Avvocatura, revoca ad Aspi necessita di «rigorosa ponderazione»
Nella lettera che il ministro De Micheli ha mandato al premier Conte a marzo l’Organo legale mette in guardia sul rischio di un risarcimento integrale ad Autostrade
di Laura Galvagni
2' di lettura
Il 19 febbraio scorso, come rivelato nella lettera che il ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli ha inviato al premier Giuseppe Conte il 13 marzo in via del tutto riservata, l’Avvocatura generale dello Stato ha sottolineato che «l’adozione concreta di una simile misura (la revoca ndr) - rispetto alle alternative possibili, ivi inclusa la soluzione negoziale, con revisione concordata delle clausole della Convenzione Unica - presuppone una rigorosa ponderazione». Insomma prima di procedere con una mossa così estrema, per i legali dello Stato è il caso di valutare bene il contesto. E questo fondamentalmente per due mortivi: «Le possibili conseguenze economiche» e «l’esistenza di un prevalente interesse pubblico alla cessazione del rapporto concessorio, anche alla luce delle effettive prospettive di immediato esercizio da parte di diversi gestori della rete autostradale».
Riguardo al primo aspetto, infatti, l’Avvocatura, sempre nel parere del 19 febbraio, ha sottolineato come non si possa escludere che in sede giudiziaria (nazionale o sovranazionale), possa «essere riconosciuto il diritto di Aspi all’integrale risarcimento». Ciò significa che lo Stato dovrebbe nel caso pagare alla compagnia oltre 20 miliardi di euro e non i 7 previsti dal decreto Milleproroghe. In ragione di ciò «ogni eventuale intervento di codesta Amministrazione dovrà, pertanto, tenere nella dovuta considerazione anche tale rischio, per la valutazione del quale lo scrivente si rende disponibile a ogni eventuale approfondimento ritenuto necessario».
L’organo legale dunque non boccia sonoramente l’ipotesi di revoca ma consiglia di andarci con i piedi di piombo e tutto sommato sembra suggerire la strada dell’accordo negoziale.
Una valutazione di cui il consiglio dei ministri dovrà per forza di cose tenere conto. Tanto più perché sia il potenziale accordo transattivo, salvo alcuni aggiustamenti migliorativi introdotti nell’ultima proposta come il tetto all’incremento alla tariffa passato dall’1,93% all’1,75% , e il parere dell’Avvocatura erano due dossier pronti ben quattro mesi fa. Quattro mesi durante i quali nulla è stato deciso, piuttosto il quadro si è semplicemente ulteriormente deteriorato.
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