Azioni, bond, valute, materie prime: come hanno reagito alla tempesta di Wall Street (e che cosa aspettarsi ora)

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Azioni/Così gli investimenti «a leva» hanno travolto i listini

(AFP)

La calma piatta che ha cullato i mercati mondiali è stata improvvisamente interrotta dal risveglio della volatilità tornata ieri su livelli che non si vedevano dal 2009. Nel giro di poche sedute la Borsa americana è arrivata così a bruciare oltre 2500 miliardi di dollari di capitalizzazione nel giro di una settimana.

Il contagio
Il tracollo di Wall Street è stato preceduto da forti tensioni sul mercato obbligazionario. Il mercato fin dalle prime settimane dell’anno ha iniziato a scontare un rialzo dei tassi di interesse più rapido del previsto alla luce di un quadro macroeconomico più favorevole. Queste tensioni hanno raggiunto il loro culmine venerdì scorso quando il dato superiore alle attese sulla crescita dei salari negli Stati Uniti ha alimentato un’impennata delle aspettative di inflazione. Le ripercussioni più violente a questo dato si sono viste sui tassi a breve. Quello del Treasury a 2 anni in particolare. Il rendimento, che negli ultimi mesi era gradualmente risalito con un’impennata al rialzo più decisa nell’ultimo mese, dopo il dati sul lavoro ha raggiunto un massimo al 2,17% su livelli che non si vedevano dalla fine del 2008. «Una fiammata che ha finito col travolgere Wall Street perché - spiega Domenico Rizzuto di DR Finance Consulting - una parte consistente del mercato è esposta a leva su Wall Street». Cioè si è indebitata per investire sulla Borsa americana. Una scommessa che, se i tassi di interesse a cui si ha contratto il prestito superano determinate soglie, non conviene più. Quindi meglio vendere. È stata questa chiusura in massa delle posizioni “lunghe”sull’azionario Usa ha provocato l’impennata dalla volatilità. Un movimento brusco amplificato dal massiccio ricorso agli algoritmi e strumenti come gli Etf che scommettono contro la volatilità.

È solo l’inizio?
Le valutazioni della Borsa americana sono a premio di circa il 30% rispetto alla media storica. È probabile quindi che lo storno di questi giorni non si limiti ad appena poche sedute ma che sia solo l’inizio di una correzione. I fondamentali delle società quotate restano comunque buoni così come le prospettive di crescita dell’economia «ma prima di tornare a comprare - segnala Rizzuto - bisognerà aspettare la fine del temporale». (Andrea Franceschi)

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