Def, Confindustria: «Bene il taglio del cuneo ma serve di più». La bocciatura dei sindacati
Giudizio negativo dei sindacati. Cgil: «Non è adeguato, giudizio negativo». Uil: «Stiamo tornando all’austerity»
I punti chiave
- «Nubi sull’economia, sostegno a famiglie e imprese»
- «Pnrr è cruciale, non minarne l’ambizione»
- «Ampliare spending review, priorità stop sugar e plastic tax»
- Cgil: nostro giudizio non può che essere negativo
- Cisl: favorevoli al taglio del cuneo ma è insufficiente
- Uil: occasione mancata, stiamo tornando ad austerity
- Ugl: stime prudenti ma ci si poteva spingere un po’ oltre
- Confcommercio: riportare il Pnrr su un sentiero virtuoso
- Confesercenti: riforma fiscale grande assente
5' di lettura
«Il perseguimento dell’equilibrio dei conti pubblici è cruciale». Ma «questo significa che le risorse pubbliche disponibili saranno esigue» rileva Confindustria in audizione sul Def con il direttore del Centro studi, Alessandro Fontana. L’associazione imprenditoriale «valuta positivamente la destinazione dei 3 miliardi quest’anno al taglio dei contributi sociali per i lavoratori dipendenti a basso reddito anche se si tratta di un ammontare esiguo che dovrebbe essere integrato con altre risorse da recuperare attraverso un’attenta revisione della spesa». «Bene» anche i 4 miliardi sul 2024 per la riduzione della pressione fiscale. E servono «le riforme».
«Nubi sull’economia, sostegno a famiglie e imprese»
Lo scenario economico, «sebbene sensibilmente migliore di qualche mese fa, appare oscurato da diverse nubi e richiederebbe interventi decisi su almeno tre fronti», avverte Fontana, presentando la posizione di Confindustria in audizione sul Def di fronte alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Tre i fronti. «Sostenere i redditi delle famiglie meno abbienti, su cui maggiormente incidono le pressioni inflazionistiche; spingere gli investimenti delle imprese, anche rafforzando Industria 4.0, soprattutto quelli volti ad aumentare l’efficienza energetica e accelerare la transizione ambientale; continuare a proteggere le imprese dei settori che stanno continuando a subire maggiori perdite di competitività, in conseguenza dei prezzi del gas ancora alti».
«Pnrr è cruciale, non minarne l’ambizione»
«Se le risorse di bilancio saranno limitate, le uniche vere a disposizione saranno quelle previste da Pnrr e RepowerEu e i fondi di coesione». Dunque, nel convincimento di Viale dell’Astronomia «occorre, con ancora maggior determinazione, utilizzarle tutte e nel modo più efficiente. Soprattutto l’attuazione del Pnrr è cruciale, non solo sul versante nazionale, ma anche nell’ottica della nuova governance economica e delle prossime scelte sulla politica industriale europee».
«Ampliare spending review, priorità stop sugar e plastic tax»
«Dalla legge di bilancio e dal Pnrr si stima un recupero complessivo pari a 1,5 miliardi nel 2024, 2 miliardi nel 2025 e 2,2 nel 2026. Si tratta di risorse insufficienti, anche solo per finanziare le cosiddette politiche invariate. Per questo occorrerà ampliare sin da ora la strategia di spending review». Inoltre, Fontana ricorda che «nel Def non si fa riferimento a plastic tax e sugar tax, introdotte nel 2020 e mai divenute operative per le loro gravi criticità, la cui entrata in vigore è prevista per gennaio 2024. Confindustria considera prioritaria la loro soppressione visto che non hanno nessuna finalità ambientale e non presentano alcuna motivazione per la salute». Infine, «in tema di garanzie pubbliche, il Def non contiene indicazioni chiare e convincenti. Ferma la necessità di delineare un graduale percorso di rientro dal supporto rafforzato previsto per la crisi pandemica e quella energetica, riteniamo, soprattutto alla luce delle condizioni attuali e prospettiche di accesso al credito, che il fondo di garanzia per le Pmi debba essere rafforzato, sia prevedendo la gratuità di accesso allo strumento, sia innalzando l'importo massimo garantito ed estendendo la platea dei beneficiari alle mid cap».
Cgil: nostro giudizio non può che essere negativo
Bocciatura del documento di economia e finanza da parte dei sindacati. Il Def «non è adeguato alla fase che sta attraversando il Paese. L’unico intervento di politica economica, minimo, a sostegno della domanda è la riduzione del cuneo fiscale. Mancano risposte strutturali per limitare i prezzi, sostenere i redditi da lavoro e pensione anche attraverso la via fiscale e per sostenere la coesione sociale attraverso politiche per l’inclusione». Così la vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, in audizione sul Def. Anche sulle pensioni «il superamento della legge Fornero è rimandato per l’ennesima volta. Non ci sono risorse. Il nostro giudizio non può che essere negativo».
Cisl: favorevoli al taglio del cuneo ma è insufficiente
Il taglio del cuneo contributivo «sulle retribuzioni medio-basse nel periodo maggio-dicembre» con risorse per 3,4 miliardi è un provvedimento su cui «siamo favorevoli ma che tuttavia giudichiamo ancora insufficiente per rispondere al problema della difesa delle retribuzioni rispetto all’inflazione. C’è, poi, il tema dei contratti pubblici da rinnovare e quello del fiscal-drag che taglia le retribuzioni reali». La Cisl in audizione evidenzia che, sempre rispetto al taglio del cuneo, «lo stesso meccanismo indicato nella relazione e nel Def pone immediatamente un problema per il 2024. Il taglio del cuneo contributivo previsto dalla legge di bilancio per il 2023 scade a dicembre. Per mantenerlo inalterato per tutto il 2024 sono necessari 10 miliardi e nel Def non c’è traccia di un loro stanziamento»
Uil: occasione mancata, stiamo tornando ad austerity
Per la Uil il Def è «un’occasione mancata». Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, in audizione in commissione Bilancio sul documento di economia e finanza, sottolinea che si sta «tornando indietro, quando si parlava di austerità e non di crescita». A mancare, sia una lotta reale all’evasione fiscale («se il governo continua a emenare provvedimenti che favoriscono l’evasione, come nel decreto bollette, andiamo dalla parte sbagliata»), sia una risposta effettiva all’emergenza della precarietà.
Ugl: stime prudenti ma ci si poteva spingere un po’ oltre
«Il Def si colloca sulla medesima linea della legge di Bilancio, molto prudenziale, ma intanto alcuni indicatori hanno segnato un miglioramento, quindi forse poteva spingersi un po’ oltre». Così Fiovo Bitti, segretario della Ugl, in audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato.
Confcommercio: riportare il Pnrr su un sentiero virtuoso
In uno scenario di «transizione», con «oggettive difficoltà che vanno affrontate», per Confcommercio nel Def «appare senz’altro condivisibile la prudenza. E non stupisce l’esiguità dello scarto tra scenario tendenziale e programmatico, data la ridotta disponibilità di risorse aggiuntive in ragione sia dell’attenzione ai conti pubblici sia del processo di normalizzazione dello schema degli aiuti a famiglie e imprese», rileva il segretario generale di Confcommercio, Luigi Taranto, in audizione sul Def presso le Commissioni Bilancio congiunte di Senato e Camera. Cruciale sarà «riportare su un sentiero virtuoso il percorso di realizzazione del Pnrr anche alla luce delle correzioni che sono necessarie a causa degli extra-costi emergenti nell’attuale scenario economico-finanziario». Più in generale «evidenziamo l’esigenza che ogni rivisitazione e aggiornamento del Pnrr siano anzitutto finalizzati ad allineare il tasso di crescita potenziale del Pil italiano almeno a quello dell’eurozona. È il tema noto del cogliere l’occasione di valorizzare riforme ed investimenti per evitare il ritorno agli asfittici tassi di crescita del passato e per la stessa sostenibilità della finanza pubblica».
Confesercenti: riforma fiscale grande assente
Un Def «improntato alla prudenza», secondo Confesercenti. «Il quadro, però, rimane incerto a causa dei ritardi sul Pnrr e, in particolare, dell’effetto sui consumi dell’erosione del potere d’acquisto delle famiglie. Un rallentamento che potrebbe incidere sul Pil e che il previsto taglio del cuneo potrebbe non essere sufficiente a mitigare», avverte l’organizzazione che in audizione sul Def di fronte alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato auspica «misure più coraggiose», non sempre «collegate alle emergenze». A parte la riduzione del cuneo, «la riforma del fisco è la grande assente di questo Def, pur comprendendo le cautele espresse dal documento, e pur valorizzando l’intenzione di utilizzare 4 miliardi, ma nel 2024, come risorse a copertura della riduzione della pressione fiscale, riteniamo che su questo fronte si debba intervenire con più tempestività, anche perché si sono innescate delle aspettative da parte di famiglie ed imprese».
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