Auto cinesi, concorrenti da contrastare innovando
I marchi di Pechino hanno conquistato il mercato interno grazie a un livello tecnologico cresciuto a dismisura e ora puntano all’Europa
di Mario Cianflone
3' di lettura
Ormai è sotto gli occhi di tutti, non solo di analisti e media specializzati: le auto cinesi hanno raggiunto un livello di maturità impensabile solo tre anni fa. Ci si siamo svegliati dall’incubo Covid accorgendoci che il mondo dell’auto è cambiato radicalmente e in modo irreversibile.
Non si tratta solo della rivoluzione delle auto elettriche (molto imposte e poco risolutive del problema global warming), bensì della presenza sul mercato di una miriade di nuovi brand cinesi e di modelli inediti, quasi tutti Bev, lanciati a velocità impressionante e carichi di innovazione.
Una situazione dove tutto sembra essere in divenire e ogni solida certezza automobilistica pare venir meno, una tra tutte l’idea che le case europee, e quelle tedesche in particolare, sono e saranno sempre vincenti in virtù di una presunta superiorità tecnico-culturale che aveva ragion d’essere nel mondo termico, ma che in quello dell’auto elettrica iperdigitalizzata ha perso consistenza. Occorre onestà intellettuale: le auto cinesi non sono più prodotti cheap di serie B, come in passato (a essere buoni, perché erano imbarazzanti), ma se la giocano bene con modelli dei brand occidentali più blasonati, compresa Tesla.
I dati della ventesima edizione annuale del Global automotive outlook di AlixPartners parlano chiaro. La Cina sta diventando il primo esportatore mondiale nel corso del primo trimestre dell’anno, sorpassando i costruttori occidentali, quelli giapponesi e i coreani in un mercato mondiale che nel 2023 arriverà a 83 milioni di unità (in crescita di 4 milioni) grazie al miglioramento della situazione sul fronte chip e componenti. In crescita gli Usa (+10% nel 2023 che diventerà +3% nel 2027). L’Europa è in leggero recupero (+6% a fine 2023 e una stabilizzazione al 2% per il 2027) e riprenderà circa l’85% dei volumi dell’era pre pandemia.
Nei dati di AlixPartners ci sono elementi chiave per capire dove sta andando l'industria dell’auto e come sta cambiando la sua geopolitica.
Il 2023, infatti, sarà l’anno dei record per la Cina e i produttori cinesi. «La Cina – afferma Dario Duse, responsabile per l’area Emea del team automotive di AlixPartners - sta diventando la superpotenza dell’automobile, con i brand cinesi che raggiungeranno per la prima volta una quota del 51% nel mercato locale, e con esportazioni in forte crescita nei prossimi anni. Controllo della tecnologia, supporti governativi, competitività di costo e modelli di business che rispondono meglio e più velocemente alle richieste del mercato sono la combinazione alla base del loro successo».
Dai dati di AlixPartners infatti emerge che sul mercato interno cinese sono stati premiati marchi come Xpeng, Byd e Zeekr (gruppo Geely, ormai è un leader globale che controlla Volvo) per il loro stile, livello tecnologico, dotazione e vanno bene anche per quanto riguarda parametri sacri per l’industria europea: tenuta di strada e piacere di guida. Insomma, gli ultimi arrivati stanno surclassando, in Cina, i primi della classe, con buona pace anche del valore e dell’immagine di marca. Hanno vinto però in una partita resa più facile dalla semplificazione dell’auto elettrica e dalla digitalizzazione. L’orologio della rivoluzione cinese continua a ticchettare e non manca molto prima che, avvertono gli analisti di AlixPartners, si riescano a imporre anche nel vecchio continente in virtù di contenuti tecnologici ma anche di stile innovativi.
«I player tradizionali - afferma Duse - dovranno essere pronti a rivedere il proprio approccio per competere sul mercato cinese e difendere le quote nei mercati occidentali». Nei prossimi anni i brand cinesi avranno, secondo le stime, una quota di mercato del 6%, ancora modesta ma che, avvertono gli analisti, non va sottovalutata.
Occorre infatti che player come Stellantis, il gruppo Volkswagen o quello Renault comprendano che, con la rivoluzione dell’auto elettrica digitale e la minaccia cinese incombente, non è più tempo per ripetere il solito gioco del “modello nuovo ogni sei anni seguito dal restyling al terzo”, proponendo ad ogni ciclo di vita poca innovazione con soluzioni che sono già obsolete al momento del lancio della vettura.
Serve dunque uno sforzo importante: ridurre la siderale distanza culturale e tecnologica tra le case automobilistiche e il mondo dell’elettronica di consumo verso il quale l'industria dell’auto sta andando per molti versi a spiovere in una rotta di collisione epocale. E le case cinesi, questa convergenza tra auto e tech l’hanno ben compresa. Del resto i soldi per fare innovazione ci sono visto che si stimano investimenti per elettrificazione, batterie e digitale in crescita del 17% fino a quota 616 miliardi di dollari per il periodo 2023-2027.
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