Proposta del ministro costa

Auto, l’Italia cambia strada: «La CO2 va tagliata ancora di più»

di Jacopo Giliberto

(Agf)

4' di lettura

L’Italia pare uscire dalle posizioni dei Paesi produttori di automobili per allinearsi con quelle dei Paesi che si limitano a comprare le auto prodotte altrove: il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, al summit che si è svolto oggi al Lussemburgo sulla riduzione delle emissioni di auto in corso al Consiglio Ambiente dell'Unione Europea ha proposto per l’Italia un’anticipazione dei limiti alle emissioni di CO2 delle automobili, e ha proposto anche limiti più severi.
Inoltre il ministro Costa propone di vietare alcuni (solamente alcuni, non tutti) imballaggi di plastica negli uffici pubblici e ha riproposto un fondo per aiutare le aziende di trasporto pubblico a comprare autobus elettrici.

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La spinta contro le emissioni di CO2, emissioni in cui i motori a gasolio sono più efficienti, sembra contraddire le politiche di opposizione al diesel.
Il confronto fra tecnici, funzionari pubblici, imprese, ambientalisti e scienziati condotto nei mesi scorsi allo Sviluppo economico e al ministero dell’Ambiente aveva portato a una posizione italiana differente.

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Il divario fra gasolio ed emissioni
Il motore elettrico purtroppo è ancora marginale, ancora inefficiente, bisognoso di una svolta tecnologica importante e purtroppo è una tecnologia oggi profondamente classista, riservata solamente a chi dispone di un reddito importante.

I motori a gasolio sono più efficienti di quelli a benzina per quanto riguarda le emissioni di CO2, l’anidride carbonica che non inquina ma è accusata di cambiare il clima del mondo. Però la tecnologia dei motori diesel — sviluppata con maggiore riuscita dai produttori europei e soprattutto da italiani, francesi e tedeschi — ha raggiunto un limite tecnologico e con i metodi normalmente disponibili quando si riduce l’emissione di CO2 crescono le emissioni di ossidi di azoto, e viceversa se si abbassano le emissioni di ossidi di azoto aumentano quelle di anidride carbonica.
Le politiche per incentivare la riduzione della CO2 stanno spingendo i consumatori verso il motore a gasolio.
Le politiche per incentivare la riduzione degli ossidi di azoto stanno mettendo limiti contro il gasolio e penalizzazioni pesanti contro il diesel, e spingono così i consumatori verso il motore a benzina, il quale però emette più CO2.
In altre parole: finché l’elettrico è così marginale e ancora inefficiente, se si vogliono tagliare le emissioni di CO2 bisognerà favorire il diesel. Se al contrario si vorrà ridurre il diesel a vantaggio della benzina, le emissioni di CO2 cresceranno.

Il ministro italiano
«Dobbiamo raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi a cui abbiamo tutti aderito con convinzione. Su questo tema è necessaria una maggiore ambizione che renderebbe l’Unione Europea più forte e vitale», ha detto il ministro Costa al Lussemburgo. «Per questo motivo l’obiettivo della riduzione al 15% prevista dalla Commissione al 2025 deve essere vincolante, con un ulteriore incremento al 2028 e obiettivo al 40% al 2030. Non dobbiamo essere ostili alle nuove tecnologie. Proponiamo una revisione al 2022 e non al 2024 e di eliminare il sistema premiale dei crediti che alla lunga incentiva a inquinare. Potremmo prevedere un sistema di premi solo per chi supera gli obiettivi e un sistema di sanzioni per chi non raggiunge gli obiettivi di riduzione». L’europarlamentare Eleonora Evi del Movimento Cinque Stelle ha espresso soddisfazione per la posizione di Costa.

Il finanziamento a filobus e autobus a batteria
Sbloccare il «fondo a rotazione dalla Cassa depositi e prestiti per acquistare autobus elettrici e dotarli delle necessarie infrastrutture di rifornimento» per ridurre lo smog nelle aree del Paese dove il problema è più sentito è fra le soluzioni proposte dal ministro Sergio Costa per contrastare l’inquinamento dell’aria. Le città potrebbero riscoprire filobus e tranvai.

No alla liberalizzazione dell’acqua potabile
Al Consiglio Ambiente dell’Unione Europea è in discussione anche l’aggiornamento della direttiva sull’acqua potabile. Secondo Costa la fornitura di acqua potabile e la gestione delle risorse idriche non devono essere soggette alle «logiche del mercato unico», e afferma che i servizi idrici dovrebbero essere esclusi da qualsiasi forma di liberalizzazione, «perché l'acqua è un bene comune ed in quanto tale non oggetto di mercificazione».
Nel dettaglio, per Costa bisogna «cambiare l’articolo 10 che non garantisce i massimi standard per la salute umana, comprendendo tutta la filiera idropotabile e non solo la parte domestica. Allo stesso modo, è necessario chiarire nell’articolo 13 che l'accesso all'acqua potabile è un diritto umano essenziale. In questo modo riusciremo a diminuire le categorie di persone prive di accesso all'acqua, garantendo la distribuzione e il monitoraggio pubblico sui privati eventualmente coinvolti; specificando che l'erogazione di un quantitativo minimo vitale non può essere sospesa; richiamando la fornitura giornaliera essenziale di 50 litri a persona; stabilendo che bottiglie e contenitori di plastica vanno vietati negli edifici pubblici, che l’uso di sistemi per ridurre sprechi e dispersioni deve essere incentivato e che occorre sensibilizzare l'opinione pubblica sulle problematiche relative all'inquinamento e alla dispersione delle acque».

Vietare alcuni imballaggi di plastica (ma non tutti)
Secondo Costa bisognerebbe «vietare le confezioni di plastica negli edifici pubblici». Con ogni probabilità si riferisce a solamente alcuni contenitori di plastica che appagano molto l’immagine e di scarso impatto reale, cioè alle sole bottigliette di acqua e di bevande nei distributori automatici. Nessun riferimento del ministro ai bicchieri usa-e-getta di polistirolo o di polipropilene che si usano in grandi quantità con i boccioni di erogazione dell’acqua in sostituzione dei distributori automatici, né alcun cenno ai bicchierini usa-e-getta di polistirolo delle macchiette automatiche del caffè, né ai catalogatori di plastica per i documenti degli uffici pubblici, né riferimenti del ministro ai sacchetti di plastica o ai pacchetti di alimenti solidi, né agli imballaggi di plastica di beni non alimentari.

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