Aziende al bivio dopo il lavoro ibrido: competenze, coinvolgimento e sostenibilità per non perdere la strada
Agilità e modelli innovativi (e alternativi a quelli tradizionali) sono parte integrante dell’organizzazione aziendale di domani
di Gianni Rusconi
3' di lettura
E chi l’avrebbe detto? Se riavvolgiamo il nastro a 24 mesi fa, l'idea che open space ed uffici si potessero ripopolare completamente appariva (per ovvi motivi) ancora lontana. Il management si districava fra impellenze operative e la gestione di risorse umane attive principalmente da remoto, l'attività in presenza era frazionata e limitata e la possibilità di aggiungere flessibilità alla svolgimento della professione uno dei temi chiave del post pandemia.
La trasformazione profonda nel mondo del lavoro
Lo scenario attuale ci conferma come il processo di trasformazione del mondo del lavoro sia sempre più profondo, perché si è fatta strada la consapevolezza di un cambiamento utile nonché necessario e ha preso forza il paradigma secondo cui agilità e modelli innovativi (e alternativi a quelli tradizionali) sono parte integrante dell’organizzazione di domani, tanto che in Italia, in particolare, il 64% delle aziende sta già definendo le modalità di impiego del futuro, intese come nuovi approcci operativi in grado di rispondere alle esigenze delle persone.
Il dato in questione emerge da uno studio, il Global Human Capital Trends Report 2023 di Deloitte, che ha cercato di fotografare per l’appunto lo stato di maturità delle aziende (anche italiane) rispetto alle tematiche del lavoro ibrido e della valorizzazione delle competenze, indipendentemente dai ruoli ricoperti.
Dal lavoro agile non si torna indietro
Un aspetto che emerge chiaramente dall'analisi riguarda in particolare la propensione dei lavoratori a tornare al passato: nel complesso, due rispondenti su tre a livello globale sarebbero pronti a dimettersi in caso di rientro full-time in ufficio mentre restringendo il campione ai rappresentanti della Gen Z e dei Millennials un terzo lascerebbe la propria occupazione anche in assenza di un'altra offerta.
Rimanendo al cluster italiano, l'obiettivo di accelerare l'incontro e la combinazione tra nuove opportunità lavorative e competenze attese si riflette nella percentuale di rispondenti – il 96% - che ritiene fondamentale l'avvicinamento a un modello di gestione della conoscenza skill-based, e quindi l'elevare a priorità la volontà di apportare valore alle persone partendo dalle capacità e dalle attitudini del singolo individuo, e non necessariamente dalla funzione svolta in azienda.
Dentro le organizzazioni oggetto di indagine, inoltre, sta crescendo l'esigenza di trovare nuove regole di ingaggio e motivazione delle persone a diversi livelli, riconoscendo la dovuta considerazione all'influenza che i lavoratori vogliono avere nelle decisioni strategiche aziendali e accogliendo le richieste di un ambiente di lavoro sempre più sostenibile. Oltre l'80 % dei lavoratori italiani, in proposito, considera importante che la propria azienda si impegni concretamente in programmi e iniziative legate alla tutela e alla preservazione dell'ambiente.
Le aziende si riprogettano
A giudizio di Alessandro Ghilarducci, Human Capital Leader di Deloitte Italia, è in effetti innegabile come le aziende in generale siano attivamente impegnate a rivedere i confini tradizionali e a progettare ambienti fisici, digitali o ibridi in grado di adattarsi ai mutati bisogni e di rispettare le preferenze dei lavoratori anche in relazione all'adozione di nuove tecnologie. «Un approccio sempre più basato su competenze, interessi e passioni dei dipendenti – ha aggiunto il manager - permetterà alle organizzazioni di andare oltre i confini tradizionali dei ruoli e di massimizzare il contributo e la crescita di ciascuna persona, creando un'esperienza di lavoro del tutto nuova e risultando nel contempo più innovative e agili agli occhi degli stessi lavoratori».
Il rapporto, in tal senso, ha rilevato una chiara relazione predittiva tra l’impegno delle aziende su tematiche di sostenibilità e la probabilità di ottenere prestazioni più elevate in termini di business e di ricadute positive sulla forza lavoro. Due terzi degli addetti oggetto di indagine, più nello specifico, preferiscono far parte di un'organizzazione capace di creare valore non solo in termini economici ma anche per la realtà in cui opera e per la società più in generale. Per contro, in Italia soltanto il 15% dei rispondenti crede che la propria organizzazione sia pronta ad adottare la sostenibilità in tutti i propri processi organizzativi, confermando come ci sia ancora molta strada da compiere per raggiungere risultati concreti e tangibili rispetto a questo tema. «Di fronte a questa mutazione di scenario – osserva infine Ghilarducci – diventa imprescindibile una leadership focalizzata su una nuova mentalità per portare avanti gli obiettivi di business in senso ampio. Sarà quindi fondamentale investire in nuove soluzioni, promuovere l'apprendimento continuo e coltivare i rapporti con le persone affinché si sentano realmente coinvolte nei processi decisionali strategici». E il fatto che oltre la metà delle organizzazioni sia in qualche modo proiettata a uscire definitivamente dai tradizionali confini del mondo del lavoro non può che essere accolto molto positivamente.
loading...