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Auto euro 1 ed euro 2, sempre più forte il pressing del Governo per lo stop di 4,4 milioni di veicoli

Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin: «Deve andare avanti la sostituzione dei veicoli: anche solo gli euro 1 e 2 avrebbe significato enorme sul fronte ambientale se pensiamo che un euro 2 inquina 28 volte un euro 6»

di Andrea Carli

(Italy photo press)

3' di lettura

Il Governo si muove nella direzione di uno stop alle auto più inquinanti. La linea è stata ribadita nelle ultime ore da Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Intervenuto al festival di Green and Blue, ha posto l’accento sulla necessità di limitare la circolazione in città ma, ha aggiunto, «deve andare avanti in modo altrettanto spedito la sostituzione dei veicoli: anche solo gli euro 1 e 2 avrebbe significato enorme sul fronte ambientale se pensiamo che un euro 2 inquina 28 volte un euro 6».

In Italia circolano circa 4,4 milioni auto euro 1 ed euro 2

Ma di quante vetture parliamo? Secondo la rilevazione più aggiornata, effettuata dall’Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri) al 31 dicembre 2022 su un parco auto circolante pari a 39.272.000 vetture, le auto euro 1 sono il 4,8% (ossia circa 1.885.000 auto), quelle euro 2 il 6,4% (ossia 2.513.000 circa), per un totale di circa 4,4 milioni di auto. Un’altra indicazione arriva dall’Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica): stando a questa elaborazione nel 2021 le autovetture euro 1 sono oltre 877mila (877.428), di cui oltre 648mila (646.466; il 3,6%) a benzina e oltre 165mila (165.095; l’1%) vanno a gasolio. Quanto invece alle euro 2, sono più di due milioni e 700mila (2.772.608), di cui 1.924.499 a benzina e 699.703 a gasolio. Sommando euro 1 ed euro 2, arriviamo a oltre 3 milioni e 600 mila veicoli (3.650.036).

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Pichetto Fratin: «Costo politico, economico e sociale da valutare»

Non poche. Pichetto Fratin si è detto consapevole del fatto che c’è comunque «un costo politico, economico e sociale da valutare. Sono convinto che le città, soprattutto le metropoli, siano la frontiera del contrasto ai cambiamenti climatici. Ma sono anche i luoghi in cui più diretti e gravi sono gli effetti dell’inquinamento da idrocarburi. Se il 70% delle emissioni nocive viene dalle città - è stato il ragionamento del ministro - allora è proprio dalle città che bisogna cominciare ad affrontare in maniera sistematica ed energica il nodo dell’uscita dai combustibili fossili».

Urso: gli incentivi per auto elettrica non hanno fatto aumentare le vendite

La strategia del Governo sarebbe quella di ridurre i finanziamenti per l’auto elettrica, così da recuperare risorse per consentire ai proprietari di vetture inquinanti di rottamarli. A mettere infatti nel mirino gli incentivi per l’auto elettrica è stato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. «Fino a oggi - ha affermato a fine marzo, intervenendo a un’iniziativa sull’automotive di Federmeccanica e Fiom, Fim e Uilm - più dell’80% degli incentivi è andato alle auto realizzate all’estero. Gli incentivi sull’elettrico non hanno fatto aumentare le vendite, oggi sono macchine di lusso, per i ricchi delle ztl, ma non voglio che sia così . Voglio capire come ben calibrare gli incentivi, che dovrebbero soprattutto servire a rottamare i veicoli che inquinano di più».

Italia contro il regolamento sulle auto per l’Euro 7

Dopo la travagliata ratifica dei Ventisette sullo stop alle auto inquinanti a partire dal 2035, raggiunta senza il consenso di Roma, ad agitare la scena europea è la nuova proposta di regolamento presentata da Bruxelles sui target Euro 7 per alzare l’asticella dei tagli alle emissioni nocive già nei prossimi quattro anni. Uno sforzo “irragionevole” per un’alleanza a otto che promette battaglia in un negoziato che, ha sottolineato Urso, è «solo agli inizi». E che si intreccia con l’auspicio mai sopito da parte del governo di riuscire nei prossimi mesi a strappare una norma ad hoc a Palazzo Berlaymont per mantenere in vita i biocarburanti - al pari dei già approvati e-fuels sospinti da Berlino - anche dopo la fine del motore a diesel e benzina. Con un non paper inviato alla Commissione Ue, alla presidenza di turno della Svezia e alle altri capitali, Italia, Bulgaria, Repubblica ceca, Francia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria hanno messo nero su bianco le loro riserve comuni sul disegno di regolamento svelato dal commissario europeo Thierry Breton nel novembre scorso dopo non pochi mesi di attesa. E che, se approvato così come è, richiederebbe alle case automobilistiche ingenti investimenti sui motori termici per tagliare ulteriormente gli inquinanti come ossidi d’azoto e particolato, a fronte però di quello stop all’immatricolazione di auto a benzina e diesel previsto nel 2035 che ne renderebbe di fatto vani gli sforzi di finanziamento.

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