cartellone: una ripresa della “Traviata” sotto la bacchetta di Myung-Whun Chung (dall'11 gennaio, 12 rappresentazioni).
Il 27 febbraio 2019 ci sarà Valery Gergiev con “Chovanščina” di Musorgskij, che rappresenta anche il ritorno del grande repertorio russo un po' mancato negli ultimi anni. E poi un'altra novità: vi saranno due opere di Richard Strauss. La prima, dal 23 aprile, sarà “Ariadne auf Naxos” (dirige Franz Welser-Möst); la seconda, “Die ägyptische Helena”, con il medesimo direttore, debutterà il 9 novembre del prossimo anno. Sono due nuove produzioni ed “Elena egizia” (ricordiamola anche tradotta) sarà data la prima volta alla Scala.
Un cartellone che appare ricco, scintillante, denso. Una ripresa di “Cenerentola” di Rossini (bacchetta di Ottavio Dantone) è prevista dal 10 febbraio; Chailly sarà di nuovo sul podio dal 31 marzo con una chicca: riporterà la prima italiana moderna della versione originale di “Manon Lescaut” di Puccini. Il direttore musicale della Scala la diresse già nel 2008 a Lipsia e ora la propone a Milano. Una curiosità: rispetto alla “Manon” conosciuta, questa versione cambia finale nel I atto.
Per i mozartiani ci sarà “Idomeneo” dal 16 maggio del prossimo anno (sul podio Christoph von Dohnányi), seguita il 28 dello stesso mese da “Die tote Stadt”, di Erich Wolfgang Korngold, un musicista conservatore in auge nel primo novecento viennese, poi diventato americano: anche quest'opera sarà data per la prima volta alla Scala.
Un cartellone che prosegue con “Elisir d'amore” di Donizetti (dal 10 settembre): in tal caso sul podio vi sarà Michele Gamba, poco più che trentenne, che debutta nelteatro del Piermarini. Poi parte il progetto barocco con Cecilia Bartoli: si comincia il 18 ottobre 2019 con “Giulio Cesare” di Händel; il 5 dello stesso mese, invece, vi sarà “Quartett” di Luca Francesconi (dirige Maxime Pascal): è un'opera commissionata dalla Scala che ha avuto più di quaranta riprese in Europa (non è vero che la musica contemporanea non sia ascoltata…). E poi il progetto con il coro e l'orchestra dell'Accademia raddoppia: un “Rigoletto” dal 2 settembre (dirige Nello Santi), ma soprattutto “Prima la musica poi le parole” di Antonio Salieri, con un “Gianni Schicchi” di Puccini, dirette da Ádám Fischer dal 6 luglio. Per questa seconda parte la regia è quella (ripresa) di Woody Allen. Il quale, comunque, sarà presente nel teatro.
Per finire ricordiamo “I masnadieri” di Verdi (dal 18 giugno 2019) con una coppia come il direttore Michele Mariotti e il regista David McVicar: un'opera che manca dal 1978 nel teatro milanese e la diresse, al suo debutto scaligero, Chailly. Un ultimo sguardo al cartellone va dato anche nella parte dei concerti: il 14 ottobre 2019 lo stesso Chailly dirigerà al Piermarini l'orchestra del Festival di Lucerna e nascerà con essa un progetto.
In sala, alla presentazione, non al tavolo con il sindaco Sala, direttore e sovrintendente, c'era Roberto Nepote, presidente di Rai.com: la prima del 7 dicembre sarà trasmessa anche quest'anno in diretta su Rai 1, dopo gli ottimi risultati degli anni scorsi. Alexander Pereira, sovrintendente, ha ricordato che la stagione 2018-19 “presenta 15 titoli, 9 dei quali sono nuove produzioni e 2 sono prime per la Scala”. Anche se al “centro della proposta artistica del Teatro resta il repertorio italiano”, occorre ammettere che gli orizzonti si sono notevolmente aperti. Chailly ha tra l'altro ricordato che con “Attila”, “importante opera del primo Verdi”, prosegue un progetto di rilettura e interpretazione iniziato con “Giovanna d'Arco”. Lo stesso Chailly, ora che il suo lavoro comincia a dare risultati concreti, ha detto: “la Stagione che si apre consolida il percorso intrapreso e compie un passo ulteriore verso il futuro”. Parole che facciamo anche nostre per questo cartellone.
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