Attuare il Pnrr favorendo le partnership con i privati
L’ex presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato che «il Piano nazionale di ripresa e resilienza è il piano di tutto il Paese»
di Fabrizio Pagani
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L’ex presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato che «il Piano nazionale di ripresa e resilienza è il piano di tutto il Paese». Con circa 190 miliardi di investimenti in 5 anni e altri 30 del Fondo complementare, il Pnrr è effettivamente una sfida nazionale. Tuttavia, il Piano sarà veramente Piano di tutto il Paese solo se riuscirà a coinvolgere le imprese. Se vogliamo che Pnrr produca effetti duraturi, oltre quelli certamente positivi della costruzione di opere pubbliche, e rafforzi la competitività del sistema Italia e in definitiva alzi la linea di base della crescita della nostra economia, il settore privato ne deve essere protagonista.
Secondo la Nadef, nel 2023 dovranno essere spesi 41 miliardi di euro. Si tratta di somme ingenti, ma che possono essere moltiplicate se il Pnrr è accompagnato da una lungimirante attenzione agli investimenti privati. Questo effetto leva può avvenire in molti modi: da procedure di appalto innovative a partnership pubblico private, dalla creazione di fondi di coinvestimento fino all’attrazione degli investimenti privati nelle aree che beneficiano di quelli pubblici.
Ci sono, infatti, diverse modalità attraverso cui le imprese possono partecipare a questo sforzo collettivo. Il più ovvio è la partecipazione alle gare d’appalto per la realizzazione di progetti finanziati dal Pnrr. Nei prossimi mesi moltissimi settori verranno investiti da questo processo. Una nuova maturità nei servizi e nelle opere finanziati dal pubblico pretende una postura differente nella gestione delle gare d’appalto, meno transazionale e più collaborativa.
Poiché il Paese necessita di infrastrutture e servizi capaci di contribuire in modo decisivo a obiettivi di sviluppo sociale, economico e di sostenibilità, l’auspicio è che si faccia anche più utilizzo del Partenariato pubblico privato (Ppp). L’opportunità di utilizzare il Ppp non deriva solo dalla possibilità di generare addizionalità finanziaria, mobilitando capitali privati in logica di co-investimento, ma anche di attivare competenze e soluzioni per realizzare progettualità complesse e non tradizionali.
Lo strumento è già stato utilizzato su alcuni grandi progetti Pnrr, quali per esempio il cloud nazionale e la piattaforma di telemedicina. Altri ambiti di applicazione potranno riguardare il rinnovo del parco mezzi di trasporto, la realizzazione di infrastrutture di trasporto, l’efficientamento energetico degli edifici pubblici, le residenze per studenti universitari, le infrastrutture di ricerca, le trasformazioni urbane. Si può immaginare che il nuovo termovalorizzatore di Roma, di cui molto si è parlato, sia realizzato attraverso una Ppp. Sia per appalti che per Ppp ci si aspettano nuovi strumenti e possibilità nel nuovo Codice dei contratti, in via di predisposizione.
Tuttavia, ciò che farà la differenza sarà la capacità delle amministrazioni di esercitare una committenza sofisticata, in grado di valorizzare quelle imprese capaci di esprimere soluzioni in grado di generare un reale contributo agli obiettivi trasformazionali del Pnrr. La straordinaria spinta generata dal Pnrr si potrà trasformare in un cambiamento reale solo se le amministrazioni sapranno essere ambiziose e preparate. Gli strumenti e le politiche ci sono; serve abbattere la barriera culturale dell’avversione al rischio e al cambiamento. Le nuove progettualità potranno offrire opportunità di investimento nell’economia reale anche al risparmio privato, sempre più abbondante e sempre più alla ricerca di impieghi capaci di concorrere a obiettivi di sviluppo. In questa prospettiva, va considerato il contributo che potranno dare i Pir (Piani individuali di risparmio), gli Eltif (European long term investment fund – fondi chiusi di investimento a lungo termine) e i capitali raccolti con finalità di impatto (impact investing). L’ingente risparmio italiano è un bene prezioso e delicato. Non possiamo pensare di tassarlo, ma è anche uno spreco che rimanga inattivo sui conti correnti, particolarmente ora in regime di alta inflazione. Per questo ora esso più che mai deve essere canalizzato verso l’economia reale italiana.
Il Pnrr non è quindi solo una questione che riguarda la politica e la pubblica amministrazione. Le sfide che abbiamo davanti possono essere affrontate solo con un “Piano di tutto il Paese”. Ciò richiede, da un lato, che le amministrazioni sappiano esercitare una committenza sofisticata per offrire spazi di investimento, di capacità e capitali, al mercato; e, dall’altro, che le imprese mettano in campo le loro migliori risorse per contribuire alla realizzazione degli obiettivi strategici. Per favorire questo allineamento e una co-evoluzione pubblico-privato, l’Università Bocconi ha lanciato il Pnrr Lab, che ha l’obiettivo di monitorare l’attuazione del Piano e di sperimentare e stimolare, come in un vero laboratorio, la partecipazione delle imprese all’attuazione.
Vitale & Co., presidente advisory board del Bocconi Pnrr Lab
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