immatricolazioni e passaggi di proprietà

Auto e moto, ora c’è il documento unico ma il Covid complica tutto

Dal 1° giugno, in caso di immatricolazione, reimmatricolazione e passaggio di proprietà, è rilasciato il Duc, che sostituisce carta di circolazione e il certificato di proprietà

di Maurizio Caprino

5' di lettura

Non se ne sono accorti in molti, ma dal 1° giugno le auto, moto e altri veicoli leggeri nuovi, reimmatricolati o venduti usati non hanno più la tradizionale carta di circolazione: al suo posto c’è il Duc, cioè il documento unico di circolazione, che ha lo stesso aspetto e riporta anche i pochi dati aggiuntivi prima presenti solo sul certificato di proprietà, ora soppresso. La transizione si completerà solo a ottobre e sta avendo i suoi problemi.

La riforma del 2015

Tutto nasce dall’articolo 8 della riforma Madia della pubblica amministrazione (legge 124/2015). In origine, doveva essere una rivoluzione: in quegli anni, si parlava addirittura di abolizione del Pra (pur mantenendo per i veicoli lo status di bene mobile registrato e quindi la necessità di traferirne la proprietà autenticando la firma del venditore e registrando il tutto con procedure dedicate) e significativi risparmi per gli utenti.

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Velleità infrantesi contro le ristrettezze di bilancio dello Stato (che non poteva permettersi il lusso di assorbire il personale del Pra, pagato dall’Aci) e la necessità politica di mantenere il Gran Premio d’Italia nel calendario della Formula 1, che ha spinto a contare sulle finanze dell’Aci, che organizza la corsa e gestisce il Pra. Finanze che, nella cronica incapacità di rendere profittevoli i servizi privatistici offerti sul mercato dall’ente, a loro volta si reggono proprio sugli incassi legati alla gestione del Pra.

Il decreto legislativo 98/2017 ha attuato la riforma, tornando indietro rispetto ai significativi risparmi promessi dalla legge. Così, dal punto di vista dell’utente, il cambiamento più avvertibile è proprio il fatto che il Duc subentra a carta di circolazione e certificato di proprietà. Diventa anche possibile procedere alla radiazione d’ufficio dei veicoli per i quali non risulta pagato il bollo da almeno tre anni consecutivi, come prevede il Codice della strada (che però aveva un difetto di formulazione lasciato inalterato per 25 anni).

Più importante l’impatto per gli operatori del settore: agenzie di pratiche, commercianti di veicoli, importatori paralleli e demolitori, fino ad arrivare ai soggetti pubblici cui il sistema è da sempre affidato: Motorizzazione e Pra.

Il calendario

Il Dlgs 98/2017 aveva stabilito l’entrata in vigore del nuovo sistema da giugno 2018. Prevedibili vicissitudini hanno portato vari rinvii, fino ad arrivare al 31 ottobre 2020 come data ultima del completamento dell’operazione, dopo un graduale avvio nei mesi precedenti.

Si è iniziato nei mesi scorsi con progetti-pilota limitati a poche realtà locali. Dal 6 maggio si è passati a utilizzare le nuove procedure nelle pratiche di radiazione dal Pra (per esportazione e per demolizione) e minivoltura (il passaggio di proprietà con cui i commercianti di veicoli s’intestano quelli usati in attesa di rivendita).

Il 1° giugno, è iniziata la fase più visibile: il Duc per le autovetture e gli altri mezzi leggeri di nuova immatricolazione o quando se ne effettua la reimmatricolazione o il passaggio di proprietà. Sono però esclusi quelli in leasing o noleggio o d’importazione parallela. Si era parlato di un rinvio legato all’emergenza Covid-19, ma alla fine si è deciso di tirare dritto, nonostante le prolungate chiusure di molti uffici di Motorizzazione e Pra e le proteste di una parte delle agenzie di pratiche.

Dal 15 giugno, Duc anche per le importazioni parallele.

Successivamente ed entro il 31 ottobre, secondo un calendario non ancora fissato nei dettagli, toccherà ai mezzi pesanti (più precisamente, a quelli che per circolare necessitano di un titolo autorizzativo perché adibiti ad attività di autotrasporto, che sono soggette ad autorizzazione) e ai veicoli in leasing o noleggio.

Le difficoltà

È fisiologico che una riforma, quando arriva alla fase di attuazione, incontri problemi. Sia giuridici sia tecnici. Ciò è successo anche per il Duc.

Dal punto di vista giuridico, si trattava di conciliare norme non del tutto organiche e prassi stratificate nel tempo, seguite da parte di uffici pubblici e operatori privati in ciascuna tipologia di operazione.

Dal punto di vista tecnico, è inevitabile che ci voglia un rodaggio spesso lungo, quando si tratta di far funzionare sistemi informatici nuovi o di farne dialogare due che non erano mai stati collegati, come quelli di Motorizzazione e Pra nonostante avessero funzioni tanto complementari da essere in parte l’uno un doppione dell’altro.

Su entrambi i fronti, è stato necessario che tutti gli addetti ai lavori si aggiornassero. Sia sulle prassi giuridiche sia sul funzionamento pratico dei software. Cosa resa difficile anche dall’età media elevata.

Tutto ciò ha prodotto anche ripensamenti, come quello sulla stampa del Duc in caso di minivoltura. Si pensava di utilizzare normali fogli bianchi, per far risparmiare ai commercianti il costo della stampa sui consueti fogli di carta speciale e a colori, non necessari visto che a un veicolo oggetto di minivoltura normalmente non è consentita la circolazione. Ma , visto che a volte il veicolo trova un acquirente all’estero, può servire un Duc stampato secondo tutti i canoni e bisogna anche trovare una giustificazione codificata per ottenere la ristampa. Così ora si è stabilito che l’interessato può scegliere se far stampare il documento su carta bianca o su quella speciale.

Su questo quadro si è innestata l’emergenza Covid-19, che ha tenuto chiusi per mesi - interamente o parzialmente - quasi tutti gli uffici pubblici, con i dipendenti messi in smart working. È accaduto anche per Motorizzazione (salvo le operazioni non rinviabili da effettuare in presenza, come quelle tecniche sui mezzi pesanti, e ora si sta riprendendo anche per gli esami patente sia pure tra le polemiche e diffide per l’assenza di protocolli di sicurezza antivirus condivisi con i sindacati) e Pra.

Il Duc è partito proprio in questa fase, mentre era ancora in avvio la digitalizzazione dei fascicoli delle pratiche. Così è stato consentito che rimanessero in uso presso le agenzie che curano tali pratiche anche i fascicoli cartacei, che però è stato difficile consegnare a mano a uffici pubblici del tutto chiusi o aperti con forti limitazioni. Ancora adesso che si va verso una riapertura totale o comunque ampia, il cartaceo è tollerato. Non si sa fino a quando.

La chiusura degli uffici ha impattato anche sui cittadini. Il Pra ha acconsentito a presentare pratiche anche solo con mail ordinaria (eccezionalmente, non è stata ritenuta necessaria la pec), ma nel caso del passaggio di proprietà (l’operazione più comune tra i privati) il sistema è stato concepito in modo da rendere di fatto ancora necessaria la presenza di persona.

Dove recarsi, però? In teoria, è disponibile tutto il circuito dello Sta (Sportello telematico dell’automobilista, che comprende tutti gli effici provinciali di Motorizzazione e Pra e le agenzie di pratiche). Ma nella pratica la Motorizzazione non ha mai avuto abbastanza personale per svolgere significativamente il servizio (deve concentrarsi soprattutto su revisioni e patenti). E, con l’emergenza Covid-19, al Pra si può accedere solo su appuntamento, non facile da prendere perché molti uffici non sono ancora aperti al pubblico tutti i giorni e in ciascuno il numero di sportelli è stato ridotto per favorire il distanziamento sociale.

Perciò non di rado non resta che rivolgersi a un’agenzia, che naturalmente, essendo un’impresa privata, percepisce un compenso (circa un centinaio di euro) che si aggiunge al costo vivo della pratica.

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