NUOVI TALENTI

Aziende più digitali e più tempo libero: ecco cosa chiede la generazione Z

di Gianni Rusconi

(REUTERS)

3' di lettura

La maggior parte dei giovani italiani aspira a un contratto a tempo indeterminato e a lavorare in una grande azienda, confermando attitudini e abitudini consolidate e sconfessando in parte la teoria che vede il mondo del lavoro di domani farcito di professioni futuristiche, robot e ologrammi. Ma a differenza di Millennials e Generazione X, i desiderata di chi ha fra i 18 e i 25 anni puntano a un impiego in organizzazioni molto orientate alle tecnologie digitali e alla possibilità di avere uno stipendio più basso in cambio di maggiore tempo libero.

Lo dice un’indagine condotta lo scorso autunno in Francia, Italia e Spagna dall’istituto di ricerca indipendente Opinea per conto di ServiceNow (azienda specializzata nel campo delle soluzioni workflow), indagine che ha coinvolto un campione di oltre mille uomini e donne appartenenti alla generazione Z in ciascun Paese. Stando ai risultati emersi dallo studio, il tradizionale impiego a tempo indeterminato rimane l’inquadramento contrattuale più apprezzato dal 53% dei giovani del Paese, con una preferenza tra le donne e i residenti del Centro Italia.

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In netta minoranza sono invece coloro che pensano a un futuro lavorativo come freelance (sono il 18% del campione esaminato) e chi è interessato a un’occupazione stagionale/interinale (il 6%). La “multinazionale”, considerando la tipologia di organizzazione prediletta, è la prima scelta per il 39% del campione, mentre la piccola e media impresa (destinazione indicata dal 20% della Gen Z tricolore) si fa preferire alle startup (a cui punta il 17% dei giovani oggetto di studio). In linea generale, poter lavorare in un settore affascinante è un fattore di scelta importante per il 57% dei rispondenti.

Se c'è una base comune sulla quale poggiano i “desideri” dei nuovi talenti questa è legata al concetto che il posto di lavoro debba essere un ambiente a forte connotazione innovativa. Oltre il 90% del campione, infatti, ritiene fondamentale la disponibilità e l’integrazione delle nuove tecnologie e che gli strumenti digitali in dotazione siano intuitivi e di facile accesso come quelli personali e utilizzati nella vita quotidiana.

Imposto come nuovo paradigma dalla pandemia, il lavoro ibrido, e quindi lo svolgimento della propria professione in parte in sede e in parte da remoto, si conferma il modello a cui tendere dalla maggioranza (il 55% per la precisione) degli esponenti della Generazione Z. Il 23% predilige invece lavorare dall’ufficio e una percentuale praticamente identica (il 22%) vede di buon occhio operare da qualsiasi luogo. Un terzo del campione, infine, conferma di preferire un ufficio individuale rispetto agli open space (citati nel 30% dei casi) e agli spazi di co-working (14%).

Un’ultima riflessione è dedicata al peso della componente retributiva in quelle che sono le scelte professionali dei giovani italiani. Se il 37% del campione considera lo stipendio (e altri benefit materiali) uno dei principali criteri per rimanere fedeli a un’azienda, non è certo trascurabile il fatto che il 56% del campione si dica disposto a guadagnare di meno per avere maggiore tempo libero. La maggior parte di chi è favorevole a questo compromesso risiede in Centro Italia e sono gli uomini a essere maggiormente disposti ad accettare una busta paga inferiore in cambio di più spazi per la propria vita privata rispetto alle donne: precisamente il 15% del campione di intervistati maschile e l'8% di quello femminile.

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