Balla torna in asta, carte e arredi per inserirlo in collezione
A Londra il divisionismo del maestro futurista raddoppia con «Il fallimento». Sul mercato rare le tele, il suo design made in Gavina a poche migliaia di euro
di Laura Traversi
I punti chiave
3' di lettura
A Londra lo scorso 13 ottobre da Christie’s è stata venduta ad oltre 400mila € la tavoletta con la prima idea del capolavoro ‘Fallimento’ (1902) di Giacomo Balla (1871-1958). Il formato è di una cartolina: solo 11,7 x 17,6 cm rispetto alla tela definitiva 116 x 160 cm in collezione privata. Un’iconica porta sigillata coi battenti scarabocchiati, nient’altro che il marciapiede di un basso della Roma post-unitaria. Tanto che il chairman della major, l’ha detta ‘preferita’ tra i capolavori della Collezione portata in asta dell’imprenditore musicale Sam Josefowitz e ‘modernissima’. Nel mood odierno precorre graffiti di Basquiat e della Street Art. Già esposta alla National Gallery (2008), ha trovato sei bidders e un compratore italiano. Una buona notizia per il pre-Futurismo che, pur presente nelle massime collezioni e musei, avendo prevalente mercato in Italia, resta sottoquotato.
Il bozzetto dello stesso ‘Fallimento’ è stato battuto a Firenze a meno della metà (189mila €), nonostante qualità simile e dimensioni maggiori (23 x 31cm) da Pandolfini lo scorso 21giugno. Sul retro della tavoletta ci sono gli appunti di Balla, come ricorda Elena Gigli, esperta e curatrice dell’inventario della Casa-Museo Balla, con Maurizio Fagiolo dell’Arco. L’idea dell’opera supera il Realismo sociale dell’Ottocento. Oltre fotografia e cronaca, è emblematica del versante più drammatico del Divisionismo italiano. Balla vi immortala lo stesso dettaglio, in zona via Veneto, centro della speculazione immobiliare sul parco Ludovisi. L’artista abitava sulla collina vicina, tra orti e frutteti, prima che vi nascesse il quartiere Parioli. A cavallo dei secoli XIX-XX vi si impiantavano i primi lampioni e gli omnibus a cavallo precedevano di poco le neonate automobili.
Valori più sostenuti per opere storicizzate e certificate
Dopo gli scorci divisionisti, Balla si focalizzò sugli studi d’avanguardia su velocità e luce, condivisi coi giovani amici Umberto Boccioni e Gino Severini, sodali fin dal 1902, guidati da Tommaso Marinetti dal 1909, anno del Manifesto Futurista. È di quel periodo il top-price di Balla “Automobile in corsa” del 1913 grande olio a tecnica mista, futurista, aggiudicato per 8,5 milioni di € a New York da Sotheby’s il 6 novembre 2013. E oggi fa notizia la “Scala degli addii” (1908), che raggiunse 4,2 milioni € a New York 30 anni fa da Sotheby’s il 16 maggio1990, da allora nella collezione Agnelli.
In Italia il pre-futurismo, ad esempio nei ritratti, arriva di rado ai massimi, compresi tra 3-500mila € (Balla) e 1,2 milioni di € (Boccioni). Complice l’uso di supporti ‘poveri’, cartacei, o di materiali di recupero, nei collages. Fabrizio Russo della Galleria omonima di Roma, a Casa Balla è cresciuto e dice: ‘Qualità, stato di conservazione e bibliografia pagano sempre’. Il 33 % del fatturato complessivo in asta di Balla è dato da opere su carta (22% dei lotti, fonte Artprice). Coi disegni, a partire da qualche migliaio di €, collezionisti preparati possono gustare piccoli tesori e aspettare la riscoperta, ma restare lontani da ipervalutazioni (invenduto l’acquerello “Linea di velocità” del 1914, con stima 120-180mila € da Christie’s Parigi lo scorso 20 ottobre).
Valorizzazione pubblica e collezionismo
Casa Balla è un’ un’occasione mancata. Balla fu povero, come racconta la figlia Elica nelle “Memorie”: agli inizi metteva i lavori sulla soglia della casa-bottega di Roma, dove la madre dell’artista faceva la sarta. Conobbe difficoltà prima, durante e dopo il Ventennio, allorché il sistema dell’arte coinvolse artisti e critici, da Francesco Trombadori e Corrado Cagli ad Antonio Maraini e Giulio Carlo Argan. Lui ne rimase fuori, pur interventista, aiutato da alcuni estimatori, anche ebrei romani. La damnatio memoriae colpì in modo asimmetrico e Balla restò ignorato, sino agli anni ‘60-’70 del 900. Pure la vendita al Tefaf 2023 di ‘Quattro Stagioni’ rosso fuoco (1940) a 1 milione € dalla galleria Antonacci-Lapiccirella di Roma ha riacceso i riflettori su un’altra fase creativa dimenticata della casa-atelier “impiegatizia” di via Oslavia. Concessa nel 1929 e custodita fino al 1994 dalle figlie, è stata riaperta come Museo solo dal 2021. Un luogo storico a cui manca la vita commenta Fabrizio Russo: ‘Il Futurismo è disordine, ora sembra di entrare in una sala chirurgica’. Mancano in quel memoriale dimezzato gli arredi storici vincolati che non sono stati acquisiti dallo Stato, malgrado il vivace collezionismo di ogni genere e fascia di prezzo.
Proto-design autoprodotto e riedizioni made in Gavina
Il 30% del mercato di Balla, tra il 2000 e il 2023, include proprio mobili, arazzi e tarsie di panno, proto-design autoprodotto di un eterno sperimentatore, stimati 1-15000 €, tra originali e riedizioni limitate. Lo aveva capito Dino Gavina, imprenditore che, dagli anni ‘60, produsse piccole serie di ‘Omaggi a Balla’ come quelli ora da Cambi il 7 novembre, tra cui troneggia il primo “Paravento”, dipinto a mano (da originale 1916-18) proposto alla stima tra 6-8mila € è stato aggiudicato a 13.000 euro.
loading...