Aumentano i ritardi di pagamento nel settore agroalimentare
Un’analisi di Atradius registra un aumento dei tempi di incasso delle fatture nel 2021, ma nel complesso il sentiment resta positivo. Stabile il ricorso all’assicurazione del rischio
di Emiliano Sgambato
3' di lettura
Le imprese del food&beverage hanno registratro nel 2021 un aumento dei ritardi di pagamento. Il peggioramento emerge da un report di Atradius, società specializzata nell’assicurazione del credito commerciale e in recupero crediti presente in oltre 50 Paesi.
Il 54% delle imprese del settore agroalimentare italiano intervistate ha riferito infatti tempi di incasso più lunghi per quanto riguarda le fatture insolute: nel 2020 questa quota si fermava al 41%. Per il 34% degli intervistati (in diminuzione rispetto al 49% dello scorso anno) i tempi di incasso delle fatture non hanno registrato variazioni, mentre solo per il 12% delle imprese i tempi di incasso sono stati più brevi (dato comunque in miglioramento rispetto al 10% dello scorso anno).
Resta invece abbastanza stabile il livello dei corrispettivi non pagati nei tempi pattuiti: in particolare, secondo Atradius, «il 48% del valore totale delle fatture è risultato insoluto alla scadenza (50% nel 2020) e la quota di crediti dichiarati inesigibili si è attestata al 7% (8% lo scorso anno).
Il 25% delle imprese sondate dalla società inoltre «ha fatto ricorso a finanziamenti aggiuntivi da fonti esterne tra cui banche ed altri istituti finanziari e ha dovuto assorbire i relativi costi».
Una fotografia che si inserisce in un contesto degli ultimi anni che tutto sommato è risultato positivo per il settore, considerando ovviamente le difficoltà legate alla pandemia. Tuttavia non mancano le criticità, che ovviamente si riflettono su flussi finanziari e la gestione dei crediti, soprattutto per le imprese più legate all’operatività di ristoranti, bar e altri esercizi commerciale (horeca) molto colpiti dalle restrizioni anti-contagio.
«Nonostante la buona salute del comparto, che si mantiene proiettato verso la crescita –commenta Massimo Mancini, country manager di Atradius per l'Italia – persistono alcune criticità per molti dei piccoli produttori e trasformatori che operano nei segmenti chiave dell'agroalimentare italiano. In particolare, l'alta competitività del mercato a vantaggio della grande distribuzione e la volatilità dei prezzi delle materie prime potrebbero mettere a dura prova la crescita e il buon andamento dei pagamenti tra le aziende di settore. In questo contesto, gli strumenti a supporto della gestione del credito rappresentano un valido alleato per tutelare il business delle imprese da clienti più vulnerabili a causa del contesto sfavorevole».
Entrando più nel dettaglio della gestione del rischio, il 48% delle imprese intervistate da Atradius ha fatto ricorso a un assicurazione esterna del credito (rispetto a 41% dello scorso anno) ma di contro il 62% delle imprese ha preferito affidare la gestione dei crediti a risorse interne.
«Questo comporta in linea di principio l’accantonamento di riserve per crediti inesigibili nell’ottica di mitigare l’impatto di potenziali perdite. Tuttavia – si legge nel report – l’accantonamento di fondi ha anche un impatto sulla liquidità che potrebbe altrimenti essere destinata all’operatività quotidiana oppure per investimenti a supporto del business. È forse per questo che il 56% delle imprese che ricorrono l’auto assicurazione ha offerto sconti a fronte del pagamento anticipato delle fatture. La gestione interna dei crediti comporta infatti dei costi: il 42% degli intervistati ha riferito di aver sostenuto quest’anno costi amministrativi più elevati per la gestione dei crediti commerciali incluso un aumento dei costi legati al recupero dei crediti».
Guardando al futuro, il 63% delle imprese intervistate non prevede di modificare il proprio approccio di gestione dei crediti commerciali. Tra chi prevede di far ricorso al credito commerciale, il 30% ha intenzione di concedere più tempo ai propri clienti per il pagamento delle fatture, mentre un altro 30% lo fa nell’ottica di stimolare la domanda.
Il 70% delle imprese food&beverage intervistate si mostra comunque ottimista riguardo all’andamento dell’economia domestica nei prossimi mesi. Benché per la maggior parte degli intervistati si tratterà di un miglioramento contenuto, per il 60% delle imprese ciò contribuirà a sostenere la crescita.
Allargando lo sguardo ai principali paesi europei, Atradius fa il punto sulla situazione del settore in Germania, primo paese di destinazione dell'export italiano, «dove si attende un forte incremento delle insolvenze e dei ritardi di pagamento atteso nel 2022, che potrebbe raggiungere in entrambi i casi il +10%». Anche in Francia, al terzo posto tra i mercati clienti del tricolore, «il mercato dell'agroalimentare registra impatti negativi sui margini di profitto».
Gli Stati Uniti mostrano «un trend di sviluppo del settore piuttosto rallentato. I costi di produzione nell'alimentare sono cresciuti notevolmente in tutti i sotto-settori a causa dell'aumento dei prezzi delle materie prime, inoltre i margini dei produttori sono stati colpiti dall'inflazione, la più alta dal 2008. Nonostante lo scenario critico, i pagamenti B2B nel settore dovrebbero attestarsi sui 30 giorni in media e si prevede che i ritardi di pagamento e le insolvenze si stabilizzeranno nel 2022».
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