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Avocado, vendite record grazie alla crescita delle pokerie

Conor, azienda leader nel mercato della distribuzione dell’ortofrutta per la ristorazione, del Gruppo Agribologna (150 milioni di fatturato), nel 2023 supererà i 500mila kg di avocado

di Ilaria Vesentini

Boom di import di avocado trainato dal fenomeno pokerie

2' di lettura

È un frutto ricchissimo di acidi grassi monoinsaturi, folati, potassio, fibre, che fa bene alla pressione arteriosa, al sistema immunitario…e anche al business. Protagonista è l’avocado, la drupa esotica che sulla scia del fenomeno pokerie sta spopolando tra le preferenze culinarie degli italiani e trainando i conti di Conor, leader tricolore nella distribuzione di ortofrutta per la ristorazione: dal 2021 a oggi le vendite di avocado – e quindi le importazioni di Conor da Centro America, Nord Africa e Medio Oriente – sono praticamente decuplicate, passando da 48mila a 450mila kg, in parallelo all’esplosione dei ristoranti di poke serviti, schizzati da poche decine pre Covid a 280 strutture nel Nord e Centro, nel 2022.

«Il 70% dell’ortofrutta acquistata dalle pokerie è costituita da avocado, il mercato ora si sta stabilizzando, dopo il boom degli ultimi due anni, così come il numero di ristoranti, ma supereremo i 500mila kg di avocato distribuiti quest’anno», racconta Dario Guidi, direttore commerciale di Conor, società del gruppo Agribologna (cooperativa agricola di 104 soci distribuiti lungo tutto lo Stivale) che festeggia i 60 anni di attività con 150 milioni di euro di fatturato e 130 dipendenti diretti, più l’indotto al lavoro nei 64 magazzini di distribuzione dislocati capillarmente nel Paese.

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«Tra il 70 e il 75% dell’ortofrutta che distribuiamo, e parliamo di 130 milioni di kg nel 2022, con una crescita a doppia cifra quest’anno, è coltivata in Italia – precisa Guidi – ma le prospettive più interessanti continuano a essere legate alla frutta esotica, ora anche il mango, e ai piccoli frutti. Senza considerare che le banane se la giocano ad armi pari con le nostre mele come prodotto più venduto».

Una passione per i prodotti etnici che non è esente da difficoltà per chi, come Conor, gestisce l’intera filiera di approvvigionamento: «Importiamo gli avocado prevalentemente da Perù, Colombia, Messico, vengono raccolti acerbi perché devono viaggiare 30 giorni per attraversare l’oceano e vanno conservati a temperature fredde e costanti tra i 3 e 4 gradi centigradi. Quando arrivano nei nostri due magazzini centrali di Bologna e Vignola li facciamo maturare a temperature più alte per distribuirli nei ristoranti solo quando la polpa è morbida e il frutto pronto l’utilizzo. Tra novembre e aprile importiamo avocado anche da Marocco, Spagna e Israele e questo semplifica un po’ il lavoro, ma a determinare l’origine è anche il cambio di varietà, l’avocado Hass ha ormai spiazzato Pinkerton e Fuerte, quasi il 100% del prodotto chiesto dalle pokerie è Hass (il frutto più grosso, cremoso e con il nocciolo più piccolo, ndr)».

«La vera scommessa, su cui stiamo puntando, è industrializzare il processo di maturazione, come già avviene in Usa e Olanda, molto poco ancora in Italia, fondamentale per la frutta esotica» anticipa il responsabile commerciale. Nel futuro di Conor non ci sono solo mango e avocado ma anche investimenti in internazionalizzazione, partendo dalla leadership consolidata nelle forniture delle navi da crociera attraccate nei porti italiani, da esportare in altri porti europei.

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