Corte d'Assise d'Appello

Avvelenamento colposo, ribaltata la sentenza di I° grado sulla discarica dei veleni di Bussi

di Vittorio Nuti

2' di lettura

Avvelenamento colposo delle acque e disastro colposo, il cosiddetto disastro innominato introdotto con la recentissima legge 68/2015 in materia di ecoreati. Questi i delitti per i quali la Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila ha condannato parte degli imputati del processo per i veleni sotterrati per anni nell'area dello stabilimento Montedison di Bussi sul Tirino. Un vero e proprio cimitero di sostanze tossiche che ha provocato l'inquinamento dei pozzi di acqua potabile della Val Pescara. Grazie al riconoscimento dell'avvelenamento colposo la sentenza comporterà il risarcimento dei danni che verrà coperto (in attesa di un successivo conteggio in sede civile) da provvisionali a carico degli imputati quantificabili in 3,7 milioni di euro.

Disastro colposo, stop alla prescrizione grazie alle aggravanti
Modificando radicalmente la sentenza di primo grado della Corte d'Assise di Chieti - che due anni derubricò in colposo il reato di disastro ambientale, poi prescritto, e assolse i dirigenti Montedison dall'accusa di aver avvelenato le falde acquifere - i giudici hanno in particolare riconosciuto la sussistenza di alcune aggravanti in merito al reato di disastro ambientale colposo, cui sono stati condannati 10 dei 19 imputati. Un passaggio decisivo per il ricalcolo dei tempi processuali, che ha scongiurato la prescrizione. La Corte ha stabilito che tutte le condanne, che vanno da 2 a 3 anni di reclusione, siano condonate perché i fatti sono antecedenti al 2 maggio 2006.

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Assolto Guido Angiolini, amministratore Montedison 2001-2003
La Corte d'Assise d'Appello ha condannato a 3 anni di reclusione, pena condonata, Maurilio Agugia, Carlo Cogliati, Leonardo Capogrosso e Salvatore Boncoraglio; alla pena di due anni, anche questa condonata, Nicola Sabatini, Domenico Alleva, Nazzareno Santini, Luigi Guarracino, Carlo Vassallo e Giancarlo Morelli. Si tratta nella maggior parte dei casi di ex manager della Montedison. Assoluzione invece per Guido Angiolini (amministratore di Montedison dal 2001 al 2003) perché il fatto non sussiste. Giudicato inammissibile il ricorso della procura per Maurizio Piazzardi (perito chimico) mentre un altro imputato, Vincenzo Santamato (direttore Ausimont), nel frattempo è deceduto.

Wwf: «Riconosciuta la verità storica dei reati»
«Soddisfatto per il verdetto il Wwf, secondo cui la Corte «ha sostanzialmente riconosciuto la verità storica di entrambi i reati: sia l'avvelenamento delle acque sia il disastro ambientale riqualificandoli in fatti di colpa». «Dopo due anni di lavoro e di assoluta fiducia nella giustizia, ha sottolineato l'avvocato Tommaso Navarra che ha rappresentato il Wwf, possiamo dire che anche i reati ambientali possono trovare un giusto accertamento di verità» . «Oggi è stato compiuto un passo avanti importante nell'accertamento della verità, ma l'obiettivo finale resta la bonifica del territorio e l'applicazione del sacrosanto principio del chi ha inquinato paghi» rileva Luciano Di Tizio, delegato Wwf Abruzzo. Anche per l'avvocato dello Stato, Cristina Gerardis, quella di oggi è una sentenza importante «perché dimostra la giustezza delle nostre tesi: i fatti ci sono, è stato riconosciuto l'avvelenamento delle falde acquifere». Al processo in Corte d'assise d'appello si è giunti dopo il pronunciamento dello scorso marzo della Cassazione, che ha convertito in appello tutti i ricorsi presentati “per saltum” alla Suprema Corte.

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