Auto elettriche, gli italiani propensi a comprarle ma il mercato è da consolidare
Una fotografia di EY dell'Italia dove i consumatori sono ben disposti all'acquisto di Bev di piccola taglia ma ci sono ancora margini di miglioramento a livello normativo
di Giulia Paganoni
4' di lettura
L'Italia e gli italiani sostengono lo sviluppo della mobilità elettrica. L'analisi di EY sui veicoli elettrici classifica i 14 principali mercati automobilistici del mondo dell'ambito di mobilità elettrica analizzando tre principali driver: l'offerta del mercato, la domanda dei consumatori e le regolamentazioni in vigore negli Stati presi in esame. L'obiettivo è quello di fornire una panoramica esaustiva per ogni Paese circa l'effettiva maturità e prontezza rispetto alla mobilità elettrica. L'Italia si posiziona al 12esimo posto.
Cina al primo posto dell'e-mobility
I recenti dati raccolti nel primo semestre dell'anno confermano le tendenze emerse nella precedente rilevazione. In particolare, la Cina mantiene la prima posizione per quanto riguarda i progressi realizzati in termini di veicoli elettrici dove, sia a livello manifatturiero che infrastrutturale, consolida saldamente la propria leadership assecondata anche da un mercato interno in cui oltre il 51% dei consumatori intervistati è intenzionato ad acquistare un veicolo elettrico come prossima vettura.
In seconda posizione si trova la Norvegia, da sempre pioniera nel campo dell'e-mobility con un sistema maturo a livello di infrastrutture e mercato che sconta però un settore manifatturiero poco sviluppato al suo interno. Seguono Svezia, Germania e Regno Unito dove, soprattutto in questi ultimi due Stati, si osserva un impegno significativo per colmare il gap infrastrutturale ma anche manifatturiero spinto dagli investimenti dei più importanti Oem (produttori di apparecchiature originali) con, per esempio, oltre 10 stabilimenti per la produzione di batterie in cantiere.
Italia al 12esimo posto: frenano il caro-energia e l'inflazione
L'Italia occupa nel ranking il 12esimo posto (su 14 realtà prese in esame), seguita da Giappone, Canada e India all'ultima posizione. Sono diversi i fattori ancora in fase di sviluppo che separano l'Italia dai Paesi leader nel settore dove è presente una filiera industriale già in stadio avanzato di conversione all'elettrico oltre a un sistema solido di infrastrutture e mercato.
L'Italia è un Paese che, nonostante le sfide che sta affrontando, sostiene lo sviluppo dell'e-mobility grazie a una serie di iniziative e può contare sull'impegno di tutto il settore nel rispondere ai bisogni dei consumatori. Secondo l'indagine, solo per il 24% degli italiani la difficoltà legata alla ricarica di un veicolo elettrico influisce sull'acquisto: dato più basso rispetto agli altri paesi. Tuttavia, il caro energia e la spinta inflazionistica, potrebbero frenare lo sviluppo del mercato. Per sostenere e accelerare lo sviluppo del settore nel medio-lungo termine sarà fondamentale la semplificazione normativa, oltre a far convergere incentivi e interventi di investimento pubblico con iniziative industriali esistenti e future sul territorio.
Dettagli dell'ecosistema italiano
Guardando alle tre macroaree di analisi emergono alcune specificità che influiscono negativamente sulla valutazione complessiva della situazione in Italia. Rispetto alle infrastrutture e al sistema produttivo nazionale, dove l'Italia sconta il peggiore punteggio seconda solo all'India e Olanda, emerge un ritardo nella produzione in-house sia per quanto concerne l'indotto che la produzione di veicoli elettrici (con una sola fabbrica ad oggi attiva e due Giga-Factory in fase di costruzione).
Si stima che nel periodo 2022-2026, a fronte di una quota del 66% di veicoli elettrici che verranno lanciati sul mercato italiano, solamente il 18% di questi verrà prodotto sul territorio nazionale. Altri fattori penalizzanti riguardano l'energia, dove si paga lo scotto di un import di circa il 15% oltre alla scarsa presenza di colonnine “fast-DC”. Dato positivo, apparentemente in controtendenza rispetto a quanto spesso evidenziato in merito ai punti di ricarica, è il punteggio italiano relativo al numero di veicoli elettrici rispetto ai charging point che è in linea se non superiore alla ratio raccomandata di dieci veicoli per punto di ricarica (con una quota prevalente di punti AC a bassa potenza).
Gli italiani sono proponessi all'acquisto dei veicoli elettrici
Guardando all'analisi della domanda e dei consumatori, l'Italia si colloca al settimo posto nell'Indice Ey. Si conferma il dato positivo circa la propensione all'acquisto di un veicolo elettrico indicato dal 45% dei consumatori intervistati, il lato negativo della medaglia è rappresentato però dalla scarsa volontà di pagare per la fascia premium di mercato (la fetta più grande dell'offerta Ev in questo momento). Il trend è anche confermato dai dati di vendita degli ultimi mesi dove dominano le auto di segmento A e B a discapito dei segmenti premium con un impatto diretto quindi sulla quota complessiva di vendite dei veicoli elettrici Bev (Battery Electric Vehicle) e Phev (Plug-In Electric Vehicle) che nel 2021 si è fermata a circa il 9%.
Crescono gli incentivi, ma procedure da raffinare
Il contesto normativo vede l'Italia allineata alla maggior parte degli Stati dell'Indice Ey per quanto concerne il sistema di incentivi all'acquisto, gli impegni relativi al bando dei motori a combustione (2035) e l'obiettivo net zero per il 2050. Il Paese, infatti, si colloca complessivamente al nono posto in questo driver. Rimangono però alcune aree di miglioramento nella normativa volta a favorire in primo luogo lo snellimento delle procedure (come fatto per la recente regolamentazione in merito agli affidamenti dei servizi di ricarica in autostrada), ma anche proponendo incentivi non monetari (ad esempio low-emission zone e vantaggi riservati a possessori di auto elettriche) come già attuato ampiamente da Paesi quali Norvegia, Cina e Germania.
Guardando all'ecosistema dell'e-mobility in generale, stanno incrementando gli accordi di collaborazione e acquisizioni tra player in un'ottica di consolidamento del mercato passando dalla pletora di piccoli player a pochi brand guidati dalle grandi società energetiche.
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