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Azioni anti-inflazione per due aziende su tre

I risultati in Lombardia. Premi di risultato in media a 1550 euro, presenti nel 65% del campione. Per il laureato “Stem” primo stipendio a 27mila euro.

di Luca Orlando

(aicandy - stock.adobe.com)

3' di lettura

Difficoltà di assunzione nel 56% dei casi, primo stipendio ai laureati Stem nell’ordine dei 27mila euro, interventi a tutela del potere d’acquisto in sei casi su dieci.

Sono alcuni dei risultati dell’indagine annuale sul lavoro svolta da 23 associazioni di Confindustria, che con riferimento alla Lombardia coinvolge quasi 900 aziende per 260mila addetti.

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Rapporto robusto e articolato, quello elaborato da Confindustria Lombardia, che esamina anzitutto le politiche retributive e di incentivazione adottate.

Se in generale le imprese che hanno partecipato all’indagine per il 2023 ipotizzano incrementi retributivi del 2,9%, lo scorso anno il 63% ha effettuato interventi di sostegno per contrastare l’inflazione, con punte del 71% tra le realtà oltre i 100 addetti. La modalità più ricorrente è stata l’intervento sul welfare aziendale (63%) mentre il 52% ha adottato erogazioni una tantum. Di quanto? Nella metà dei casi al di sotto dei 500 euro, un terzo del campione ha erogato tra 500 e mille euro, il 18,5% è andato oltre.

Platea che a tendere potrebbe assottigliarsi, tenendo conto che la disponibilità ad ulteriori concessioni retributive nel corso del 2023 è presente solo per un’azienda su due.

In lieve crescita mediamente è stato il premio di risultato, arrivato a 1550 euro, erogazione che coinvolge quasi i due terzi del campione analizzato, salendo al 76% per le aziende maggiori. Tra i parametri utilizzati continuano a primeggiare quelli che riguardano redditività e produttività (ad esempio fatturato o valore aggiunto per dipendente) mentre al quarto posto si trova la riduzione dell’assenteismo.

«L'elevata partecipazione delle aziende lombarde all'indagine - dichiara il Presidente di Confindustria Lombardia Francesco Buzzella - conferma l'attenzione degli imprenditori lombardi nei confronti di chi, ogni giorno, lavora in azienda. Nessuna impresa è possibile senza collaboratori e gli imprenditori lombardi questo concetto lo traducono in azioni concrete: nonostante le incertezze per i prossimi mesi e un contesto globale poco rassicurante, infatti, nel 2022 le imprese hanno sostenuto i propri dipendenti cercando di contrastare, con gli strumenti e i margini a disposizione, gli effetti dell'inflazione e del caro energia. Questo perché, a dispetto di ciò che una certa narrazione vuole far credere, gli imprenditori sono i primi ad avere a cuore il benessere e le motivazioni dei propri collaboratori».

Nel 2022 il 48% delle aziende ha utilizzato lo smart working coinvolgendo il 32% dei lavoratori eligibili. I ¾ delle aziende lombarde ha avuto un vantaggio nell'introduzione dello smart working mentre solo 1/3 ha segnalato qualche tipo di criticità. Tra gli svantaggi si evidenziano ostacoli alla comunicazione, minor senso di appartenenza ed effetti negativi sull’innovazione. Non però ricadute negative sulla produttività.

Interessanti i dati sulle retribuzioni d’ingresso dei neolaureati, che vanno da un minimo di 23.221 euro per i corsi triennali ad un massimo di 27068 per le lauree magistrali Stem.

Mediamente le “big” pagano 3mila euro in più rispetto alle Pmi, l’industria mille euro oltre i servizi. E dopo 12 mesi, in media, gli aumenti per un neo-assunto sono nell’ordine del 4,4%, dunque la metà rispetto al tasso di inflazione.

Altri dati raccolti riguardano l’assenteismo (malattie, congedi e permessi, scioperi e assemblee ecc...) che in media ,vale l’8,1%. Si tratta di 137 ore all’anno per addetto, 21 in più rispetto al 2021, aumento spiegato quasi esclusivamente dall’aumento delle malattie non professionali.

Assenteismo variabile anzitutto per dimensione aziendale, con tassi di assenza al 4,9% tra le pmi con meno di 25 addetti e dell’8,4% per le realtà maggiori. Meno distanti i generi, con le donne al 9,5% e gli uomini al 7,7%, differenza che però è più che annullata eliminando dal calcolo i congedi maternità.

Qui lo studio completo di Confindustria Lombardia

Riproduzione riservata ©

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