da novembre

Aumento Iva, la tentazione di acquistare all’estero cresce

Con l'aliquota al raddoppio sono a rischio 500 milioni di finanziamenti in leasing

di Raoul de Forcade

3' di lettura

Con l’avvicinarsi del Salone nautico di Genova, diventa sempre più viva la preoccupazione degli operatori del settore per un altro appuntamento: quello con novembre, mese in cui entrerà in vigore l’aumento dell’Iva, dall’11 al 22%, per il noleggio (charter) e per il leasing di barche. Mentre, dunque, le aziende che costruiscono imbarcazioni sperano di mettere alle spalle gli effetti sul business del Covid partecipando alla kermesse genovese, lo spettro dell’aumento dell’Iva rischia di pesare sulle vendite della manifestazione, perché, come ricorda Luigi Macchiola, direttore generale di Assilea, in Italia il 90% degli acquisti di barche si fa tramite leasing. Con il ritocco dell’Iva si rischia di creare una grave distorsione del mercato: sono in bilico 500 milioni di finanziamenti in leasing, per le barche che potrebbero avviare la procedura all’estero, anziché in Italia.

A questo punto si è arrivati perché il 15 giugno scorso l’Agenzia delle entrate ha emanato, in tema di Iva, un provvedimento attuativo adottato in conformità con la richiesta, rivolta dalla Commissione Ue a tutti gli stati mediterranei dell’Unione, di rivedere le modalità di calcolo della navigazione in acque extra Ue e conseguentemente l’aliquota Iva. Con il decreto Semplificazioni, l’entrata in vigore delle nuove regole per l’Iva, che riguardavano inizialmente solo il charter, è stata spostata a novembre ma l’aumento è stato esteso anche al leasing nautico. L’Italia rischia così di penalizzare il suo stesso mercato, perché in altri Stati Ue questo aumento è stato rinviato, o non applicato, per il charter e non esteso al leasing.

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«Gli interessi del settore della nautica – afferma Macchioli – sono già stati colpiti duramente a partire dal 2008 e 2009 e, dopo una ripresa, hanno risentito del fermo del Covid. Adesso ci arriva questa tegola in testa non banale, che parte da un’infrazione Ue verso l’Italia riguardante solo il noleggio a breve termine, dopo un periodo in cui la questione è stata mal gestita perché non c’è stata interlocuzione tra Italia ed Europa su quel tema. Immagino, poi, che il provvedimento sul leasing sia frutto di un’iniziativa del ministero che ha comunicato al Governo che siamo sotto infrazione per il charter nautico, e gli ha prospettato, per assimilazione, che questo potrebbe avvenire anche per il leasing di lungo termine. E così ci siamo trovati, nel decreto Semplificazioni, dalla sera alla mattina, una frase che equiparava il leasing finanziario al noleggio di breve termine. Invece sono due mondi diversi: da un lato c’è il noleggio (si veda articolo in basso, ndr) che viene fatto per una settimana o per 15 giorni. Dall’altro il leasing finanziario che prevede anche un riscatto finale e quindi una proprietà. Sono due concetti e due contratti completamente diversi, assimilarli è sbagliato».

A novembre, prosegue Macchiola, «ci troveremo in una situazione che va a detrimento del mercato. Ci domandiamo cosa succederà dopo l’entrata in vigore del provvedimento. Nella migliore delle ipotesi, di fronte a un’incertezza, il mercato si deprimerà; sia dal punto di vista dei finanziatori, cioè le società di leasing, sia da quello degli utenti che aspetteranno a comprarsi la barca». Il comparto del leasing nautico totalizza, in Italia, tra aziende iscritte ad Assilea e società francesi che operano sul territorio italiano, 560 milioni di stipulato. Ed è in forte crescita: nel 2019 ha segnato +29% sul 2018. Con l’aumento dell’Iva tutto questo (con il relativo gettito) rischia di andare perduto.

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