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Auto aziendali, stretta per i modelli meno diffusi e solo da luglio 2020

Un piccolo premio a chi sceglie elettriche e ibride plug-in. Aggravi graduali per i veicoli con emissioni che superano i 160 g/km. Ma le novità riguarderanno soltanto le scelte future delle imprese

di Maurizio Caprino

Un'auto su 3 inquinante. Aci, servono incentivi

2' di lettura

Dal maxiemendamento alla legge di Bilancio arriva la conferma che la stretta sulle auto aziendali non ci sarà.
Il raddoppio del reddito in natura tassabile al dipendente che ne usa una anche nel tempo libero (se il datore di lavoro non gli trattiene sullo stipendio una quota equivalente) verrà sostituito da una graduazione del trattamento in funzione delle emissioni di CO2 (peraltro con soglie diverse da quelle che un anno fa fecero da guida per determinare gli importi dell’ecobonus e dell’ecomalus che resteranno in vigore sono alla fine del 2021).

In ogni caso, le novità riguarderanno esclusivamente le scelte future delle aziende: la norma parla dei «contratti stipulati a decorrere dal 1° luglio 2020» (anche se occorrerà chiarire bene con una circolare che cosa s’intenda con questa espressione e se ci si riferisca al momento in cui il dipendente sceglie l’auto o a quello in cui il datore di lavoro la ordina al fornitore).

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La graduazione, per come è stata formulata dopo le polemiche seguite alla prima versione della norma, avrà un impatto complessivo quasi nullo, almeno inizialmente.

Sia a livello di gettito complessivo, sia a livello di esborso per il singolo contribuente: per la maggior parte delle auto aziendali (quelle che si trovano nella fascia di emissioni tra 61 e 160 g/km di CO2) il reddito in natura resta fissato al livello attuale. Cioè al 30% del valore che si ottiene assumendo che il mezzo venga utilizzato per 15mila km l’anno (dunque del costo chilometrico ufficiale Aci moltiplicato per 15mila).

Premi e aumenti di tassazione
C’è un piccolo premio per chi sceglie modelli elettrici o ibridi plug-in(cioè ricaricabili dalla rete elettrica): se le emissioni non superano i 60 g/km (valori tipici dei mezzi con questo tipo di propulsioni), il reddito in natura tassabile scende al 25%. Gli incentivi ecobonus all’acquisto in vigore dal marzo scorso sono invece riconosciuti fino a 70 g/km.

Sopra i 160 g/km sono previsti aggravi graduali. Nella fascia 161-190 g/km, la quota di reddito salirà dall’attuale 30% al 40% nel 2020 e al 50% dal 2021 in poi. Oltre i 190 g/km, si andrà al 50% per il 2020 e al 60% a regime dal 2021. Ma si tratta comunque di modelli che già attualmente sono poco diffusi nell’ambito delle flotte aziendali, anche se avevano avuto un lieve incremento nell’ultimo anno perché qualcuno aveva abbandonato il diesel - che ha emissioni di CO2 più basse rispetto ai motori a benzina - a causa del trattamento più sfavorevole riservatogli dai Comuni nonostante l’ultima generazione (Euro 6D-Temp e 6D) sia sensibilmente migliore delle altre Euro 6.

A proposito di diesel, la legge di Bilancio rinvia il paventato allineamento di prezzo alla pompa rispetto alla benzina: la prevista abolizione dei sussidi ambientalmente dannosi si è trasformata nell’istituzione di una commissione di studio presso il ministero dell’Ambiente, che dovrà preparare una proposta entro il 31 ottobre 2020.

Per approfondire:
Dossier auto aziendali
Novità per ogni esigenza nelle flotte aziendali del 2020
Auto aziendale, il falso mito green del parco ibrido ed elettrico

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