Australia, il Governo boccia un piano sul carbone vicino alla barriera corallina
Il provvedimento contro un progetto prevedeva l’estrazione di 10 milioni di tonnellate di carbone termico. Approvato taglio di emissioni al 2030
di A.Mac.
I punti chiave
3' di lettura
Il nuovo governo australiano ha respinto un grande progetto di carbone vicino alla Grande Barriera Corallina, segnando un netto cambiamento nella politica in uno dei maggiori esportatori di combustibili fossili inquinanti. Il ministro dell’Ambiente e dell’Acqua Tanya Plibersek ha dichiarato che intende non approvare il progetto Central Queensland Coal del magnate minerario Clive Palmer a causa della probabilità di “impatti inaccettabili” sul sito del patrimonio mondiale.
È la prima volta che un ministro australiano rifiuta una miniera di carbone ai sensi dell’Environment Protection and Biodiversity Conservation Act del paese, ha affermato il suo ufficio.
Obiettivo: - 43% di emissioni al 2030
L’annuncio arriva lo stesso giorno, il giovedì 4 agosto 2022, in cui la camera bassa del parlamento australiano ha approvato una legge per ridurre, entro il 2030, le emissioni del paese del 43% rispetto ai livelli del 2005 in una vittoria politica per il governo laburista che è salito al potere a maggio 2022 dopo un’elezione incentrata sul clima.
Ora deve passare un periodo di 10 giorni, nel quale possono arrivare commenti pubblici sulla decisione e i sostenitori della miniera sono stati contattati, ha detto Pilbersek. Central Queensland Coal non ha risposto immediatamente a una telefonata e un’e-mail per un commento.
Cosa prevedeva il progetto
Il progetto consisteva in una miniera a cielo aperto che estraeva fino a dieci milioni di tonnellate di carbone termico e da coke all’anno e avrebbe avuto una durata di circa 24 anni, secondo il governo del Queensland.
Una valutazione di impatto ambientale effettuata dal governo dello stato del Queensland nell’aprile 2021 aveva già determinato una serie di potenziali rischi per la barriera corallina se il progetto fosse andato avanti.
L’Australia è il più grande esportatore mondiale di carbone metallurgico e segue solo l’Indonesia nelle spedizioni di carbone termico. La nazione ha prodotto 256 milioni di tonnellate di carbone termico nell’anno fino a giugno e 170 milioni di tonnellate di carbone metallurgico.
Migliora la copertura di corallo, minacciato dal clima
Che l’ecosistema della Grande Barriera Corallina australiana sia un ecosistema delicato è confermato dagli ultimi dati: due terzi della Great Barrier Reef hanno sì mostrato la più grande quantità di copertura corallina in 36 anni, ma la barriera corallina rimane vulnerabile allo sbiancamento di massa sempre più frequente, secondo quanto riportato il 4 agosto 2022 dal programma ufficiale di monitoraggio a lungo termine. Lo sbiancamento è un fenomeno distruttivo che può portare alla morte le barriere coralline e i loro ecosistemi ed è dovuto principalmente all’aumento delle temperature delle acque.
Il recupero nei tratti centrali e settentrionali della barriera corallina dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco non è omogeneo: nella regione meridionale si è verificata una perdita di copertura corallina a causa di focolai di stelle marine corona di spine, ha affermato l’Australian Institute of Marine Sciences (Aims) nella sua relazione annuale. «Quello che stiamo vedendo è che la Grande Barriera Corallina è ancora un sistema resiliente. Mantiene ancora quella capacità di riprendersi», ha detto a Reuters il leader del programma di monitoraggio dell’Aims Mike Emslie. «Ma la cosa preoccupante è che la frequenza di questi eventi di disturbo è in aumento, in particolare gli eventi di sbiancamento di massa dei coralli» ha detto.
Il rapporto arriva mentre l’Unesco valuta se elencare la Grande Barriera Corallina come “in pericolo”, a seguito di una visita degli esperti dell’Unesco a marzo 2022. La riunione del Comitato del Patrimonio Mondiale in cui il destino della barriera corallina era all’ordine del giorno doveva tenersi in Russia a giugno 2022, ma è stata posticipata. L’Aims definisce una copertura di corallo duro superiore al 30% come valore elevato, sulla base delle sue indagini a lungo termine sulla barriera corallina. Nella regione settentrionale, la copertura media di corallo duro è cresciuta al 36% nel 2022 da un minimo del 13% nel 2017, mentre nella regione centrale la copertura di corallo duro è aumentata al 33% da un minimo del 12% nel 2019 - i livelli più alti registrati per entrambe le regioni da quando l’istituto ha iniziato a monitorare la barriera corallina, nel 1985.
Crescono i coralli più vulnerabili
Nella regione meridionale, invece, che ha generalmente una copertura di corallo duro più elevata rispetto alle altre due regioni, la copertura è scesa al 34% nel 2022 dal 38% dell’anno precedente. Il recupero arriva dopo il quarto sbiancamento di massa in sette anni e il primo durante un evento La Nina, che in genere porta temperature più fresche.
Sebbene ampio, ha affermato l’istituto, lo sbiancamento nel 2020 e nel 2022 non è stato così dannoso come nel 2016 e nel 2017. Però il fatto negativo è che la crescita della copertura è stata guidata dai coralli Acropora, che secondo l’Aims sono particolarmente vulnerabili ai danni delle onde, allo stress da calore e alle stelle marine corona di spine.
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