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«Auto, attenti alla transizione: a rischio 20mila posti di lavoro»

L’allarme degli industriali: «Settore in bilico, un quarto degli occupati in provincia di Torino» Con la chiusura del 2022 l’indice di produzione dell’automotive su del 3,4% grazie all’ultimo trimestre

di Filomena Greco

 La crescita è stata determinata dall’aumento della produzione di Fiat 500 Bev mentre il 2023 sarà l’anno delle Maserati in versione elettrica

3' di lettura

Con all’attivo oltre il 30% delle imprese presenti in Italia nel settore automotive, la componentistica Made in Piemonte è in prima fila nel processo di transizione verso la mobilità elettrica, temporaneamente sospeso dall’Unione europea ma per certi versi scritto nel futuro di questo pezzo di industria.

I primi a quantificare, nero su bianco, i rischi occupazionali che deriverebbero da una trasformazione mal gestita sono stati gli esperti di Clepa – Associazione europea dei produttori di componenti per l’automotive. L’Italia rischia fino a 70mila posti di lavoro. Se si rispettano le proporzioni, il Piemonte in proiezione potrebbe pagare con una riduzione di 2omila occupati nel settore. Il presidente degli industriali di Torino Giorgio Marsiaj tira le fila: «È industrialmente sbagliato – evidenzia – imporre una transizione tecnologica esclusivamente verso i veicoli elettrici, ma lo è anche nell’ottica della garanzia di una sostenibilità che sia al contempo economica e sociale. Questa scelta comporterebbe la chiusura di numerose imprese della componentistica, che nel nostro Paese. Dei circa 70mila posti di lavoro a rischio, quasi un quarto sono in provincia di Torino».

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Delle oltre 2.200 imprese operanti in Italia nella componentistica dell'automotive con 160 mila persone impiegate, evidenzia Marsiaj, il 33% è in Piemonte, soprattutto nell’area torinese, e genera il 18,5% delle esportazioni nazionali nella filiera dei mezzi di trasporto, su cui la sola provincia di Torino incide per oltre il 13%. «Sono un convinto sostenitore della decarbonizzazione in tempi celeri, ma il processo va gestito ricercando tutte le soluzioni tecniche e scientifiche in grado di perseguire tale obiettivo: questo si intende per neutralità tecnologica e, anzi, compito dell’Europa sarebbe stimolare la ricerca e l’innovazione in tale direzione.

La Fiom di Torino ha quantificato in circa 7mila il numero di addetti impiegati direttamente in lavorazioni sui motori endotermici, dalla Teksid che fa i basamenti per i motori fino alle Meccaniche di Mirafiori. Per i metalmeccanici della Cgil la transizione elettrica può rappresentare una occasione, a patto però che si lavori a progetti integrati e che imprese, sindacati e istituzioni collaborino a sostegno di iniziative innovative. «Serve una iniziativa forte. Quello che invece sta succedendo – sottolinea il segretario Edi Lazzi – è che tutto è fermo, non c’è una progettualità condivisa a sostegno della mobilità elettrica e il piano annunciato da Stellantis per radicare a Mirafiori attività legate al riciclo delle vetture e dei materiali non è sufficiente». Invece di parlare del pericolo di perdita di posti di lavoro legati all’elettrico, aggiunge Lazzi, «serve partire dai volumi ridotti di produzione degli ultimi anni e della progressiva perdita di addetti Stellantis».

Il 2022 ha portato in dote un rimbalzo della produzione nel settore automotive che ha fatto da traino per la crescita del manifatturiero, come emerge dalla congiuntura di Unioncamere: i trasporti sono cresciuti dell’8% nell’ultimo trimestre, del 3,4% nell’intero 2022. Merito dell’aumento della produzione di auto a Mirafiori e del buon recupero anche delle imprese della componentistica. L’anno scorso lo storico stabilimento di Torino ha sfiorato le centomila unità: sono state prodotte 94.710 autovetture, il 22,6% in più rispetto al 2021 come evidenzia il report annuale della Fim Cisl. La crescita è stata determinata dall’aumento della produzione di Fiat 500 bev mentre il 2023 sarà l’anno delle Maserati in versione elettrica – i modelli Gran Turismo e Gran Cabrio – e i volumi sono destinati a salire ulteriormente.

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