Autostrade: tutti i cantieri aperti nelle vacanze di Natale
Tante code, pochi cantieri: sulla rete di Autostrade per l’Italia, sequestri, controlli su strutture a rischio e frane provocano chiusure e restrizioni
di Maurizio Caprino
7' di lettura
Disagi sulle autostrade per l’esodo natalizio. In alcuni punti nevralgici restano riduzioni di carreggiata, come quelle che di solito vengono evitate il più possibile durante gli esodi, pianificando i lavori nei cantieri. Ma stavolta non si tratta solo di cantieri: sono limitazioni dovute a sequestri giudiziari e/o a potenziali rischi di crolli o altri problemi all’infrastruttura. Conseguenze di indagini e controlli dopo il crollo del Ponte Morandi.
Finora problemi del genere venivano sottovalutati dai tecnici di Autostrade per l’Italia (Aspi), come finora sembrano dimostrare sia le indagini della Procura di Genova che vanno avanti da un anno sia le intercettazioni disposte dal 2012 al 2014 dalla Procura di Roma.
Quando poi i problemi non si volevano o potevano sottovalutare, venivano nascosti agli utenti. Per esempio, il restringimento di carreggiata dopo il crollo del cavalcavia sull’A14 vicino ad Ancona fu per mesi presentato nel burocratico linguaggio dei bollettini sul traffico come «ripristino dopo incidente».
Ora chi paga il pedaggio e legge le cronache giudiziarie protesta. Così certe linee difensive iniziano a scricchiolare. Anche per questi motivi per cui ora in Aspi sono più attenti.
Dalla serata del 30 dicembre si è aggiunto il crollo di parte del soffitto della galleria Berté (tra Masone e la A10, sulla già critica A26). Dopo intere giornate di traffico in tilt in buona parte della Liguria.
Con l’esodo natalizio, i disagi legati a questi problemi si aggiungono a quelli che si registrano ogni anno con l’aumento del traffico dovuto proprio alle festività.
Pochi stop ai mezzi pesanti
Per il tipo di limitazioni in atto e per le caratteristiche delle zone in cui sono ubicate, si può prevedere che i problemi maggiori ci saranno quando l’esodo si sovrapporrà al normale flusso dei mezzi pesanti. I cui stop sono stati programmati dal ministero dell’Interno oltre un anno fa, quando nessuno si aspettava che emergessero problemi così diffusi.
Così giornate e orari di divieto sono al minimo indispensabile:
- domenica 22 dicembre dalle 9 alle 22;
- martedì 24 dicembre dalle 9 alle 14;
- Natale e Santo Stefano dalle 9 alle 22;
- domenica 29 dalle 9 alle 22;
- mercoledì 1 gennaio dalle 9 alle 22;
- domenica 5 gennaio dalle 9 alle 22;
- lunedì 6 gennaio dalle 9 alle 22;
- domenica 12 gennaio dalle 9 alle 22.
La più critica è l’A14
I problemi maggiori sono previsti sull’A14. Qui, ai volumi di traffico che portano sempre a code durante gli esodi (soprattutto nel tratto emiliano-romagnolo) si aggiunge il fatto che si concentrano molte limitazioni dovute a quanto sta emergendo sul degrado: è una delle due dorsali Nord-Sud del Paese, quindi viene percorsa da molti che tornano nei luoghi d’origine per le vacanze.
Non a caso, è da fine estate che i prefetti della zona sono preoccupati e speravano che nel frattempo qualcosa migliorasse. E invece, tra mancati nulla osta ministeriali alle riaperture e nuovi sequestri, nelle ultime settimane la situazione è peggiorata. Né il dissequestro di 10 viadotti disposto dalla Procura di Avellino il 20 dicembre dà sollievo: è subordinato all’installazione di cantieri che non consentono di allargare gli spazi fruibili.
Le limitazioni sono concentrate nei circa 150 km fra Porto Sant’Elpidio (nel Fermano) e Vasto (Chieti, verso il confine col Molise). Già normalmente ci sono problemi: l’ampliamento a tre corsie che parte da Bologna finisce proprio a Porto Sant’Elpidio. da dove iniziano curve e pendenze più impegnative e gallerie in sequenza più serrata.
Ora su molti viadotti si viaggia a carreggiata o a corsia unica (sul Cerrano il 19 dicembre è stato anche deciso il divieto di transito ai mezzi pesanti, che dovranno seguire difficili percorsi alternativi) e in galleria ci sono limiti di velocità a 90 km/h e divieti di sorpasso, per vari problemi. Lo svincolo di Roseto degli Abruzzi è parzialmente chiuso, per cui alcuni sono costretti a percorrere più chilometri sulla SS16, attraversando a fatica un centro abitato dopo l’altro.
Come prevedibile, i giorni prima di Natale sono stati molto critici. Così per il controesodo Aspi tenta l’ultima mossa possibile: chiedere al Tribunale di Avellino di attenuare i restringimenti di carreggiata nei giorni del rientro dalle vacanze. Finora però i magistrati irpini, in stretto contatto con gli uffici ispettivi ministeriali, hanno tenuto conto solo delle esigenze di sicurezza della circolazione.
Il fronte nord-occidentale
L’unica notizia positiva di dicembre è la parziale riapertura dei due viadotti più critici dell’A26. L’infrastruttura fondamentale, sia per le sue caratteristiche meno vetuste (risale agli anni Ottanta) sia perché deve supplire almeno in parte ai crolli del Ponte Morandi (14 agosto 2018) e del viadotto Madonna del Monte in A6 (24 novembre 2019). Ma dal 30 dicembre si è aggiunto lo scambio di carreggiata necessario tra Masone e allacciamento A10 per la caduta di lastre di cemento dal soffitto della galleria Berté.
Durante le feste si sono aggiunti i restringimenti per mettere in sicurezza le barriere di sicurezza e antirumore, per ora solo in Liguria (la Procura di Genova, indagando sul crollo del Ponte Morandi, ha scoperto negli archivi di Aspi documenti su difetti di progettazione e materiali non adeguati). Nella sola Liguria, ci sono da sostituire barriere per un totale di 30 km, cosa che avverrà nei prossimi mesi e si estenderà ad altre zone d’Italia. Per ora, la messa in sicurezza comporta restringimenti di 1,5 metri di carreggiata, per cui:
- dove c’è la corsia di emergenza, basta chiudere quella;
- dove non c’è (in prevalenza su viadotti), occorre rinunciare a una corsia di marcia o stringere ai limiti estremi quelle esistenti.
In A6, sul viadotto Madonna del Monte resta l’incognita-maltempo: la carreggiata rimasta in piedi resta in parte esposta alla frana che ha fatto cedere l’altra (ma non sembra l’unica causa del crollo) e che potrebbe tornare a muoversi con la pioggia, cosa che ha portato a un nuovo blocco tra Savona e Altare e ne porterà altri ogni volta che pioverà.
Per ragioni analoghe, la A5 (gestione Sav e molto battuta da chi va a sciare in Val d’Aosta) rischia la chiusura tra Ivrea e Pont Saint Martin: è la zona che attraversa la frana di Quincinetto, che ha già portato a bloccare il traffico proprio negli stessi giorni della frana di Madonna del Monte.
Tornando alla A6, preoccupano altri viadotti: è un’autostrada che agli addetti ai lavori è nota per non essere stata curata dalla stessa Aspi negli anni in cui attendeva un acquirente (trovato nel 2012 nel gruppo Gavio).
L’ispettore ministeriale Placido Migliorino ha compiuto varie verifiche e non si esclude che possano essere decise limitazioni al traffico in qualche punto. Uno su cui si concentrano le attenzioni è lo svincolo di Altare. Si vedrà se e quando la Procura di Savona disporrà limitazioni del traffico o eventuali chiusure.
Viadotti con restrizioni anche su A10, A12 e A7. Non è però previsto un aumento del traffico pari a quello dell’A14. Potrebbero esserci disagi accentuati solo in orari dove circolano molti mezzi pesanti, perché ai restringimenti si sommano le pendenze che li rallentano (specie in A7).
E la circolazione di questi mezzi resterà consentita per tutte e due le giornate in cui è atteso l’esodo (venerdì 20 e sabato 21 dicembre).
Sud, problema Appennino
Problemi analoghi sulla rotta dal Tirreno verso la Puglia: l’A16, normalmente poco trafficata e in grado di assorbire in modo accettabile gli esodi, è costellata da restringimenti sui viadotti, per sequestri di barriere laterali e lavori in corso.
D’altra parte, chi da Roma deve raggiungere la Puglia non ha molte alternative di grande viabilità.
Passare per l’Abruzzo non conviene, a causa dei già citati problemi dell’A14, cui se ne aggiungono altri su A24 e A25 (dove da anni è in corso una delicata partita tra il gestore - Toto - e lo Stato, che dovrebbe portare a una ristrutturazione antisismica di viadotti e gallerie).
Anche proseguire verso sud dopo Nola, prendendo la A2 , il raccordo autostradale Sicignano-Potenza e la Basentana (tre arterie Anas) ha le sue controindicazioni legate a limitazioni di carreggiata. Ma per fortuna riguardano soprattutto il raccordo autostradale, dove il traffico si è già iniziato a diradare perché a Sicignano chi è diretto in Calabria e Sicilia prosegue lungo l’A2.
Il prezzo del degrado
Tutto questo è il conto di decenni di incuria e tagli di spesa. Necessitati dalle difficoltà di bilancio dello Stato nel caso di Anas. Causati dalla voglia eccessiva di profitti da parte di alcuni gestori , si sospetta per le autostrade a pedaggio.
Ne esce comunque un quadro preoccupante, che coinvolge in parte anche le ferrovie.
Tutor «a mezzo servizio»
Se ne vede traccia anche nella vicenda della riattivazione del Tutor, nella quale Aspi è al momento vittoriosa dopo essere stata in un primo momento condannata (il 10 aprile 2018) per contraffazione del brevetto.
La riattivazione seguita all’ultima sentenza della Cassazione (14 agosto 2019) procede meno spedita di quanto lasciato intendere sul momento. Le «squadre» date il 16 agosto come pronte a riattivare rapidamente tutto, nei due mesi successivi hanno riportato i controlli solo su 910 degli originari 3.000 km. Negli ultimi due mesi, nulla più.
E altri contenziosi sono in corso.
Ora chi paga?
In generale, agli occhi degli addetti ai lavori emerge un problema: le condizioni delle autostrade italiane non sono quelle previste dai contratti di concessione con lo Stato. Indipendentemente dal fatto che sia colpa di inadempienze dei gestori o no (questo dovrà probabilmente stabilirlo la magistratura).
Quindi ora occorreranno piani straordinari per recuperare la semplice transitabilità e garantire ancora una lunga vita futura alle infrastrutture. A chi tocca metterci i soldi?
Se fosse accertata la negligenza del gestore, dovrebbe metterceli lui (ammesso che abbia sufficienti capacità finanziarie). Perché per contratto, a fine concessione, è tenuto a restituire allo Stato l’infrastruttura «in buono stato di conservazione».
Ma il gestore punterà a dimostrare che la colpa è anche o solo di eventi imprevedibili (come accade per A24 e A25 dopo i terremoti in Abruzzo) o delle fragilità del territorio (anche se il gestore di un’infrastruttura dovrebbe sempre essere tenuto ad analizzare il contesto in cui opera). Quindi c’è da spendere di più rispetto a quanto programmato quando si doveva solo garantire il buono stato di conservazione (al netto delle disquisizioni giuridiche su cosa questa espressione significhi esattamente).
Così, ci sarà una battaglia più o meno sotterranea per far passare i lavori necessari come investimenti o comunque onere da far riconoscere allo Stato ai fini degli aumenti tariffari annuali.
Per approfondire:
● Tutor riattivati su 900 km di strade, ecco dove fare attenzione
● Crollo viadotto a Savona, ecco le autostrade e le ferrovie a rischio
● Ponte Morandi e degrado autostrade, così Castellucci si difese davanti agli ispettori Mit
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