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Auto elettriche, un giro d’affari da oltre 300 miliardi di dollari entro il 2027 per il business della ricarica

I risultati dello studio EV Charging: Key Opportunities, Regional Analysis and Market Forecasts 2023-2027

4' di lettura

Le entrate derivanti dalla ricarica di veicoli elettrici supereranno i 300 miliardi di dollari a livello globale entro il 2027 rispetto ai 66 miliardi di dollari del 2023. È quanto emerge dal rapporto “EV Charging: Key Opportunities, Regional Analysis and Market Forecasts 2023-2027” che rileva la frammentazione delle reti di ricarica sta limitando l’adozione dei veicoli elettrici. I caricabatterie si trovano prevalentemente nelle aree urbane portando a una diffusa ansia da autonomia tra i potenziali acquirenti. A ciò si aggiunge la difficoltà di accedere ai punti di ricarica tramite app e carte diverse, nonché la mancanza di standard per la ricarica dei veicoli alla stessa tariffa. Pertanto, le reti di ricarica devono semplificare l’accesso e collaborare con le autorità locali per distribuire i caricabatterie in un’area più ampia, altrimenti il mercato dei veicoli elettrici farà fatica ad accelerare. La ricerca ha valutato i principali fornitori di ricarica Ev e li ha valutati in base a una serie di criteri, tra cui la profondità e l’ampiezza delle offerte, l’innovazione e le prospettive future fornendo un’analisi approfondita del panorama competitivo in questo mercato. La ricerca prevede inoltre che entro il 2027 il numero totale di veicoli plug-in (Phev) supererà i 137 milioni a livello globale rispetto ai 49 milioni del 2023. Man mano che la loro diffusione cresce, i fornitori di tariffe dovranno differenziare i propri servizi in un mercato altamente frammentato. Pertanto, è importante che i fornitori di servizi di ricarica si rivolgano ai consumatori il prima possibile per fidelizzare il Marchio. Di conseguenza i venditori devono sviluppare partnership strategiche con i produttori automobilistici, offrendo vantaggi come tariffe scontate per incoraggiare i proprietari di determinati brand di veicoli elettrici a utilizzare le loro stazioni di ricarica e aiutare i fornitori di servizi di ricarica a rimanere competitivi.

Oltre un terzo non è disposto a pagare di più

Petronas Lubricants International ha pubblicato i risultati del nuovo report europeo che evidenzia il divario che esiste tra la consapevolezza e il comportamento degli automobilisti quando si tratta di scegliere veicoli più sostenibili. L'80% dichiara di voler contribuire a un’industria automotive più green, ma oltre un terzo (38%) non sembra disposto a pagare di più per acquistare prodotti alternativi. La ricerca, condotta su un campione di 7.000 consumatori in sei paesi, ha rilevato che gli intervistati di Italia, Spagna, Polonia e Francia sono propensi a pagare una piccola percentuale in più (dall’11 al 20%) per prodotti che favoriscono una mobilità più sostenibile, diversamente dalla Gran Bretagna, che è il Paese meno disposto ad accettare un sovrapprezzo. Ulteriori differenze si riscontrano anche a livello generazionale: il 46% della Generazione Z è disposto a pagare l’11-20% in più, ma la maggioranza degli over 55 (62%) sostiene che i prezzi non dovrebbero cambiare. La consapevolezza sui fattori chiave che possono incidere sull’impronta di carbonio di un veicolo si attesta a un buon livello; tuttavia si rischia di trascurarne alcuni al fine di risparmiare nel breve periodo. I cinque principali fattori che si ritiene abbiano un impatto comprendono l’utilizzo del giusto carburante (77%), età dell’auto (75%), abitudini di guida (73%), manutenzione dell’auto (72%) e lubrificanti (71%). Accanto a questi elementi, tra i vari paesi e le diverse età si riscontra anche un gap relativo alla conoscenza delle azioni che si possono intraprendere. In media, il 12% degli europei non sa cosa si potrebbe fare per ridurre l’impronta di carbonio dell'auto. Infine, il 40% ritiene che il settore automotive potrebbe impegnarsi di più per rendere i veicoli più sostenibili. Si tratta di un obiettivo che molti paesi si sono posti, ma l’83% auspica che anche le aziende facciano di più per contribuire a questo risultato. I costi rappresentano ancora una volta un ostacolo significativo al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità: il 42% ritiene che i prezzi debbano essere abbassati e che si possa offrire una scelta più adeguata alle diverse esigenze degli automobilisti (31%).

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Mercato auto usate in calo: il diesel la motorizzazione preferita

Ma nonostante i passi verso l'elettrico di istituzioni e case automobilistiche, il mercato delle autovetture usate parla sempre di diesel. Nell'intero 2022 riduce la flessione dell'usato al -7,7% con 4.586.678 trasferimenti di proprietà rispetto ai 4.971.788 dello stesso periodo del 2021. I trasferimenti netti perdono il 10,1%, mentre le minivolture si riducono del 4,4%. Secondo i dati Unrae, il Diesel nel 2022 si conferma la motorizzazione preferita tra le auto usate con il 48,3% delle preferenze (-2,4 p.p.), seguito dal benzina con una quota del 40,3%, in recupero di mezzo punto sul 2021. Il GPL è al terzo posto (4,4%) e le ibride al quarto con una share in crescita al 3,7%. Il metano si ferma al 2,2%, mentre i trasferimenti netti di auto BEV e plug-in salgono allo 0,5% ciascuno. Gli scambi tra privati/aziende raggiungono il 60,4% di tutti i passaggi di proprietà guadagnando 12,5 punti per la minore disponibilità di auto presso le reti di vendita. Scendono al 35,5% quelli da operatore a cliente finale. Cedono quelli provenienti da nolo a lungo (0,4%), mentre recuperano quelli da noleggio a breve (0,8%) e perdono 1,3 punti quelli da km 0 (al 2,8%). Nel 2022 salgono al 51,4% di quota i trasferimenti netti di vetture con oltre 10 anni di anzianità. Stabile al 14,9% la quota delle auto da 6 a 10 anni, in leggero recupero quella delle vetture da 4 a 6 anni (12%). In contrazione la quota delle auto più fresche, in particolare quelle da 1 a 2 anni (3,7%), per la riduzione delle km0. Il Nord Ovest è l'area dove si registra il maggior numero di trasferimenti di proprietà di auto usate con 1/4 dei passaggi totali, segue l'area meridionale con il 23,2%, il Centro con il 19,8% e il Nord Est con il 19,6%.

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